Teoria dei Campi Psichici

[Il presente articolo è un rimaneggiamento dell’originale, redatto per la prima volta nel 2015. Il lavoro di restyling si è reso necessario dopo la pubblicazione dei due articoli sull’Arte dell’Agguato, linkati di seguito, i quali hanno rese obsolete talune parti presenti nel lavoro originale. I rimandi a questi due articoli riguardano il sistema client/server (architettura a tre livelli) e la struttura dell’internal brain e dell’outer brain, nonché i meccanismi di cristallizzazione neurale. Il lavoro originale non è più disponibile nella sezione download].

***

Abstract

L’articolo rappresenta sommariamente la Teoria dei Campi Psichici, ossia la descrizione di cosa tali oggetti sono e di come interagiscono per formare le c.d. Eggregore. Entrambi gli oggetti sono descritti in termini di struttura e funzioni. L’articolo è completato da una sezione dedicata alla c. d. manipolazione dei Campi Psichici.

Eziologia dei Campi Psichici (Rosso e Latone)

Rosso e Latone sono gli elementi costitutivi del flusso d’energia che promana da Keter. Flusso che sostiene la vita d’ogni essere e che in Oriente è conosciuto come Kundalini.

Rosso e Latone non sono simmetrici poiché Latone è quantitativamente maggiore di Rosso. Nondimeno, Latone è più lento di Rosso. Ciò, se volete, potrebbe restituire la simmetria negata dalle rispettive dimensioni. Tuttavia, non è questo il punto perché è proprio quest’asimmetria a costituire il motore profondo della vita.

Latone è grosso e stupido, Rosso è piccolo e sveglio. Il primo è la parte “epimeteica” di noi, quella che va verso il passato, verso la conservazione. Il secondo è la parte “prometeica”, quella che ci spinge avanti, verso il futuro e il cambiamento.

Queste due parti sono sempre in movimento l’una rispetto all’altra e il simbolo che in passato le ha meglio rappresentate è stato il Tao (il simbolo disegna le due forze come simmetriche, tuttavia adesso sappiamo che non lo sono ma possiamo supporre che, almeno in termini assoluti, potrebbero esserlo tenendo conto del fatto che se Latone prevale in termini quantitativi, Rosso lo fa in senso qualitativo):

TAO

In any way, quel che qui interessa è l’effetto che quest’asimmetria ha sulla vita. Un effetto conosciuto sin dall’antichità e che è reso dal motto Solve et Coagula. Stiamo parlando del vero motore di ciò che abbiamo definito Campo Psichico.

Tutto inizia con Latone perché è da esso che proviene la vita. Tutto finisce con Rosso perché è questo drago a dare la morte e, in mezzo, la tensione costante creata dalla “differenza di potenziale psichico” esistente fra queste due forze: il Campo Psichico, appunto (d’ora in avanti CP).

Sotto questo profilo, quindi, il CP è il frutto di una tensione continua, determinata dalla nativa asimmetria dei draghi e che, in assenza di altra nomenclatura, abbiamo definito “psichica”.

Latone è stabile, cocciuto, geloso. Il suo sguardo è volto al passato, all’essere. La sua preoccupazione è diretta al mantenimento delle cose così come stanno. E’ sacrale, gerarchico, tendenzialmente paranoico. Possiede mezzi ingenti e spinge l’individuo ad accumulare, non solo o non necessariamente ricchezze ma, più in generale, cose materiali che possono essere contate, catalogate, collezionate, possedute. Con tali cose, Latone costruisce alti muri che hanno la funzione di “calmare” la paura che Latone stesso, portatore di vita, ha del fratello (che, viceversa, è portatore di morte).

Rosso è mobile, distaccato, fluido. Il suo sguardo è puntato sul futuro, sul divenire. È dissacrante e iconoclasta. È ribelle, empio, nichilista, detesta l’ordine costituito e lavora per sovvertirlo. Ha pochi mezzi, ma compensa la sua povertà con un’intuizione fenomenale, spesso prodigiosa. Rosso non conosce la paura e spinge in avanti, in modo spietato e inesorabile, al contrario del fratello che, viceversa, oppone resistenza.

In questo modo, le due forze a turno si sopravanzano, conferendo alla vita il tipico incedere diastolico (espansione, riscaldamento, progresso) e sistolico (contrazione, raffreddamento, ripiegamento verso il passato).

Ora, il problema è il seguente: a cosa sono applicate le due forze primigenie? La risposta è relativamente semplice, giacché esse sono applicate all’Io Osservatore (IO). L’insieme dei due draghi è una forza che, unitamente al Centro Mentale, agisce di continuo sull’IO, determinandone la posizione e, di conseguenza, definendo l’ambito percettivo dell’individuo; per questo ho definito l’essere umano come di un incidente semantico (forza neutralizzante) determinato dall’incrocio del flusso vitale (forza attiva) proveniente da Keter e dalla resistenza (forza passiva) a questo opposta dal brain. Tutto ciò determina un ambito sul quale s’innesta l’intera storia personale di ciascuno e che, a mente del meccanismo descritto, disegna un processo evolutivo talmente lento da essere di fatto impercettibile.

