Eggregore

Premessa

L’articolo vuole essere un approfondimento delle strutture psichiche denominate Eggregore già trattate altrove. Più specificamente, intendo enfatizzare taluni aspetti psicodinamici rilevanti rispetto alla vita di queste strutture e di come esista una strettissima interdipendenza fra esse e i Campi Psichici che le sostengono, al punto che il destino di tali organismi può influire in modo profondo e persino drammatico sul destino dei propri membri. Per brevità, nella trattazione l’entità Campo Psichico sarà indicata dalla sigla “CP”.

Scenario

Evitando di riprendere nel dettaglio quanto già descritto altrove, mi limito a ricordare che l’ipotesi fondamentale descrive un’Eggregora come entità psichica formata da più CP e, per questo, capace d’avere uno scopo qualunque come attributo nativo. Ciò, perché i singoli CP sono già dotati di uno scopo nativo (la produzione di consapevolezza) che, tuttavia, resta nascosto e che, in ogni caso, non può essere soppresso e/o sostituito (il tentativo genera sempre psicopatologie di vario tipo).

Ora e come già visto altrove, il meccanismo fondamentale alla base delle Eggregore sta nella cessione (continua), da parte dei CP che le compongono, di un determinato quantitativo d’energia psichica la quale, da quell’istante, è impegnata nel sostentamento dell’Eggregora stessa, ossia e in ultima analisi, nel perseguimento dello scopo per il quale essa è nata. Stiamo parlando di un autentico contratto che, a livello psicodinamico, determina la creazione di legami psichici molto profondi, esattamente come avviene fra due individui fra i quali s’instaura un rapporto. In realtà, una coppia d’individui forma senz’altro un’Eggregora.

Eggregore
Eggregore

Il punto è che tali entità si nutrono (è letterale) dell’energia attentiva conferita dai singoli CP e, in questo modo, divengono oggetti più grandi della somma delle loro parti. Ora, se teniamo conto del formidabile bisogno di ordine che caratterizza il centro intellettuale di ciascun individuo, nonché del meccanismo di ereditarietà che involge certamente tratti generali come questo, riusciamo a spiegare bene la naturale tendenza di ogni Eggregora a descrivere se stessa attraverso una forma precisa, preferibilmente geometrica, separata dal resto dell’universo e orientata verso un esatto scopo. Tali forme, poiché immateriali, non sono normalmente visibili all’occhio umano e, di conseguenza, sono rese da loghi o, in campo commerciale, da brand che caratterizzano, in modo variamente allusivo, la mission (scopo) di ciascuna entità.

Molto precisa ed efficace la descrizione di Wikipedia:

Màndala (sanscrito maṇḍala (मण्डल), letteralmente: «essenza» (maṇḍa) + «possedere» o «contenere» (la); tradotto anche come «cerchio-circonferenza» o «ciclo», entrambi i significati derivanti dal termine tibetano dkyil khor) è un termine simbolico associato alla cultura veda e in particolar modo alla raccolta di inni o libri chiamata Rig Veda. La parola è utilizzata, anche, per indicare un diagramma circolare costituito, di base, dall’associazione di diverse figure geometriche, le più usate delle quali sono il punto, il triangolo, il cerchio e il quadrato.

In buona sostanza, un’Eggregora può essere pensata e trattata come un essere senziente, un super-individuo che non solo eredita dai CP che lo compongono diverse peculiarità sistemiche ma che, ed è il tema in discorso, è capace di determinare un livello di coinvolgimento assai profondo, dal quale possono derivare conseguenze anche drammatiche.

Ecco, per fornire un esempio concreto di quanto possano essere profonde e drammatiche tali conseguenze, farò riferimento alla storia di un gruppo assai noto: il trio comico Lopez-Marchesini-Solenghi, limitandone l’esposizione a pochi cenni biografici, tutti già disponibili e rinvenibili in rete. Per il resto, il lavoro sarà basato sul mio ricordo di una comicità (quella del Trio, appunto) che ho molto amato basata, com’era, su intelligenza, eleganza, ritmo e ironia feroce. Sotto questo profilo, ritengo che il Trio sia stato un capolavoro d’ingegneria psichica .

Nel 1994 il Trio sembra sciogliersi di fatto. C’è in loro, si legge su varie biografie, il desiderio di affermarsi individualmente, perciò accade che ciascuno dei membri distoglie parte della propria energia dal gruppo per volgerla altrove. In questo cruciale istante, tuttavia, un evento decisivo occorre a Massimo Lopez. È il più talentuoso dei tre e ci mette davvero poco a legarsi a Mediaset, in quel periodo un impresario dalle tasche assai profonde.

Così, nel 1995, Massimo Lopez conduce, con Teo Teocoli, il programma “Scherzi a parte”. Ovviamente, non c’è storia perché Lopez appare, sotto ogni profilo, incommensurabilmente superiore a Teocoli.

Lopez è un signor artista, intelligente, eclettico, elegante, colto. Viceversa, Teocoli è un guitto e, sulla scena, questa cosa risalta in modo feroce. Memorabile, almeno per me, uno sketch nel quale i due danzano e cantano My Way. Vi si vede Lopez irridere (in modo sempre elegante e misurato, ma spietato) Teocoli che, non conoscendo il testo inglese, usa un improbabilissimo grammelot (imitazione della lingua, tecnica usata proprio dai guitti medievali nella recitazione). Cosa che gli guadagna gli sguardi beffardi del collega.

