Tecnofuffa

Questo lavoro nasce da un articolo ANSA, del 12 febbraio 2017, il quale mi ha regalato alcuni istanti di grande ilarità. Parla dei droni impollinatori, ossia macchine che “rubano il polline volando di fiore in fiore”.

Posto l’articolo per intero perché è molto breve e, al suo interno, vi sono quattro virgolettati che vorrei discutere direttamente e che indico in grassetto:

Arrivano dal Giappone i primi droni impollinatori: grandi come colibri’, volano delicatamente di fiore in fiore rubando il polline con la loro ‘pancia’ pelosa, proprio come fanno api e farfalle(1). Sviluppati all’Istituto nazionale di scienze e tecnologie industriali avanzate (Aist) di Tsukuba, questi robot volanti hanno una struttura piuttosto grezza e sono ancora telecomandati dall’uomo, ma in futuro, grazie a Gps e intelligenza artificiale, potranno volare autonomamente, formando sciami capaci di rimpiazzare i veri insetti impollinatori sempre piu’ a rischio estinzione(2).

Per giungere a questo risultato, i ricercatori giapponesi sono partiti da dei comunissimi droni a quattro eliche acquistati online. Per trasformarli in veri e propri ‘impollinatori’ e’ bastato applicare sul fondo una striscia pelosa, prodotta con il crine di cavallo di un pennello: le setole sono state poi ricoperte con un particolare gel appiccicoso simile ad un adesivo attacca-e-stacca, che permette di prelevare il polline da un fiore per poi rilasciarlo sul fiore successivo.

Con un po’ di pratica i ricercatori sono riusciti a telecomandare i droni in modo che sfregassero delicatamente le loro setole sullo stame di un giglio raccogliendone i granuli di polline(3). Sempre durante i test si e’ potuto osservare che il gel adesivo, colpito dalla luce, si mimetizza con l’ambiente circostante, riducendo il rischio di un attacco da parte di eventuali animali predatori(4).

In realtà, riguardo a ciò che intendo trattare, le fonti in rete sarebbero numerose. Tuttavia, essendo io un individuo notoriamente pigro, mi limiterò al testo sopra esposto, in particolare alle quattro frasi chiave le quali disegnano un quadro abbastanza preciso dello stato generale della parte di mente collettiva declinata dal razionalismo (in effetti, la preponderante maggioranza).

Per venire al punto, quindi, affermo che l’articolo in discorso offre interessanti spunti per un’analisi di tipo psicologico. Anzitutto l’esordio (frase 1) che, con ogni evidenza, ha un intento squisitamente manipolatorio. Proprio come fa il venditore che inizia magnificando il prodotto che sta cercando di venderti, l’articolo esordisce con una perifrasi elegante, quasi poetica … grandi come colibri’, volano delicatamente di fiore in fiore rubando il polline con la loro ‘pancia’ pelosa, proprio come fanno api e farfalle … bello, eh? I colibrì, il volo delicato il furto lecito del polline per un fine superiore e, infine, la pancia ‘pelosa’, definizione sulla quale potrei stare per diverse pagine, solamente sfogliandone le implicanze sessuali e che, non a caso, qui sta proprio a svolgere il compito di esca per il centro sessuale del cliente. E, si badi, non per sortirne una reazione diretta, bensì per abbassarne ancor di più le niveau mental, portandolo in una dimensione neonatale, nella quale il ventre materno è ancora la casa dalla quale siamo venuti e assicurando, in tal modo, la massima efficacia a ciò che verrà dopo. Insomma, cotti e mangiati (attenzione, tutte cose che l’articolista fa in modo per lo più inconsapevole; c’è mestiere e quello viaggia da solo e, a sua volta, il mestiere è trasmesso come un fatto oscuro, che funziona in sé).

L’articolo, quindi, prosegue planando sui fatti e, così, il prodotto (perché di questo si tratta) è presentato grazie a una sommaria descrizione. A tale proposito, non vale mai la pena spingere troppo sui tecnicismi perché questo potrebbe stancare il cliente (già, peraltro, vicino allo stato attentivo di un resus), sino a perderlo irrimediabilmente.

Tuttavia, questo è il momento migliore per verbalizzare proprio quell’interesse superiore che esime api e droni da ogni rilievo penale rispetto al furto in atto. È la frase 2 la quale ammonisce tutti sul “reale” pericolo d’estinzione al quale vanno incontro i piccoli insetti (e alle conseguenze, peraltro, sottaciute).