Dentro questo specifico ambito e con riferimento all’azione specifica dei draghi, il pattern agente è (quasi) esattamente quello di Sisifo, primo re di Corinto. Sisifo è l’uomo scaltro che inganna gli dei e che, per questo, è condannato da Zeus a spingere un masso dalla base alla cima di un monte. Quando, però, il masso arriva in cima, rotola nuovamente sino alla base del monte. E Sisifo deve ricominciare tutto dall’inizio, per l’eternità.

Ora e sostituendo opportunamente i termini all’interno dell’equazione, avremo che Sisifo è Rosso, la gravità è Latone e il masso è l’Io Osservatore.

In tal modo, Rosso spinge la percezione che si sposta fino al punto nel quale l’azione di Rosso cessa per l’esaurimento dell’energia disponibile. A questo punto, Latone è libero di esercitare tutto il suo potere nel tentativo di riportare la percezione nella posizione primitiva.

Tentativo destinato, tuttavia e in parte, a fallire perché la percezione, una volta spostata, non torna mai nella medesima posizione dalla quale è partita. In condizioni “normali”, arriverà molto vicino, ma è escluso che possa tornare nell’esatto punto di partenza ed è proprio questo minuscolo iato psichico che concreta lo pseudo processo evolutivo sopra accennato.

Si pensi, ad esempio, alla fase dell’apprendimento (uno degli aspetti più complessi del processo percettivo). Apprendere cose nuove è azione propria di Rosso. Viceversa, rilassarsi, distrarsi, riposare sono tutti aspetti dell’attività di Latone. Nel mezzo l’io osservatore che, dopo la fase di apprendimento, sarà cambiato rispetto a quello che era prima del lavoro compiuto. Cambiato in termini di consapevolezza acquisita, ovviamente, perché lo scopo del CP è precisamente quello di produrre consapevolezza. E siccome la consapevolezza è descrivibile in termini d’informazione, ne consegue che l’acquisizione di nuove informazioni comporta un aumento della consapevolezza individuale.

Dovrebbe anche essere chiaro che la fattispecie esposta riguarda un percorso molto ben conosciuto, un iter che potremmo definire legale poiché sta dentro l’esperienza umana così come la conosciamo, un’esperienza che trova il suo limite superiore nella sofferenza che il processo descritto porta con sé (oltre un certo limite, la sofferenza minaccia di uccidere l’individuo), ma nulla vieta di immaginare lo stesso meccanismo applicato a esperienze diverse. Tutto sta nella forza della quale Rosso può disporre (cosa che, a sua volta, dipende in buona parte dal grado di lucidità del centro mentale e dalla capacità del singolo di ignorare la sofferenza).

In ogni caso, il meccanismo descritto è alla base dell’unico lavoro compiuto dal Campo Psichico: la produzione di consapevolezza (sul perché ciò avvenga, vedi La Teologia della Liberazione e Keter). Qui, mi soffermerò brevemente proprio sul concetto di CP, perché trattasi, in ultima analisi, del luogo nel quale ogni cosa accade, al punto che ogni oggetto materiale, dal nostro corpo all’intero macrocosmo, è una conseguenza diretta dell’attività che si consuma nel CP stesso. Un’attività che potremmo ben definire come la lotta perenne fra Rosso e Latone.

Il CP è anzitutto individuale, nel senso che ciascun vivente ne produce uno. Potrei dire ogni “essere vivente” e sarebbe corretto. Tuttavia, il CP prodotto dall’uomo grazie al Centro Intellettuale è di qualità e dimensioni non commensurabili con quello delle altre specie animali e vegetali. Ne consegue che ci concentreremo esclusivamente su questo.

Come dicevo, il CP è anzitutto individuale ed è caratterizzato da un’enorme adattabilità. Vorrei rilevare la sostanziale identità fra ciò che qui è indicato come Campo Psichico e quanto descritto in Keter nel capitolo dedicato alla percezione, in particolare a proposito della distinzione proposta fra attenzione e consapevolezza. Sostanzialmente, entrambi questi “oggetti” possono essere descritti come modi di funzionamento del CP. In specifico, la consapevolezza è l’aspetto radiale e statico del CP, mentre l’attenzione ne è la parte vettoriale e dinamica (Keter).

Da notare, poi, che sia la consapevolezza, sia l’attenzione sono specializzazioni del CP. Nel neonato, infatti, nessuna delle due è presente, ma entrambe si formano in seguito grazie sia al processo educativo sia, più in generale, alle esperienze di vita.

