La messa cattolica. Analisi critica.

Posto un frammento, tratto da “La Formazione del Doppio” (lavoro non più disponibile), relativo all’interpretazione della messa cattolica in chiave psicodinamica. Il lavoro suddetto è strutturato per una parte come una sorta di diario giornaliero che copre un periodo di 394 giorni. Il frammento comprende i giorni 23° 24° e 25°.

 

Ventitreesimo giorno

Tutto è nato dal ricordo della seguente dossologia: “Tua è la potenza e la gloria nei secoli”.

Come l’ho ricordata, m’è apparso subito evidente il fatto che tale formula è usata per delegare il potere creativo. E ciò varrebbe anche per l’eucarestia che, tuttavia, va inserita in questo schema. Il gancio immediato è con il fenomeno chiamato teofagia, elemento per il quale Dioniso sembrerebbe il paradigma più immediato e calzante.

Dioniso è solo un altro simbolo di Keter. È il dio della vita che pulsa in ogni essere. È interamente preverbale e, tra i suoi motivi principali, ha proprio una maschera.

Le baccanti si cibano del dio durante il rito chiamato Sparagmòs (σπαραγμός). Un rito veramente violento e feroce che compiono divorando animali vivi (secondo alcuni autori, anche uomini e donne) i quali rappresentano il dio stesso (Mircea Eliade). Carne e sangue passano dal dio ai fedeli nutrendoli.

Questa potrebbe essere la chiave. In effetti, è in accordo profondo con la tendenza sacrale del meccanismo di produzione della consapevolezza.

C’è un sacrificio divino grazie al quale la vita esiste e progredisce perché il dio immola se stesso diventando cibo per l’individuo. E il punto meccanico starebbe proprio qui, ossia nel mascheramento del senso di colpa primigenio.

La Coscienza Creatrice schiacciata da quel senso di colpa per la perdita della comprensione, quando passa da Keter diviene energia e, quindi, cibo per se stessa nella forma di essere vivente (per il burattino che la ospita). Ed è qui che Mente inventa Dioniso, “dio” farlocco, pure lui, tuttavia elemento veramente vicino alla fonte e, poiché preverbale, totalmente anarchico.

Quello è il seme, l’inizio è nel preverbale con tutto quello che ciò comporta (estasi dionisiache e altre amenità). Nel tempo, però e in concomitanza con lo sviluppo del Super-Io razziale, questa forza scema sempre più, tanto da sfociare nel rito cattolico nel quale il tema è il medesimo, ma spogliato di qualunque forza eversiva.

Resta il “do ut des”, sacrificio contro vita, anche se il significato è del tutto travisato: Cristo è inchiodato alla croce e dal suo sacrificio l’umanità dovrebbe ottenere “vita eterna”. Un brutale auto-inganno, poiché il focus è spostato su un livello del tutto immaginario e indimostrabile, quando l’evidenza è da tutt’altra parte, ossia nel “qui e ora” della Coscienza.

Nel “qui e ora”, la Coscienza (simboleggiata da Cristo) è inchiodata alla croce, ossia è immobilizzata. In altre parole, con l’avvento di Cristo (adolescenza umana) gli individui hanno lasciato definitivamente il livello estatico e orgiastico, così vicino al potere e che ha caratterizzato la loro fase infantile e pre-adolescenziale, per delegare quello stesso potere a un dio diverso, espressione di una Coscienza segnatamente adolescenziale, tormentata da un senso di colpa onnipresente e ipercritica verso ogni aspetto dell’esistenza.

Da qui, la necessità della creazione di una macchina (la messa) che continua a usare il motivo profondo del sacrificio del dio, ancorché in modo molto mascherato, al fine di mantenere integro e sostanzialmente inattaccabile il processo di delega del potere.

Un rito magico che serve proprio a veicolare il flusso attentivo di chi vi partecipa, proprio come farebbe un ipnotista. L’intera messa è leggibile come uno sforzo indirizzato verso l’estroversione del nostro potere creativo, sin dai riti d’introduzione (che detta così!).

Di seguito, alcuni frammenti delle varie fasi del rito e la relativa analisi.

