Il Meraviglioso Mago di Oz

Una lettura simbolica del Mago di Oz

Fin da piccolo sono stato ossessionato dalla meravigliosa avventura di Dorothy nel regno di Oz. Una storia in grado di farmi provare mille emozioni: paura, coraggio, divertimento… e anche un senso di libertà, tuttavia mai completo, anzi…

Una libertà piena di rimpianti, una libertà illusoria che, una volta raggiunta, poi volava via come un palloncino che si sgonfia (o meglio, come una mongolfiera che svanisce nel cielo).

Proverò dunque ad affrontare una lettura simbolica di questa storia, frutto delle conoscenze messe nello “zaino” negli ultimi anni; conoscenze legate in particolare al percorso sul Filo del Rasoio (per questo consiglio di leggere altri articoli del blog, testi che fanno da cornice, per meglio inquadrare la presente lettura).

Bianco e nero vs colori

Proverò a esporre i contenuti della mia interpretazione, seguendo la trama del film, piuttosto che quella del libro, perchè ritengo la versione cinematografica più incisiva.

Infatti è penetrata con maggior vigore nell’inconscio collettivo, grazie anche alla trovata di usare sia il bianco e nero che i colori, per operare la distinzione fra il mondo “reale” e “fantastico” (Oz come antesignano di Matrix?); e per ultimo non va dimenticata l’importanza della colonna sonora: nonostante io odi i musical, non posso fare a meno di cantare a squarciagola “Follow follow follow follow follow the yellow brick road…” o innamorarmi mentre Judy Garland sussurra “Somewhere, over the rainbow…”

Il viaggio di Dorothy – Premessa

Dorothy, secondo me, rappresenta la nostra coscienza creatrice che, sola e annoiata all’interno di se stessa, nel Kansas, improvvisamente riesce a trovare un passaggio attraverso il ponte dell’Arcobaleno, verso un luogo da sogno da lei stessa creato (ma tutto questo Alic… pardon Dorothy, non lo sa!) per operare il Risveglio.

Oltre l’arcobaleno, attraverso la porta del vento (l’uragano), la coscienza inizia il suo viaggio alla ricerca di se stessa, alla scoperta del proprio potere creativo. Un percorso che prende il via da uno stato d’animo specifico: la disperazione,

La disperazione nel Kansas

Dorothy è disperata, ha paura. Sappiamo che il Kansas è terra di tornado: alla fine del XIX secolo era molto facile perdere la casa, acquistata attraverso mutui interminabili. (Cantava anche Pete Seeger: la mia casa, i miei animali, tutto è volato via, tranne il mio mutuo, ancora da pagare!).

Dorothy perciò è sola, ha paura. L’unico suo compagno è Toto, il cagnolino. Un giorno la disperazione della ragazza arriva al culmine: la vecchia signora, padrona della città (che poi nella fantasia di Dorothy darà le sembianze alla vecchia strega dell’ovest), vuole portarle via il cane.

Il piccolo Toto ha infatti morso la vecchia. Dorothy non sa ancora gestire le sue emozioni, la coscienza creatrice è ancora giovane e inesperta, ed i suoi tre centri sono sbilanciati.

Questo è miele per i parassiti che sono lì a gongolarle intorno, pronti a cibarsi delle sue energie e a sviluppare in lei la paura.

La paura della strega

Disperata e in fuga, Dorothy deve affrontare il suo primo nemico, la paura. E non a caso, la disperazione mette in moto anche il suo desiderio di libertà: questo la porta a conoscere quasi per caso il Vecchio professor Meraviglia.

Finalmente Dorothy, la coscienza, inizia a entrare in contatto con il lato magico del mondo, e a risvegliare il suo potere, che si manifesta immediatamente sotto forma di vento: un vento talmente forte e potente da destare il suo lato stregonesco, in grado di creare, a sua insaputa, il mondo di Oz.

Inizia il viaggio nel mondo di Oz

La coscienza non fa in tempo a risvegliare il suo potere, che uno dei suoi invisibili parassiti muore all’istante: la strega dell’EST.

Quando la coscienza apre gli occhi per la prima volta sulla strada della libertà, il mondo diventa tutto colorato.

Ora la attende un nuovo percorso dorato, che, al momento della realizzazione del film, ancora non aveva un nome ed uno scopo. Se non quello di trascinare Dorothy di nuovo nel Kansas, al punto di partenza: infatti il finale del film non è altro che una enorme supercazzola, come vedremo.

La strega dell’Ovest

I parassiti sono subito attirati da questa coscienza fresca di risveglio, perchè maggiore è la consapevolezza, maggiore è la possibilità di nutrirsi (anche a costo della loro vita!).

C’è una piccola festa nel villaggio, all’arrivo di Dorothy: all’interno della Totalità si comincia a sentire aria di libertà: la strega malvagia è morta!