La cosa interessante è che formazione e crescita di queste due funzioni nascondono il CP all’Io Osservatore, poiché esse diventano “tutto quel che c’è”. L’individuo sente d’essere consapevole ed è capace di dirigere la propria attenzione in vari modi, ma non va oltre a questo. La conseguenza è che il CP che genera le due funzioni resta invisibile e, di fatto, negato.

La verità, tuttavia, è che il CP non smette d’esistere e d’essere fonte d’ogni fatto e/o oggetto che popola la c.d. real life giacché esso è l’acqua madre nella quale prende forma ogni concrezione virtuale prima nell’ambito psichico e immediatamente dopo in quello fisico. Il meccanismo, almeno concettualmente, è semplice: l’asimmetria dei draghi crea il CP il quale genera consapevolezza e attenzione le quali, a loro volta, generano l’universo psichico dell’individuo. Ed è da tale universo psichico che deriva e prende forma l’intera realtà fisica, dalla singola concrezione neurale, all’intero soma e sino agli oggetti del mondo esterno. Anche se qui, le cose si complicano poiché l’umanità è fatta di una molteplicità d’individui.

Tuttavia, prima di trattare questo specifico livello di complessità, è necessario indicare un’altra peculiarità del CP, ossia la forza esclusiva del suo“scopo nativo”. In altre parole, non è possibile usare il CP per uno scopo diverso dalla produzione di consapevolezza e tentare di farlo conduce l’individuo verso guai molto seri.

È, inoltre, vero che tale scopo nativo resta, al pari del CP, nascosto all’individuo e questo è sempre un problema per il singolo il quale è tendenzialmente indotto a convincersi di non averlo uno scopo. Ciò si traduce nella certezza, in parte giustificata, di una diminuzione della propria capacità di sopravvivenza … se non riesco a indirizzare univocamente le mie energie, fatalmente le disperderò rendendo precaria la mia capacità di sopravvivere. È evidente che questo fatto, da solo, è in grado di produrre nevrosi. Ed è altrettanto evidente che, almeno per la grande parte dei viventi, questo è un problema che deve trovare una soluzione accettabile.

Ora, unendo questa percepita mancanza di scopo alla cennata adattabilità del CP, è facile comprendere come tale soluzione stia nella scelta di unirsi in gruppo nel tentativo evidente di generare una struttura psichica capace d’avere uno scopo qualunque come attributo nativo. Tentativo che spesso (non sempre) ha successo proprio grazie all’adattabilità del CP e che determina il (parziale) fondersi dei singoli CP in oggetti psichici più grandi (di solito maggiori della somma delle loro parti) e che nella tradizione magica medievale erano chiamati eggregore o egregore (ἐγρήγοροσ, “vigilante”, “sveglio”).

Sul Filo del Rasoio, tale termine è riesumato ed è usato per indicare ogni CP diverso da quello individuale come, ad esempio, una famiglia, un clan, un gruppo di amici, un’associazione culturale, una società commerciale, tutti gli individui che abitano una città, una regione, uno stato o un continente. In definitiva, una serie d’insiemi psichici, in rapporto fra loro da “contenuto” a “contenente”, a loro volta tutti contenuti nel super-insieme dell’eggregora umana.

Come detto, ciò che caratterizza un’eggregora è l’esistenza di uno scopo comune a tutti i membri dell’eggregora stessa e non è necessario che tale scopo sia dichiarato. Una famiglia o un clan, ad esempio, non hanno scopo dichiarato, tuttavia ogni membro ha bene in mente la necessità della sopravvivenza e, magari, della supremazia della propria eggregora rispetto ad altri insiemi simili.

Così, ciò che possiamo provare a dire di un’eggregora è che, nonostante sia essa stessa un campo psichico, svolge un compito diverso e più specializzato rispetto al CP dell’individuo. Se quest’ultimo, infatti, produce consapevolezza e lo fa in modo “nativo”, immediato ed esclusivo, l’eggregora esprime direttamente l’aspetto sociale dell’uomo, ossia l’esigenza, profondamente avvertita dai più, di creare qualcosa che superi ciò che ciascuno fa in modo paradossalmente inconsapevole durante ogni giorno della sua esistenza.

Alla luce di quanto detto sopra, quindi, potremmo descrivere l’eggregora come un Campo Psichico complesso che non crea consapevolezza, bensì usa la consapevolezza creata dai singoli membri al fine di raggiungere un obiettivo comune: lo scopo del gruppo sociale. Questo, ovviamente, ha un prezzo che può anche essere molto elevato ma che, almeno riguardo allo scopo, comporta la prevalenza dell’interesse primario dell’eggregora sugli interessi individuali dei singoli membri.

Da qui la non rara presenza, all’interno delle eggregore, di azioni sacralizzanti (rituali, giuramenti, promesse solenni, etc.) tese a stringere la rinuncia da parte del singolo alla propria autonomia intellettuale, emotiva e, a volte, persino fisica (si pensi alla clausura, ad esempio). In questo modo, le eggregore diventano molto potenti e capaci di modificare molto profondamente la virtualità, poiché ereditano, oltre che le proprietà essenziali, una parte rilevante del potere creativo del singolo.