Per Teocoli, rettile quasi puro, la misura si colma velocemente con la conseguenza che il colpo arriva, veloce e ferale. Ecco il lancio Adnkronos:

Roma, 26 ott. (Adnkronos) – Canale 5, domani alle ore 20.40 presenta le nuove vittime di ”Scherzi a parte”: Massimo Lopez, Adriano Galliani, Alba Parietti, Alessando Haber e Nilla Pizzi ospite in studio.

Il conduttore Massimo Lopez e’ caduto nella rete di ”Scherzi a parte”, complici il direttore programmai R.T.I. Fatma Ruffini, il produttore Carmen Liguori, il regista Silvia Arzuffi, gli autori e naturalmente tutto lo studio 10 di Cologno. La reazione, lo stupore, l’incredulita’, ma soprattutto il nervosismo, la tensione e la grande decisione di Massimo Lopez che afferma: ”Con -scherzi a parte- ho chiuso!”.

Non sono riuscito a trovare il video, ma lo scherzo architettato da Teocoli & c. gira tutto intorno al creare in Lopez l’illusione che la regia del programma stia facendo primi piani solamente al collega, mettendolo costantemente in ombra da un punto di vista televisivo. Il tutto nel salotto di casa di Lopez dove, assieme all’ospite, sono presenti la regista e gli autori, tutti a guardare “scherzi a parte”.

In realtà, a guardare il colpo di Teocoli che penetra profondamente, tanto che Lopez reagisce malissimo. Il guitto, infatti, dimostrandosi assai meno sciocco di quel che si poteva pensare, capisce e colpisce Lopez nel suo vero punto debole: il narcisismo. In termini psicologici, quindi, quella che Lopez subisce è definibile come una ferita narcisistica di proporzioni enormi. Precisamente ciò che, in modo indiretto, manda in pezzi il Trio e che, infine, devasta Anna Marchesini.

L’ipotesi è semplice, il Trio era la rappresentazione perfetta di un uomo, segnatamente un’eggregora in forma di singolo individuo e, come tale, formata da tre centri: rettile (Solenghi), emotivo (Marchesini) e intellettuale (Lopez).

Quando i tre decidono di tentare le carriere individuali, l’eggregora s’indebolisce ma, in realtà, non cessa d’esistere. Si tratta di un agreement che va bene a tutti (anche ad Anna che, talentuosa com’è, desidera un’affermazione personale) ma che lascia in vita quel sistema perfetto al quale nessuno dei tre intende rinunciare.

Tuttavia, si tratta di un accordo fragile e che regge solo sino a quando Lopez non esce sconfitto dallo scontro con Teocoli (come detto, altro rettile quasi puro). Una sconfitta che assume le tinte di un’umiliazione talmente intollerabile che Lopez è costretto a ritirarsi in se stesso, sottraendo al Trio l’energia che vi aveva profuso e che ora gli serve per elaborare la profonda ferita narcisistica subita.

A quel punto, anche Solenghi se ne va. Ricordo una sua intervista nella quale gli chiedevano dell’amico, domanda alla quale risponde esprimendo forte biasimo per le scelte di Lopez (che, nel frattempo si è legato quasi completamente a Mediaset).

È qui che Anna, il cuore dell’eggregora, dà inizio al suo dramma poiché, se il Trio è esploso, il tentativo di tenerlo ancora insieme la fa esplodere a sua volta tanto che, sotto l’impulso di queste due forze divergenti, l’intero suo corpo si deforma progressivamente, sino alla fine.

Inutile cercare il colpevole poiché questo non sta né nell’istinto di sopravvivenza di Teocoli, né nel narcisismo di Lopez, né nell’opportunismo di Solenghi e neppure, tanto meno, nella scelta di Anna di poggiare così pesantemente la propria vita su quella di altri.

Solo il Caso è stato artefice di tutto questo. Il Caso e le profonde dinamiche psico-energetiche che formano la base del funzionamento delle Eggregore. Talmente profonde e potenti che, nel caso descritto, hanno distrutto totalmente Anna perché, nell’istante nel quale Lopez crolla sotto i colpi di Teocoli, la splendida macchina chiamata “il Trio” deflagra, spedendo le due componenti esterne (Lopez e Solenghi) su traiettorie opposte. A quel punto, il cuore dell’Eggregora, ossia la parte che teneva insieme ogni cosa, non ha altra possibilità che deflagrare a sua volta.

Quello proposto è solo uno degli innumerevoli esempi che si potrebbero fare riguardo a queste dinamiche, basti pensare a qualunque storia di separazione fra coppie che hanno convissuto per un tempo sufficientemente lungo per avere un’idea precisa del prezzo richiesto da tali “rotture”.

Quando un’Eggregora va in pezzi, avviene sempre una deflagrazione, l’intensità della quale è direttamente proporzionale alla quantità e alla qualità dell’energia investita dai singoli CP nella creazione dell’Eggregora stessa.  E questo perché, come detto, le Eggregore sono entità vive e, come tali, governate da leggi psicodinamiche molto precise e, tutto sommato, anche piuttosto semplici.

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