Ma ne esistono altre da fare fuori.

La prima è quella cattiva dell’Ovest, verde di bile. La seconda è quella apparentemente buona del Nord. Di quest’ultima parleremo nel finale.

La strega verde sarà il primo parassita a tormentare la coscienza, agganciandosi alle emozioni di Dorothy, in particolare alla paura (si aggancia facilmente al suo centro rettile).

L’incontro coi 3 centri

Lo spaventapasseri

Il percorso lungo il Filo ci permette di riallineare i nostri centri. Il primo incontro avviene con lo Spaventapasseri, il centro rettile: un personaggio senza cervello, che ha in testa solo la paglia. In questa sua fase, la coscienza sta sperimentando i suoi tre “cervelli” e deve ancora capire come fare ad allinearli per non essere prigioniera di ognuno dei tre.

Il rettile, puro istinto, nessuna emozione, agisce senza pensare, stimolato solo dal principio di conservazione.

Lo spaventapasseri (e passere!) è stato inchiodato a un palo, perchè le nostre istanze sessuali scandalizzano e impauriscono: vanno bloccate dalla censura.

L’uomo di latta

Il centro intellettuale è rappresentato, nelle sue principali accezioni negative, da questo personaggio: un uomo completamente imprigionato nella sua intellettualità senza cuore, un vero e proprio robot calcolatore che ha trasformato le proprie emozioni in ragionamenti (avete presente il Furio di Verdone?).

L’uomo leone

Eccoci infine davanti al centro emotivo, rappresentato da un mammifero incapace di governare le emozioni, in primis la paura.

Un essere che ha questo centro sballato, vive in balia delle proprie emozioni negative, incapace di controllarle; non ha l’energia (“The nerve”) per vivere correttamente la sfera emotiva e dominare il centro emozionale. Per questo non vive da leone, ma da preda, vittima della paura, degli istinti, del rettile.

Il mago e le istanze superiori

Ora che Dorothy ha conosciuto i suoi tre centri, il viaggio prosegue verso la dimora del Mago, alla scoperta del potere creativo.

Il primo incontro col mago si risolve in un nulla di fatto: questo perchè, prima di potere essere una strega a tuttotondo, è necessario uno sforzo collettivo dei centri, affinchè ognuno si applichi nella propria sfera di riferimento. Così la battaglia con la strega parassita è un banco di prova dove testare la potenzialità di una coscienza in grado di controllare i tre centri.

Il viaggio della coscienza non può proseguire verso l’alto, senza prima fare a pezzi le false personalità (arpie-scimmia) e i parassiti, primo fra tutti la malvagia strega dell’ovest, che si liquefa al contatto con l’acqua (Dorothy ha imparato a gestire le emozioni, vedi articolo sull’Acqua).

Un cuore, un cervello, l’energia, il centro intellettuale: ecco cosa serve per entrare in contatto con la Testa (la rappresentazione del mago di Oz), con il proprio potere, con Keter. Si apre il rubinetto del potere e tutto si fa smeraldo.

Finalmente possiamo togliere il velo ad Oz – Maya e scoprire che non esiste nessun mago al di fuori di noi, che il mago di Oz siamo noi, che il potere è tutto nostro e il mondo di Oz è una nostra creazione.

A questo punto dovremmo procedere verso l’alto e fuggire verso un altro mondo con la nostra mongolfiera ma…

La strega buona e il finale per i poveri

…Ma i parassiti sono sempre lì a manipolarci, a farci credere che il potere è necessario solo a renderci, in questo mondo, “re della foresta”, “intellettuali”, “spaventapassere”, “religiosi”. La strega buona ha manipolato la coscienza di Dorothy fin dall’inizio, piantandola a terra con delle sensuali e meravigliose scarpette rosse.

Pillola rossa: sbattiamo tre volte i tacchi e torniamo nel mondo di tutti i giorni. Ci svegliamo. È stato tutto un sogno. La finta strega buona, sorpresa, era un parassita: ha manipolato Dorothy e l’ha riportata al punto di inizio, attraverso un falso risveglio.

Il sentiero dorato e il Filo

Se vogliamo seguire il Filo, il sentiero dorato, adesso possiamo farlo fino allo scopo finale: non possiamo farci sfuggire la mongolfiera verso “l’altro Kansas”, lo Stato Terzo, dove il Mago è già arrivato e ci sta aspettando.

Grazie al Filo possiamo procedere verso lo stato di Libertà Totale (anche se il sentiero dorato è ancora lungo e pieno di dolore), e a tutte le Dorothy che hanno preferito tornare a casa perchè “non c’è nessun posto come la casa di famiglia”, noi streghe possiamo solo urlare: Attaccateve ar Kansas!

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