Cristallizzazione dei Campi Psichici

Quando il CP nasce (istante del concepimento), la sua forma è priva di qualunque tipo di struttura. Esso è in uno stato di fluidità assoluta e un grado di sviluppo davvero primitivo, vicinissimo a quello della Coscienza Creatrice.

Com’è noto, durante la gestazione il feto evolve da embrione e pesce, ad anfibio, a rettile, a mammifero e sino a essere umano (ontogenesi). Parimenti, il CP muta il suo grado di sviluppo (probabilmente lo fa prima del supporto fisico) e, facendolo, già inizia a perdere una piccola parte della sua fluidità (la dimensione di tale perdita dipende molto dallo stile di vita della madre). Tuttavia, la prima, importante traccia nel CP è lasciata, ammesso che non si tratti di un cesareo, dal travaglio del parto.

È questo il vero inizio di ciò che ho denominato spirale (o chiocciola) mnestica, ossia della struttura che caratterizzerà la dimensione consapevole dell’individuo per il resto della sua esistenza (outer brain).

rid6973.jpg_200815164425_rid6973
Figura 1: https://www.naturamediterraneo.com/forum/topic.asp?TOPIC_ID=40347

Ciò che dovrebbe essere inteso a fondo è che una delle proprietà fondamentali del CP, a mente del suo scopo nativo (la produzione di consapevolezza), è l’astrattezza. Ciò significa che il CP non ha alcuna preferenza rispetto al “tipo” di consapevolezza da produrre. Al CP basta che ciò accada e, a questo fine, determina l’architettura client/server (a tre livelli) descritta nell’Arte dell’Agguato.

In conseguenza di tale architettura, ogni singola esperienza di vita produrrà un ricordo che il client (internal brain) aggiungerà alla spirale mnestica (outer brain), la quale espanderà nel tempo e nello spazio formando una vera e propria chiocciola, ossia l’immagine tridimensionale della specifica consapevolezza del singolo individuo. Ogni singolo ricordo sarà immagazzinato lungo la spirale la quale, nel tempo, spingerà il suo centro sempre più lontano dal corpo fisico e mantenendo, viceversa, la sua base a contatto con il medesimo.

Nel complesso, l’anziano è assai verosimilmente rappresentato da una lumaca che procede molto lentamente, trascinandosi il peso della consapevolezza (Doppio mnestico) sintetizzata durante la vita trascorsa.

A chi potrà servire tale frutto una volta intervenuta la morte del supporto fisico, non è argomento di questo lavoro. In ogni caso e in ordine alle peculiarità dell’architettura client/server, nonché della specifica struttura di internal e outer brain si rimanda interamente alla descrizione fornita nella prima parte dell’Arte dell’Agguato. Per il prosieguo, potrebbe rivelarsi utile (non indispensabile) aver chiaro il concetto di golem (o engram o concrezione neurale che dir si voglia), descritto nell’articolo linkato, nonché il modo con il quale tali strutture dialogano sia con l’Io Osservatore, sia con lo spazio delle memorie (chiocciola mnestica).

Manipolazione dei Campi Psichici

Molto bene. Ora che abbiamo chiarito i termini del problema (ammesso che si tratti di un problema), vediamone l’aspetto dinamico, specificamente da una prospettiva terza.

Iniziamo, affermando che un CP può essere manipolato, oltre che dal suo interno, anche dall’esterno. Nel primo caso, chi agisce è lo stesso io osservatore (IO) generato dal CP (argomento è già trattato in modo diffuso nella Teologia e in Keter). Nel secondo caso, chi agisce è un “IO” generato da un CP diverso.

Dunque, il Cp può essere manipolato e il modo per farlo passa attraverso la manipolazione della propria “consapevolezza” e, di conseguenza, della propria “attenzione”. Come detto, tramite queste due funzioni noi ricreiamo continuamente la virtualità che ci circonda. Quest’attività, poiché si spiega su oggetti virtuali (irreali), in base alle comuni policies del CP appare del tutto “lecita” e non genera Senso di Colpa (SDC). Tuttavia, se è praticata su altri CP (individuali o in forma di Eggregora), apre uno scenario totalmente diverso nel quale il SDC la fa da padrone. Di conseguenza, cade qui di rilevare come le pratiche che mi appresto a descrivere siano, oltre che pericolose, certamente anche poco commendevoli giacché comportano un’azione sostanzialmente coercitiva nei confronti d’individui diversi da noi. Ciò è intrinsecamente un male ma non, come potrebbe apparire, per ragioni di carattere etico (bene e male in senso morale, semplicemente non esistono), bensì perché trattasi di attività che, essendo legate molto intimamente alla morbosità di Mente, sono potentissimi generatori di Falsa Personalità. Di conseguenza, allontanano dallo Scopo (v. Keter). Ciononostante, si danno circostanze nelle quali l’esercizio di tali attività può apparire opportuno, ma è evidente che il capire quando e perché tale tipo di attività potrebbe essere praticabile è fatto del tutto personale e che esula dal fine di questa trattazione.

