Il Potere Creativo

Il Potere Creativo è sempre e solo nostro. Ogni tecnica esistente, sia essa magica oppure scientifica, è solo una proiezione del nostro potere.

Il fatto è che viviamo in costante timore di tale potere poiché non ne vogliamo la responsabilità. Accettare d’essere i creatori di tutto quel che esiste se, da una parte, significherebbe addossarsi la responsabilità del “male”, dall’altra (cosa ben più atroce) vorrebbe dire prendere coscienza della reale natura del senso di colpa, il quale scaturisce dal fatto che non possiamo capire ciò che abbiamo creato.

Come detto più volte, quindi, questo fatto ci spinge in un sonno (evidentemente, auto indotto) che rende automatico il meccanismo proiettivo del Potere Creativo. E i frutti di questo meccanismo proiettivo hanno costruito i c.d. ambiti conoscitivi e che, nei millenni, hanno preso nomi diversi.

Magia, religione, arte e scienza sono i maggiori tra questi ambiti e, nonostante possa apparire azzardato, di essi possiamo affermare che fanno tutti la medesima cosa: veicolano il Potere Creativo, dando modo a noi di dimenticarne la vera origine.

Per lo sciamano, quindi, la fonte del potere sarà lo spirito che in ciascun’occasione si mostrerà a lui, oppure l’elemento che, di volta in volta, egli userà per le sue operazioni. Per il credente sarà dio, o un angelo o un santo. Per lo scienziato, la natura con le sue leggi immutabili. E ciascuno di essi continuerà a vivere il suo sogno, profondamente convinto di essere nel giusto e di operare di conseguenza.

Buffo? Un po’, sì. Tragico? Senza meno. Tuttavia, io preferisco ridere, perciò mi tengo la parte buffa e ignoro quella tragica.

Ho un amico che non vedo più da diversi anni, il suo nome è Giuseppe ed è quello che si dice una “testa d’uovo”. Un autentico genio in campo chimico. Per darvi la misura delle sue capacità, dirò che Giuseppe è capace di pensare una molecola non ancora esistente, formata da un consistente numero di atomi di carbonio, mettersi ai fornelli, sintetizzarla e vederla funzionare.

Con lui, la moglie Giovanna e solitamente dell’ottimo bourbon, abbiamo passato serate indimenticabili durante le quali lui mi stupiva guidandomi fra i misteri della chimica e io lo stupravo entrandogli in testa e facendola e fettine sottili.

Ho voluto condividere con voi questo frammento di vita perché Giuseppe mi ha dato come nessun altro la possibilità di osservare da vicino il meccanismo proiettivo del Potere Creativo. Per Giuseppe, infatti, l’intera faccenda era chiarissima. Conosceva colori, sapori, attitudini e qualità specifiche di un numero sterminato di sostanze, possedeva una capacità di calcolo impressionante e una padronanza mirabile dell’intera materia.

Tuttavia, ciò che davvero mi stupiva era l’atteggiamento quasi sacrale che manteneva verso il suo sapere. Giuseppe era schiacciato dal suo stesso sapere perché aveva delegato a esso tutto il suo potere.

Il mio amico, quindi, mi diede la possibilità di vedere, senza il minimo dubbio, che questa cosa sarebbe stata tanto più vera ed efficace, quanto più potente fosse stata la mente del delegante. In altre parole, una trappola mortale.

Affermo questo perché più la mente è potente, meno è probabile che l’individuo si avveda del suo stato di sonno e questo per il noto meccanismo d’inflazione psichica il quale trascina il singolo dentro un potenziale delirio egoico.

Questo, se volete, è stato uno più grandi errori di Gurdjieff poiché, rendere una mente ipertrofica produce l’esatto opposto del risveglio che il Greco Nero intendeva perseguire.

Il meccanismo è davvero semplice e scaturisce dall’osservazione dei fenomeni. E questo è vero per la magia, la religione, l’arte e la scienza, indifferentemente.

L’uomo osserva qualsiasi fenomeno e, in modo del tutto istintivo, lo scompone in quelle che ritiene siano le sue componenti fondamentali. Da lì all’attribuire a tali componenti il valore di leggi il passo è brevissimo.

Durante i millenni e rispetto alla dinamica di questo meccanismo, l’unica differenza è stata determinata dalla sacralità, ossia dall’ampiezza di quella zona che esiste in ciascun di noi e nella quale stazionano gli oggetti che riteniamo intoccabili. Dio su tutti, ovviamente, ma non solo.

Più ci spostiamo nel passato, più la nostra zona sacrale è estesa e gremita di oggetti e, di conseguenza, spinge verso descrizioni magiche prima e religiose poi. Questo sino a quando il sacro muore in ciascuno di noi, lasciando la zona libera. A quel punto, secondo il noto principio in base al quale colui che per scacciare i topi chiamò i gatti e dopo si ritrovò la casa piena di felini, la zona sacrale è stata occupata dalla ragione la quale ha ripreso a costruire sogni esattamente come s’era fatto sino a un attimo prima, solo con oggetti diversi.

Formule chimiche, per restare sull’esempio di Giuseppe. Leggi, nomenclature, dati, sperimentazione e tutto l’armamentario dei moderni sciamani che, tuttavia e al contrario di quelli antichi, non hanno fatto il bene del clan, bensì l’hanno portato alla rovina.

In any case, Giuseppe è ai suoi fornelli, mi sorride di sfuggita mentre tiene fra le dita il collo di una beuta dentro la quale è un liquido giallo verdastro.

“Vede” – mi dà del lei, è un suo vezzo – “questo è acido fluoridrico … è molto corrosivo e pericoloso … vede? E’ fumante … AHAHAHHAHAH”.

Giuseppe è così, innamorato del suo sogno e del tutto inconsapevole che, in quel preciso istante, fra l’acido nella beuta e lui non vi è la minima differenza.

emotic05

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