Immediatamente dopo, quindi, si può arrivare alla vera meraviglia costituita dal loro effettivo funzionamento (frase 3). Tale funzionamento, in realtà, altro non è che una grottesca imitazione di ciò che la natura è andata affinando in miliardi di anni di evoluzione, ma ciò che conta è quel che si dice ora. E, infatti, ciò che si deve vendere è proprio l’illusione che ci stiano offrendo l’affare della vita quando, in realtà, si tratta di una sòla cosmica.

L’articolo, quindi, chiude (frase 4) con un tocco fantascientifico il quale, badate bene, è il vero valore aggiunto dell’intera faccenda. Ossia l’elemento che ci fa pensare che la tecnologia sta sempre un passo avanti a noi e che ha tutte le carte in regola per rendere l’uomo felice.

Ovviamente sono balle poiché, dall’invenzione del motore in poi, il progresso tecnologico è stato un parametro inversamente proporzionale alla felicità umana. Ammetto che vi è stato un brevissimo periodo, pressappoco coincidente con l’arrivo del petrolchimico (inizio del novecento) e protrattosi sino alla fine degli anni ’60, durante il quale una ridotta percentuale d’umanità (l’occidente … e nemmeno tutto) ha vissuto la meravigliosa illusione del progresso tecnologico.

Sapete, me li ricordo gli splendidi tavoli di noce che, già dai mitici ’60 ma anche successivamente, venivano ricoperti di TEAK sintetico. Così come mi ricordo le cucine componibili e gli elettrodomestici che invasero le case, un’ubriacatura generazionale la quale, tuttavia, è stata solo un aspetto del rovinoso fallimento prodotto dal razionalismo nella società umana. Un fallimento che si è manifestato in un abisso di follia e inconsistenza che, è mia convinzione, non è mai stato sperimentato prima d’ora dall’umanità e dal quale non si esce. Il problema, infatti, è che tutto quello che è stato bruciato in questa corsa dissennata, ossia la stessa anima umana, non si può in alcun modo recuperare.

È di ieri un interessante articolo di Diego Fusaro sul Fatto Quotidiano nel quale l’autore giunge sostanzialmente alla medesima conclusione, qui appena formulata, attraverso l’analisi del transgender e, in specifico, la sua tensione verso un’androginia completa, ossia quello stato nel quale l’individuo non è né uomo né donna per poter essere entrambe le cose. Purtroppo l’autore, credo in forza del suo materialismo d’origine dichiaratamente marxista, si ferma qui non avvedendosi che questo è proprio ciò che sta accadendo anzitutto sul piano psichico, anche se in termini assai meno prosaici di quanto accade nella c.d. real life.

Sto affermando che è in atto un mutamento estremo nell’umanità il quale presenta diversi aspetti concomitanti tutti, però, regolati da ciò che è preparato da una psiche collettiva (che, lo ricordo, è formata dai campi psichici di ciascun vivente) ormai priva di sogni!

Questo significa che, tolti i sogni, il bisogno di trascendenza innato in ciascun individuo continua a spingere in modo sempre più dissennato. Ciò determina una richiesta tecnologica sempre più veloce e compulsiva ma che è destinata a produrre solo più follia disarmonica e autodistruttiva. E in questo rutilante bailamme ogni follia diviene normalità, mentre ciò che per millenni è stata normalità può essere trattato come follia.

Vorrei chiarire che è lontano da me qualsiasi intento morale. Per dirla in altri termini, l’umanità mi fa abbastanza ribrezzo da rendere tematiche quali i mostri creati dal trasgender, dalla chirurgia estetica, dalla globalizzazione, dalla shariʿah o dal gobal warming nulla più che dei fenomeni da scrutare da una certa distanza, nella logica di un altro fenomeno assai più esteso che non può essere compreso se non si astrae dal proprio particolare. Chi mi legge lo sa, sono persuaso che l’apocalisse sia in atto e che, chi ne è capace, deve pensare da solo a ritrovarsi dentro un paradigma percettivo completamente diverso. Perciò, quel scrivo è per i pochi che riescono a scegliere di capire questo livello di complessità.

Detto questo, la chiuderei sul titolo che ho dato all’articolo: tecnofuffa. Ossia, l’aspetto ormai psicotico del razionalismo il quale, dopo aver annichilito i sogni dell’uomo, ora inscena la sua danza folle la quale è fatta di oggetti sempre più inutili, sempre più alienati e schizofrenici, nel pietoso e imbarazzante tentativo di coprire la mostruosità del proprio fallimento.