So,we keep moving. Il CP si manipola tramite il canale percettivo, sfruttando in modo diretto il nostro potere creativo attraverso la consapevolezza e l’attenzione. Idealmente, al CP agente basterebbe portare la propria attenzione sul CP agito (questo è precisamente il principio che sta alla base di qualunque tecnica ipnotica) suppergiù in base al seguente, semplice schema:

inception1

Sennonché, la FP interviene a complicare molto le cose proprio per l’effetto delle concrezioni neurali più sopra ricordate riducendo in modo sensibile, almeno nella stragrande maggioranza dei casi, la semplicità e l’efficacia dello schema ideale.

In un individuo definibile come “normale”, infatti, la consapevolezza di veglia non è per niente qualcosa di monolitico, al contrario, essa appare divisa in molti e diversi distretti denominati “golem” che si avvicendano alla guida della totalità psichica occupando, a turno, la posizione dell’io osservatore nel “luogo fra gli occhi”.

Tali golem, come descritto altrove, sono dotati di volontà autonome che li spingono in direzioni diverse. Ciò induce l’effetto di ridurre in modo drammatico l’efficacia del “plotter attentivo” generato dal CP agente giacché la parte di CP che sta agendo deve dividere l’energia disponibile con una congerie di “io” (golem) diversi, alcuni dei quali verosimilmente in totale contrasto con quella specifica linea di condotta. Di seguito lo schema di massima:

inception2-e1499499892337.jpg

Per fare qualche esempio, si pensi alla complessa struttura psichica denominata “super-io”, ossia a un insieme di concrezioni neurali che detengono tutte le funzioni di controllo del comportamento. Sto facendo riferimento a un grosso golem (quanto grande dipende, ovviamente, da molti fattori, processo educativo in testa) il quale può facilmente, a fronte di un’educazione rigida, impedire una simile manovra. Non solo, lo stesso potrebbero fare altri golem strutturati nel passato, in occasioni di vita nelle quali l’individuo ha pagato un prezzo alto per le azioni che ha commesso verso terzi.

Va da sé che meno saranno i golem presenti, più il CP “agente” sarà capace di un’azione potente, veicolando potere creativo in modo univoco e penetrante. In realtà, un comando impartito in queste condizioni non può essere fermato in alcun modo. Arriva a destinazione e “insemina” il CP “agito”di qualunque elemento l’agente abbia inteso dotarlo e le conseguenze di ciò, oltre che a essere piuttosto interessanti, possono apparire diverse in base alle premesse date, principalmente rispetto al fatto che il CP “agito” sia o non sia consapevole della manipolazione in atto. L’altro elemento rilevante in questa dinamica è il tipo di CP “agito” poiché, se si tratta di un’Eggregora, le possibilità della consapevolezza della manipolazione diminuiscono moltissimo. Tuttavia e a tale proposito, è bene separare le descrizioni.

Manipolazione di un CP individuale.

Immaginatevi mentre state amabilmente conversando con una persona amica. Quel che sta accadendo fra voi è proprio il tipo di manipolazione psichica in discorso, solo che funziona in entrambe le direzioni, ossia un’interazione dove tutti i CP coinvolti sono “agenti” e “agiti” nel medesimo tempo. Nel caso prospettato, vi sono due soggetti consapevoli della manipolazione e consenzienti a essa. Ciascuno porta la propria attenzione sull’altro che accetta, in questo modo, di farsi manipolare. Quante volte c’è capitato di uscire da un’interazione con taluno sentendoci “cambiati”, magari anche solo un poco? Ebbene, a prescindere dal fatto che ne siamo stati consapevoli, tale “mutamento” avviene sempre (in psicoanalisi il fenomeno è descritto dal binomio transfert/controtransfert).

La ragione “tecnica” è che l’interazione con altri individui è gestita sfruttando Rosso. Ricordiamo che Rosso è prometeico (ha come massima espressione fisica l’amplesso) e che, alla sua azione, segue la risposta (epimeteica) di Latone che cerca di riportare, senza riuscirci completamente, l’ambito percettivo là, dove stava prima d’essere spostato. In questo modo cresciamo e siamo cambiati dal divenire dell’esistenza.