RITI DI INTRODUZIONE

SALUTO (2Cor 13,13):

La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi.
Il popolo risponde: E con il tuo spirito (questo non sta nella seconda ai corinzi, ma ci sono sei varianti del Saluto, tutte tratte dalle lettere degli apostoli)
.

Questo è l’omaggio alla divinità tripartita. Omaggio indispensabile giacché stabilisce il vertice della gerarchia determinando che tutto ciò che viene dopo è naturalmente sottomesso a quest’elemento. Sarei molto tentato d’infilarmi subito nell’architettura trinitaria, tanto è “pesante” rispetto al discorso in essere, ma non lo farò poiché sarà oggetto d’indagine a brevissimo termine.

ATTO PENITENZIALE :

Fratelli, per celebrare degnamente i santi misteri, riconosciamo i nostri peccati.
Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa.
E supplico la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro.

Questo è il richiamo solenne al Senso di Colpa. Inevitabile che cada qui, poiché è il motore dell’intero sistema. Il Senso di Colpa (vedi Keter) è l’unica, vera spinta di ogni auto-inganno perpetrato da Mente. È la molla che spinge ciascuno di noi a fuggire dal proprio potere creativo, delegandolo agli oggetti che andiamo creando.

Interessante il richiamo alla madre della Coscienza (la cristiana Maria, la gnostica Sophia, l’agnostica Mente) che è invocata al fine di intercedere presso il sommo. Che vuol dire? Semplice: esorto la mia mente a non abbandonarmi mentre ordisco questo inganno.

Ventiquattresimo giorno

Questa mattina l’angoscia mi ha quasi ucciso. Diversi conati di vomito, appena sveglio.

LITURGIA DELLA PAROLA

LETTURE:

Le letture sono due, intervallate da un Salmo. Al Salmo, segue la lettura del vangelo, eseguita da un diacono o dall’officiante.

Qui, il rito diventa rigidamente dogmatico e, di conseguenza, l’istanza censoria formidabile. Quel che è letto è il Verbo e nessuno può nemmeno pensare di poterlo mettere in discussione. La Parola si ascolta e basta. L’unico titolato a spiegarla è il sacerdote il quale, a sua volta, è stato debitamente edotto sul suo vero significato.

In tal modo, si realizza un secondo livello di delega. Non più solo una delega diretta da parte del singolo verso qualunque divinità, bensì una nuova delega, del fedele al sacerdote. In questo modo il singolo è lontanissimo anche solo dalla possibilità di riagganciare quel potere perché, in mezzo, ci sta un altro individuo, uno che “sa” e che, di conseguenza, fa da filtro a qualunque istanza autonoma.

CREDO:

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente,
creatore del cielo e della terra,
di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo,
unigenito Figlio di Dio,
nato dal Padre prima di tutti i secoli.
Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero;
generato, non creato,
della stessa sostanza del Padre;
per mezzo di lui tutte le cose sono state create.
Per noi uomini e per la nostra salvezza
discese dal cielo;
e per opera dello Spirito Santo
si é incarnato nel seno della Vergine Maria
e si é fatto uomo.
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato,
morì e fu sepolto.
Il terzo giorno é risuscitato, secondo le Scritture;
é salito al cielo, siede alla destra del Padre.
E di nuovo verrà, nella gloria,
per giudicare i vivi e i morti,
e il suo regno non avrà fine.
Credo nello Spirito Santo, che é Signore e dà la vita,
e procede dal Padre e dal Figlio
e con il Padre e il Figlio é adorato e glorificato,
e ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica.
Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati.
Aspetto la risurrezione dei morti
e la vita del mondo che verrà. Amen.

Questo è un capolavoro assoluto. È la summa della religione cattolica e segue immediatamente le letture proprio al fine di cristallizzare l’attenzione dei partecipanti attorno alle verità ascoltate poco prima. Sotto un profilo strettamente psicologico, questo è un atto che tende a demolire qualunque dubbio intellettuale, allo scopo di preparare l’intero individuo alla manipolazione fisico/emotiva attuata durante la liturgia eucaristica.

