Abraxas e i segreti di Twin Peaks

L’episodio numero 8 della terza serie di Twin Peaks ha letteralmente fatto esplodere “l’internet”. Da Twitter, articoli di blog e riviste specializzate, gruppi e pagine facebook di tutto il mondo, si è levato un coro traducibile con un classicissimo e Pozzettiano “eh la madooona!”. Perchè?

Qui non staremo a parlare di regia, arte, storia, mistero. La visione di questa puntata è stata certamente una interessante esperienza di arte visionaria. Per molti è stata una vera e propria “bomba atomica” all’interno del sistema televisivo mondiale. Non a caso vengono usati questi termini, perchè il boom della puntata è causato dalla rappresentazione cinematografica di un test nucleare, visto al suo interno, e di quello che è in grado di produrre nella storia dell’umanità, o meglio, nell’inconscio collettivo.

In realtà, quello che ha fatto (o meglio, ha provato a fare) Lynch è stato tradurre a mezzo video l’esperienza del Big Bang della Coscienza Creatrice e la successiva genesi, o meglio ha provato a portare su schermo la creazione secondo una tradizione gnostica, mettendo per immagini quello che Jung aveva già provato a mettere per iscritto attraverso i suoi testi, in particolare il Libro Rosso e, ancora meglio, la descrizione operata all’interno dei sette sermoni ai morti.

Dopo qualche giorno dalla visione della puntata, ho cercato di capire cosa fosse successo e ppaam.., mi si è accesa una luce. Sono andato a recuperare i sette sermoni e ho capito cosa ha tentato di fare Lynch: come Jung, è entrato in contatto, durante tutta la sua vita di regista, con la sua parte meno cosciente e ha dato luce a quel materiale, mettendo l’inconscio collettivo di fronte a se stesso. Ogni spettatore si è immerso in una esperienza che non ha capito, ma ha sentito, perchè proveniente da quel magma sconosciuto.

Le visioni di Lynch e Jung

Lasciandovi andare a tirare le somme per conto vostro, procedo per libere associazioni, andando a mettere a confronto le immagini dell’episodio 8 della terza stagione di Twin Peaks con alcuni brani dei sette sermoni ai morti di Jung (potevo andare avanti all’infinito o quasi, ma lascio il gioco a voi lettori!)

Ringrazio prima di tutto il curatore del blog che, già ai tempi in cui ha pubblicato per iscritto i sette sermoni, nella sua premessa, ha fornito un parallelo inconsapevole con l’episodio di Twin Peaks, (a dimostrazione che l’inconscio collettivo era maturo per una esperienza del genere).

Come la fisica moderna ha prodotto un mito della creazione della materia a partire dal vuoto indifferenziato o dal big bang primordiale così Jung ha creato una storia dell’origine della mente nell’universo.” –

Scrive l’autore del blog da cui ho estratto il testo dei sermoni. Ecco, la stessa cosa ha fatto Lynch, producendo un mito della creazione della materia: il primo test nucleare corrisponde al big bang e all’origine della mente nell’universo.

Il “pleroma” e il libro stesso diventa una metafora dell’emergenza della coscienza dall’inconscio collettivo, e di quest’ultimo dallo “psicoide”, uno stato che precede la distinzione tra mente e materia. I Sermoni sono importanti perché contengono, in forma simbolica, molto di quello che poi Jung avrebbe reso esplicito nelle ricerche e negli scritti successivi. Dalle sue ricerche risulta che la mente umana può essere scavata al di là dell’inconscio personale e che, ai suoi livelli più profondi, possiede una struttura ricca di forze dinamiche, configurazioni simmetriche e centri autonomi di energia.

I sette Sermoni ai morti di Jung nella visione di David Lynch

Ascoltate: io inizio dal nulla. Il nulla è uguale alla pienezza. Nell’infinito il pieno è come il vuoto. Il nulla è vuoto e pieno. Potreste dire altrettanto bene qualche altra cosa del nulla, per esempio che è bianco e nero o che non è o che è. Una cosa infinita ed eterna non ha alcuna qualità poiché ha tutte le qualità. Noi chiamiamo il nulla o la pienezza il PLEROMA. In esso sia il pensiero, sia l’essere cessano, poiché l’eterno e infinito non possiede qualità. In esso non c’è essere, perché allora sarebbe distinto dal pleroma, e possiederebbe qualità che lo distinguerebbero come un che di diverso dal pleroma. Nel pleroma c’è nulla e tutto. Non giova riflettere sul pleroma, perchè ciò significherebbe autodissolversi. La CREATURA non è nel pleroma ma in se stessa. Il pleroma è inizio e fine della creatura.

Ciò che è mutevole però è la creatura, quindi essa è l’unica cosa fissa e certa; perchè ha delle qualità, ed è anzi qualità essa stessa. E a questo punto domandiamoci: come fu originata la creatura? Le creature hanno origine, ma non la creatura, perchè essa è la qualità del pleroma stesso, così come la non-creazione, la morte eterna. In ogni tempo e luogo c’è creatura, in ogni tempo e luogo c’è morte. Il pleroma ha tutto, distinzione e indistinzione. La distinzione è la creatura. Essa è distinta. La distinzione è la sua essenza, e perciò essa distingue. Di conseguenza l’uomo distingue perchè la sua natura è la distinzione. Perciò egli distingue anche le qualità del pleroma che non esistono. Le distingue fuori dalla sua natura. Quindi l’uomo deve parlare delle qualità del pleroma che non esistono. A che serve parlarne, direte? Hai detto tu stesso che è vana cosa ragionare sul pleroma! Vi ho detto questo per liberarvi dall’illusione che si possa riflettere sul pleroma. Quando noi distinguiamo le qualità del pleroma parliamo in base alla nostra distinzione e a proposito della nostra distinzione, ma non diciamo nulla circa il pleroma. Della nostra distinzione, però, è necessario parlare, affinchè possiamo distinguere a sufficienza noi stessi. La nostra natura è distinzione. Se non siamo fedeli a questa natura non distinguiamo abbastanza noi stessi. Perciò dobbiamo fare distinzioni delle qualità.