Immaginate ora un ipnotista (di qualunque scuola) alle prese con un soggetto da ipnotizzare. Questo è molto vicino allo schema dal quale siamo partiti e con il CP “agito” consapevole e consenziente di essere oggetto di manipolazione. In un tale scenario, il meccanismo transfert/controtransfert è quasi del tutto bypassato giacché l’io osservatore del CP “agito” è assente. Il punto è che tale assenza, essendo stata accettata, ha messo l’intera totalità psichica in uno stato sostanzialmente “collaborativo”. Tolto l’io osservatore, anche gran parte del golem denominato super-io è, di fatto, fuori gioco. Rimangono attive solo talune classi immediatamente legate al cervello rettile (alla sopravvivenza) ma, per il resto, ogni suggestione ipnotica sarà trattata dal CP “agito” come un comando da eseguire presto e nel miglior modo possibile. Il risultato di tutto questo sarà un mutamento, spesso drammatico, del CP “agito” (mutazioni non permanenti, ma anche questo è argomento che non c’interessa trattare).

Ancora, pensate a uno spot pubblicitario. Ne esistono di moltissimi tipi, alcuni grossolani, altri molto raffinati. Ovviamente, ciò dipende da chi li ha realizzati. In ogni caso, essi sono l’esempio più banale di manipolazione di CP inconsapevole e non realmente consenziente e che è in grado di produrre modificazioni specifiche nel CP “agito”. V’è da rilevare come lo spot usi un medium fisico (il fotone) per portare l’informazione a destinazione, ma esistono altri livelli di manipolazione che prescindono da un mezzo fisico per propagarsi e produrre effetti.

Tra quelli conosciuti e piuttosto inconsapevolmente accettativi è, ad esempio, l’interazione “madre/figlio”all’interno della quale esiste un’enormità d’informazioni che la madre “passa” al figlio (i razionalisti direbbero “condivide con il”) senza alcun bisogno di un medium fisico. Si noti che, almeno sino al terzo anno di vita, il rapporto è sostanzialmente inquadrabile in quelli di consenso assente da parte del CP “agito” (solo dal terzo anno di vita il bambino avrà la consapevolezza necessaria e sufficiente a dire di no e, in effetti, comincerà a farlo).

In ogni caso, nel rapporto “madre/figlio”, soprattutto nei primi tre anni di vita del cucciolo, l’informazione passa attraverso un “altro” canale che, a mio avviso, è qualificabile come emotivo. Non parlo di sorrisi e/o carezze che, da soli, realizzano comunque un medium fisico nella trasmissione d’informazioni. Parlo di emozioni pure (informazioni analogiche) che si spostano fra i due soggetti a tempo zero, senza alcun medium fisico e che, in casi come questo, lo possono fare facilmente proprio per la profonda simbiosi che esiste fra questi due esseri.

Sul punto, l’evidenza è assai semplice da trovare. Basta osservare la coppia madre/figlio durante una qualunque situazione di vita, mentre sono soli. I due non sembrano comunicare, la madre si sta facendo le unghie. Il piccolo, invece, sta dentro il suo box, in mano ha un cubo arancione di plastica morbida. Improvvisamente, alla donna balena un ricordo disturbante, il suo umore cambia, diventa nero e, a tempo zero, il bambino smette di giocare. E’ fermo perché qualcosa gli è arrivato, traendolo dal flusso del gioco. Di seguito, potrà reagire in modo diverso. Potrà piangere oppure, dopo un attimo, tornare al suo cubo. Tuttavia, quel che è accaduto è che l’informazione gli è arrivata a prescindere da qualunque medium fisico e ha spiegato un certo effetto (certo, potrebbe trattarsi di feromoni, ma si consideri che, per quanto veloci, impiegano sempre un certo tempo per arrivare al target, mentre qui parliamo di velocità di trasmissione infinita).

Arriviamo, così, al caso più libero. Ossia a una manipolazione con CP “agito” inconsapevole e in assenza di medium fisici. A mente di quanto detto, dovrebbe essere chiaro che non si tratta di “trasmissione del pensiero”, bensì di trasmissione di un’emozione che, una volta penetrata, ha il potere di generare dialogo interno (quale tipo di dialogo, lo vedremo).

Restiamo, almeno in parte, sull’esempio già esposto. Forse, a qualcuno di voi è capitato di incrociare, in autobus, al parco, al supermercato, una madre con il figlio piccolo. E, magari, di avvertire una specifica emozione nei confronti della donna. Poniamo che l’abbiate trovata molto attraente (questo vale sia per i maschi, sia per le femmine) e che ciò abbia prodotto in voi un’emozione specifica e molto intensa.

In un caso simile, la donna reagisce all’istante e in modi che possono essere diversi. Può schermarsi, oppure può aprirsi ma è escluso che possa restare del tutto indifferente (se ne dà l’impressione è solo perché la sua paura delle emozioni è semplicemente enorme). In any way, voi lo sapete, lei lo sa e anche il bambino lo sa. Perlomeno sa che qualcosa è accaduto (o sta accadendo) ed è in attesa di decidere se e come agire. È in attesa che il suo centro mentale dia un volto “logico” all’emozione che sta sperimentando e che non è sua ma della madre.