In ogni caso, dentro c’è tutto e anche il suo contrario. E c’è, soprattutto, il dogma trinitario che, da solo, potrebbe occupare molti volumi.

Da notare che, se il termine “trinità” nasce con un’enciclica di Papa Alessandro (scritta fra il 105 e il 115 d.C.) e se il concetto si può forse ritrovare già in Matteo (il suo vangelo data 85/90 d.C.), esso manca del tutto sia nel vecchio, sia nel nuovo testamento (teologi ed esegeti sembrano concordare su questo).

Ovviamente, non m’infilo in un tale ginepraio. Ma, limito la mia analisi a quanto scritto nel Credo stesso, alla luce della tesi essenziale, ossia che dio sia una creatura dell’uomo il quale gli ha dato vita al solo scopo di delegare a quell’oggetto il proprio potere. E, sotto questo profilo, il dogma in discorso ha dimostrato tutta la sua efficienza, almeno sino ad ora.

Venticinquesimo giorno

Quando papa Alessandro dogmatizza il concetto trinitario, con ogni evidenza lo fa spinto dalla necessità, probabilmente a quel punto divenuta imprescindibile, di dare una qualche soluzione al problema del Male. Problema che, già da qualche secolo, gli gnostici avevano posto in termini assoluti e che per i cristiani doveva costituire motivo di grande turbamento.

V’è da dire che il cristianesimo non è mai riuscito a risolvere tale problema, tuttavia e grazie all’architettura trinitaria della divinità, non solo è riuscito a ignorarlo completamente, ma a usarlo in modo davvero conveniente.

Disegnando un dio con tre gambe, infatti, Alessandro ignora il quarto elemento: il Male, appunto.

Alessandro conosce Giobbe e sa molto bene che quando il sant’uomo è attaccato da Satana, lo è su mandato di Dio (Satana chiede a Dio di permettergli di mettere alla prova Giobbe, ottenendo di poterlo fare). Tuttavia, Alessandro decide d’ignorare l’Antico Testamento, portando il Male al di fuori di Dio.

Amazing! Dio, l’essere perfettissimo che si fa stiracchiare e modellare dagli uomini, secondo i tempi, i luoghi e le necessità. E senza mai profferir parola!

In ogni caso e dopo l’enciclica di Alessandro, tutto è davvero molto più chiaro poiché Dio è il Bene assoluto, mentre il Male sta da un’altra parte (sarà un caso, ma un centinaio d’anni più tardi la vita, come il solito, presenta il conto attraverso la nascita dell’eresia manichea, ma anche questa è un’altra storia).

Il punto psicodinamico sta nel fatto che Alessandro ha creato il nemico contro il quale tutti i cristiani dovranno allearsi. Questo, spinge l’oggetto/Dio dentro un ambito di sacralizzazione assoluta, d’intoccabilità definitiva.

A quel punto ciascuno tira un profondo sospiro di sollievo: papa Alessandro ha fatto un gol bellissimo, grazie al quale nessuno più dovrà preoccuparsi di divenire responsabile di se stesso. Ora, non solo c’è Dio, ma è anche dotato di una struttura sublime, trinitaria, potentissima e capace di metterci in relazione con Lui attraverso il figlio incarnato (generato e non creato … lol). E c’è Satana, angelo cacciato perché faceva le puzzette nel paradiso terrestre (puzzette intellettuali, s’intende).

Insomma, con la trinità il giocattolo è perfetto. E, infatti, segue la storia del mondo per i successivi duemila anni, sempre in attesa della resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.

LITURGIA EUCARISTICA

Con la liturgia eucaristica, la messa entra propriamente nella sua fase più stregonesca. Qui, il centro mentale è vieppiù abbandonato, mentre il rito cerca di portare i partecipanti dentro una dimensione che mischia sapientemente coinvolgimento fisico ed emozionale.