Abraxas è il sole, e al tempo stesso la gola eternamente succhiante del vuoto, di ciò che sminuisce e smembra, del demonio. Duplice è il potere di Abraxas. Ma voi non lo vedete, perché ai vostri occhi gli opposti in conflitto di questo potere si annullano.
Ciò che il Dio sole dice è vita.
Ciò che il demonio dice è morte.
Ma Abraxas pronuncia la parola santificata e maledetta che è vita e morte insieme.
Abraxas genera verità e menzogna, bene e male, luce e tenebra, nella stessa parola e nello stesso atto. Perciò Abraxas è terribile.

E’ splendido come il leone nell’attimo in cui abbatte la preda.

Si, è il grande Pan in persona e anche il piccolo. E’ Priapo.

E’ il mostro del mondo sotterraneo, un polipo dalle mille braccia, nodo intricato di serpenti alati, frenesia.
E’ l’ermafrodito del primissimo inizio.
E’ il signore dei rospi e delle rane che vivono nell’acqua e calpestano la terra, che cantano in coro a mezzogiorno e a mezzanotte.

E’ la pienezza che si unisce col vuoto.
E’ il santo accoppiamento,
E’ l’amore e il suo assassinio,
E’ il santo e il suo traditore,
E’ la luce più splendente del giorno e la notte più oscura della follia,
Vederlo significa cecità,
Conoscerlo è malattia,
Adorarlo è morte,
Temerlo è saggezza,
Non resistergli è redenzione.

Su ogni dono del Dio sole il demonio getta la sua maledizione.

Ogni cosa che chiedete supplicando al Dio sole genera un atto del demonio.
Ogni cosa che create col Dio sole dà al demonio il potere di agire.

Questo è il terribile Abraxas.
E’ la creatura più possente, e in lui la creatura ha timore di se stessa.
E’ l’opposizione manifesta della creatura al pleroma e al nulla.
E’ l’orrore che il figlio prova per la madre.
E’ l’amore che la madre prova verso il figlio.
E’ la gioia della terra e la crudeltà del cielo.
Di fronte al suo volto l’uomo impietrisce.
Di fronte a lui non c’è domanda ne’ risposta.
E’ la vita della creatura.
E’ l’operazione della distinzione.
E’ l’amore dell’uomo.
E’ la voce dell’uomo.
E’ l’apparenza e l’ombra dell’uomo.
E’ la realtà illusoria.

Ma ci sono molte cose alte e buone e molti grandi mali, e tra questi vi sono due dei-demoni; uno è QUELLO CHE BRUCIA, l’altro è QUELLO CHE CRESCE.
Quello che brucia è EROS, in forma di fiamma. La fiamma dà luce consumandosi.

Quello che cresce è l’ALBERO DELLA VITA. Esso germoglia ammassando nel crescere materia vivente.
Eros s’infiamma e muore, invece l’Albero della Vita cresce lento e costante per tempi incommensurabili.
Buono e male si uniscono nella fiamma.
Buono e male si uniscono nella crescita dell’albero.

Nella loro divinità vita e amore sono opposti.

Incommensurabile come la moltitudine delle stelle è il numero degli dei e dei demoni.
Ogni stella è un Dio, e ogni spazio che una stella riempie è un demonio. Ma la vuotezza e pienezza del tutto è il pleroma.
L’effettività del tutto è Abraxas, al quale sta opposto soltanto l’irreale.
Quattro è il numero degli dei principali, come quattro è il numero delle misure del mondo.
Uno è l’inizio, il Dio sole.
Due è Eros, perché unisce due insieme e si estende in splendore.
Tre è l’Albero della Vita, perché colma spazio con forme corporee.
Quattro è il demonio, perché apre tutto ciò che è chiuso. Tutto ciò che ha forma e corpo, egli lo dissolve; è il distruttore nel quale ogni cosa diventa nulla.

Il Dio sole è il Signore supremo di questo mondo. Gli dei tenebrosi formano il mondo terreno. Sono semplici e diminuiscono e rimpiccioliscono all’infinito. Il demonio è l’infimo signore del mondo terreno, lo spirito lunare, satellite della terra, più piccolo, più freddo e più morto della terra. Non c’è differenza tra il potere degli dei celesti e quello degli dei terrestri. Gli dei celesti diventano sempre più grandi, gli dei terrestri sempre più piccoli. Incommensurabile è il movimento degli uni e degli altri.

L’uomo è una porta attraverso la quale, dal mondo esterno degli dei, dei demoni e delle anime, voi passate nel mondo interiore; dal mondo grande al più piccolo. Piccolo è l’uomo, una nullità, voi lo avete già alle spalle e vi trovate una volta ancora nello spazio senza fine, nell’infinità più piccola o più intima

Conclusioni

Notevole, senza dubbio, ma senza LO Scopo si è trattato di un puro esercizio di masturbazione. Interessante ma lontano dallo scopo. Infatti, Lynch ha dichiarato di amare Il Mago di Oz perché secondo lui si tratta di una metafora del ritorno della “creatura” all’Uno.

Con queste premesse ogni suo tentativo di descrizione è fallito in partenza, perché l’intento del Filo, come sapranno i lettori di questo blog, è tutt’altro.

Pur tuttavia gli diamo merito di avermi avvicinato a questo mondo: senza David Lynch, forse non sarei partito mai per questo magnifico viaggio!

 

 

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