Questa è una scena di vita assai comune che descrive esattamente il meccanismo che stiamo studiando e, nello stesso tempo, è la chiave che dovrà essere usata per manipolare un CP diverso dal nostro.

Dobbiamo generare un’emozione davvero pulita, ossia senza contraddizioni interne. Più l’emozione sarà pulita, più sarà potente. Nello stesso tempo, dobbiamo attaccarle un oggetto qualunque ma che, a sua volta, non appaia in contraddizione sia con l’emozione traente, sia al suo interno. L’attenzione portata sul target farà il resto del lavoro, trascinando il pacco a destinazione in tempo zero. Fatto ciò, dovremo solo attendere l’eventuale reazione del target (che potrebbe anche arrivare con rilevante ritardo giacché il target stesso deve fare i conti con la sua struttura interna).

Credo sia facile vedere come quella appena descritta sia una manovra tutt’altro che facile da compiere e il motivo sta proprio nella struttura golemica (insieme delle concrezioni neurali) dell’agente. Più tale struttura è cristallizzata, più la manovra sarà depotenziata e priva d’effetto. Viceversa, l’azione descritta sarà veramente potente ed efficace.

In questi casi, quindi, parliamo di un’inseminazione etero diretta. E le risposte a una tale inseminazione, nel caso di CP singolo, possono essere diverse e ciò soprattutto in base al livello di lucidità presente nel CP medesimo, ossia al livello di cristallizzazione dell’internal brain. Si consideri che, in ogni caso, un’inseminazione abbastanza potente è capace di produrre modificazioni drammatiche nel CP “agito”. Modificazioni che, tuttavia e com’è stato detto, il più delle volte nel tempo tenderanno a essere riassorbite, sino a scomparire del tutto. Anche se non è detto che la questione si risolva necessariamente in questo modo. A fronte, ad esempio, di una psicosi latente, presente nel CP “agito” (e sono assai meno rare di quel che si possa pensare), un esito disastroso della manovra è da considerarsi fra le possibilità, anche se ciò dipende molto dal tipo d’inseminazione e, quindi, dal livello di fluidità del CP “agente”.

Inoltre, si consideri che, non essendo in alcun modo possibile stabilire cosa sia bene o male in assoluto, scegliere di inseminare qualcuno è, in ogni caso, quella che nel gioco del poker chiamano “una mano al buio”.

Manipolazione di una Eggregora.

Tutto ciò che abbiamo descritto nella sezione precedente, può essere applicato alla manipolazione di un’Eggregora. L’unica differenza rilevante sta nel fatto che, by default, un’Eggregora non può diventare consapevole della manipolazione in atto, con la sola eccezione che sia un “suo” CP a farlo (cosa, peraltro, davvero molto difficile), oppure che sia l’agente stesso a entrare nell’Eggregora, cambiandola dall’interno. Ovviamente, tale caso non sarà trattato giacché a noi interessa solamente l’inseminazione etero diretta.

Ora, la conseguenza davvero curiosa e interessante di un’inseminazione etero diretta (ricordo che s’insemina inoculando un’emozione pura la quale trascina un‘idea specifica) sta tutta in una reazione meccanica sempre uguale a se stessa, ossia l’Eggregora si fionda sul proprio Senso Di Colpa (ereditato dai CP che la compongono) e, per esorcizzarlo, sacrifica il suo membro più debole. E più potente sarà l’idea trasmessa e più forte sarà l’emozione che la trasmette, più veloce e devastante sarà la risposta meccanica dell’Eggregora.

La logica sottesa a un tale meccanismo è abbastanza semplice. Un’eggregora è sostanzialmente un organismo parassita, alla medesima stregua di figure parassite più conosciute, come: vampiri, demoni, angeli, fate e alieni. Ossia creature virtuali, create dal CP sulla spinta del Dialogo Interno.

Questo comporta che l’Eggregora, come le figure suddette, è governata da una profonda meccanicità. Manca, infatti e quasi totalmente, di consapevolezza e, di conseguenza, soffre di limiti esiziali nella sua azione.

In sostanza, è incapace di funzionare al di fuori della logica (scopo) che la governa. Limite che, a fronte di dati inattesi, la costringe a risposte meccaniche e legate a classi ereditate dai singoli CP. Un esempio di tali classi è ciò che, nell’Arte dell’Agguato, io ho chiamato la tendenza sacralizzante nel meccanismo di produzione della consapevolezza. Tale tendenza è una sorta di deriva naturale nel modo di operare del singolo CP e può accompagnarne ogni tipo di attività. Tipicamente, accompagna la produzione di consapevolezza (poiché scopo originario del CP). Tuttavia, quando tale scopo cambia, la tendenza suddetta sembra permanere.