L’intera vicenda è giocata sul meccanismo del sacrificio, ossia sul togliere qualcosa di tangibile al corpo fisico per donarlo, in senso figurato, alla divinità. Com’è ovvio, si tratta di un trucco, usato sin dai primordi per conferire energia attentiva all’oggetto/Dio, bypassando, in questo modo e in omaggio alla tendenza sacralizzante che sottende il processo di produzione della consapevolezza, qualunque resistenza del centro rettile rispetto a un tale “spreco” (in nessun caso il rettile sprecherebbe qualunque risorsa che gli possa assicurare, anche in via meramente eventuale, la sopravvivenza).

Perciò, il tutto procede secondo una progressione emotiva che trova il punto di massimo fervore nel

SANCTUS

Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo.
I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.
Osanna nell’alto dei cieli.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Osanna nell’alto dei cieli

nel quale è un intento evidentemente infervorente e che si ottiene cercando di spingere l’intero impianto attentivo in un’area percettiva diversa, ossia il luogo dove risiede il Signore Dio dell’universo.

MEMORIALE

Ora ti preghiamo umilmente:
manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo,
perché diventino il corpo e il sangue
di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore,
che ci ha comandato di celebrare questi mister.

L’atto è genuinamente delegatorio e smaccatamente stregonesco: si chiede alla divinità d’intervenire direttamente sulla materia (il pane e il vino) per trasformarla.

CONSACRAZIONE con il RACCONTO DELLA CENA

durante il quale i partecipanti stanno inginocchiati, spingendo così sul predetto coinvolgimento del fisico che rinsalda l’atto sacrificale e, a sua volta, tende a incrementare lo stress emotivo. Il motivo di tale stress deriva direttamente dalla postura fisica che “umilia” l’ego dimezzandone, di fatto, le possibilità di fuga. Ovviamente, fuga da un pericolo ipotetico. Quel pericolo non esiste attualmente, tuttavia, per il rettile questo è un dettaglio trascurabile. Esso sa solamente che, in quell’istante, le sue possibilità di fuga sono dimezzate e ciò basta per fargli inviare all’io osservatore segnali di disagio (come il fastidio alle ginocchia). Lo stress, quindi, scaturisce dal conflitto che la postura scatena fra il centro rettile che vuole scappare, il centro emozionale che sta in atteggiamento catartico (temporaneamente dominante) e il centro intellettuale che vive tutto questo come umiliazione.

Il tutto termina con un altro capolavoro: la transustanziazione, ossia il pane che diventa carne e il vino che si fa sangue, grazie all’invocazione dello Spirito Santo.

Come detto, tale asettica forma sostituisce l’estrema brutalità dello Sparagmòs, tuttavia ponendosi il medesimo fine: sacralizzare il processo vitale attraverso il sacrificio del dio e la connessa teofagia.

La consapevolezza del flusso vitale promanante da Keter è, in tal modo, totalmente mascherata e la messa ha onorato il suo compito.

(Aggiornamento 12/09/2016)

Da notare che il “padre nostro”, l’unica preghiera che secondo i cristiani è stata insegnata direttamente da Cristo, non entra in tutto questo meccanismo, ma è recitata solo dopo che la manipolazione stregonesca sopra descritta è stata consumata.

Ciò deriva dalla consapevolezza inconscia della manipolazione stessa e, quindi, dal senso di colpa che questa genera. Un atteggiamento marcatamente schizofrenico e che, a ben guardare, è generato proprio della dicotomia che ha caratterizzato il cristianesimo di Papa Alessandro e, in specifico, la separazione da lui operata fra bene e male.

Infine, una schizofrenia profonda in forza della quale se una parte del cristiano può combinarne di tutti i colori, l’altra, grazie alla confessione, può continuare a volgere il suo sguardo beato verso il paradiso.

Così, se nella prima parte della messa il tutto si svolge con le modalità della stregoneria più spinta, di seguito, conclusa questa fase e spazzata la polvere sotto il tappeto, i fedeli e l’officiante possono baloccarsi con l’unica cosa che, provenendo direttamente dal Cristo, non può essere insozzata con le pratiche magiche. Perciò, tutti aprono le braccia e con i palmi delle mani rivolti verso il cielo, in atteggiamento totalmente passivo e ricevente, recitano il “padre nostro”.

In questo modo, l’uomo diviso che è il cristiano arranca attraverso la propria vita, verso la propria morte.

 

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