In breve, la tendenza verso la sacralizzazione di taluni contenuti sembra essere espressione diretta della morbosità di Mente, la quale mostra una pesante possessività rispetto agli oggetti che essa stessa ha creato. Probabilmente, si tratta di un meccanismo che entra in azione dopo i primi tre anni di vita e in base al quale ciascuno di noi crea, nel profondo del proprio essere, una zona sacra e intoccabile. Una teca con dentro le cose che per noi sono più preziose (o quelle che ci spaventano di più). Pensate a un bambino oggetto di molestie da parte del padre o dello zio. Dentro la teca potrebbe tenere l’immagine dell’innocenza che gli è stata strappata. Negli anni, mi sono fatto l’idea che questo tratto sia stato sperimentato (con successo) immediatamente dopo l’ingestione, da parte della prima femmina di sapiens e del suo clan, delle chiavi biologiche (v. Keter). In quell’istante, mentre l’effetto della psilocibina sta scemando, il gruppo avverte il crescere della paura per ciò che i singoli membri hanno visto, ossia che sono i creatori di tutto ciò che li circonda. Questo è intollerabile perché rende palese la colpa rispetto al fatto che la nostra creazione ci resta del tutto incomprensibile e, di conseguenza, il meccanismo di fuga è immediato. In pochissimo tempo alcuni di loro prendono a raccogliere pietre e bastoni da ammucchiare al centro del campo. Alla fine, stanno tutti prostrati intorno al tumulo: hanno creato uno spazio sacro e inviolabile e dentro ci hanno messo l’idea di dio, ossia di qualcosa al quale delegare totalmente il loro potere, in modo da poterlo dimenticare. Da quel momento, nessuno ha più potuto parlare di dio se non in termini di profondo timore reverenziale e chi ha osato disobbedire è stato “messo a tacere”. Questo è il potere della tendenza sacralizzante: prende una cosa qualunque e la pone in una dimensione che, da quell’istante e siccome sacra, diviene inaccessibile al dialogo interno e, in sostanza, al processo conoscitivo (lontano dagli occhi, lontano dal cuore).

Ora, si considerino i sacrifici cruenti, riti presenti davvero in ogni realtà tribale, praticati ovunque e, dopo un lungo periodo, giunti sino a noi con forme variamente astratte (ma dal medesimo significato simbolico).

Dai primi dell’ottocento, gli autori che hanno inteso dire la propria sul sacrificio sono stati davvero molti: Tylor, Smith, Muss&Hubert, Wundt, Durkeim, Malinowsky, Schmidt, Leeuw, Bertholet, Jensen, Brelich, Girard, Burkert, Lantenari, Vernant&Detienne. Naturalmente, non starò a esporre le teorie di ciascuno di questi autori, piuttosto, mi limiterò a riportare la definizione di Wikipedia la quale sintetizza così il concetto: “Il sacrificio (dal latino sacrificium, sacer + facere, “rendere sacro”) è quel gesto rituale con cui (“con il quale” forse era meglio, N.d.A.) dei beni (oggetti, cibo, animali o anche esseri umani), vengono tolti dalla condizione profana e consegnati al sacro, venendo per questo dedicati in favore di una o più entità sovrumane, come atto propiziatorio o di adorazione.”

A parte la sintassi zoppicante, “Wiki” coglie il punto: i beni (o le persone) sono tolti dalla condizione profana e consegnati al sacro. Cosa ci può essere di più organico e coerente alla summenzionata “tendenza sacralizzante”? Ne consegue che qualunque Eggregora inseminata in modo etero diretto risponde in questa forma perché è evidente che si tratta di un meccanismo profondo, invocato ogniqualvolta le cose si fanno “oscure” e, sol per questo, minacciose. L’Eggregora inseminata avverte un cambiamento che non può comprendere perché non ha la consapevolezza necessaria per una tale manovra, dunque ed essendo preda di una paura improvvisa, si rifugia in un meccanismo conosciuto: sacrifica il suo membro più debole per propiziarsi la sorte. Sorte che sta nelle mani del “dio” che i CP che la compongono hanno creato e messo dentro l’ambito più sacro dell’intera razza umana.

Sembra banale, ma gli effetti di un tale meccanismo possono essere mostruosamente devastanti, tutto dipende da due fattori: la potenza dell’inseminazione e il tipo di Eggregora inseminata (più è grande, più la risposta sarà importante).

Conclusioni

A mente del fatto che l’uomo è nient’altro che un incidente semantico fra Keter e il proprio brain, il Campo Psichico è la manifestazione meccanica di base di un tale incidente e, come tale, è l’elemento centrale per capire chi siamo, perché siamo qui e dove stiamo andando. Continuare a illudersi che le cose stiano in modo diverso è lecito, ma non porterà ad alcun risultato diverso da ciò che è sempre stato: uscire dal teatro della vita “a piedi avanti”.

Ovviamente, ciò non può essere definito né un bene, né un male assoluto. Tuttavia, sono certo che qualcuno di voi ha i numeri per andare oltre ciò che è sempre stato.

23 Likes