Ambiti Nevrotici

Carlo è meccanico. Possiede un’officina all’interno della quale assembla e ripara i motori a combustione interna. Non tutti, in realtà. Diciamo che ripara quelli che bruciano idrocarburi. Carlo è molto bravo nel suo lavoro e la sua officina è molto ben attrezzata. Carlo vanta una conoscenza profonda del funzionamento dei motori a combustione interna al punto che, solo ascoltandone uno mentre sta funzionando al minimo, riesce a individuare eventuale problemi presenti o che, addirittura, si presenteranno da lì a breve. Carlo sa fare questo perché, negli anni, ha imparato a trattare i motori quasi come un’estensione del suo stesso essere. Infine, potremmo affermare che Carlo ama i motori, almeno quanto quelli amano lui.

Roberta è dermatologa e, al pari di Carlo, nel suo lavoro è un’eccellenza. Roberta è capace di riconoscere a prima vista diversi tipi di pelle, tanto che cataloga i suoi simili in base a tale parametro, riconoscendo a volo abitudini di vita e predisposizioni a diverse patologie di ogni singolo individuo che incrocia quando passeggia in centro. Roberta non ama i propri simili poiché ha un approccio meno emotivo di Carlo, ma questo non le impedisce di cercarli continuamente e di farsi cercare perché, in loro compagnia, riesce a dar voce a questa sua straordinaria capacità.

Molto bene, ora, spieghiamo lo strano esordio. Quando un individuo incontra uno sconosciuto, gli chiede due cose: come si chiama e cosa fa.

È possibile affermare che la prima domanda cerca di ottenere un puntatore costante all’oggetto (chi conosce il C++, potrebbe trovare divertente il parallelismo), ossia un’informazione, in questo caso complessa, che serve per individuare univocamente l’oggetto stesso e che è composta dal nome e dall’insieme delle informazioni non verbali che la persona ottiene osservando l’individuo che gli sta di fronte (quando quel nome è pronunciato, sono immediatamente invocate alcune funzioni che recuperano i ricordi legati a quel nome come il viso, il colore dei capelli, la postura consueta, etc.).

La seconda domanda, invece, è tesa a determinare il linguaggio appropriato da usare. Ora e per restare sul punto, poniamo il caso che Roberta sia la sconosciuta incontrata da Carlo e che, a domanda, risponda d’essere un dermatologo. Cos’ha fatto Roberta? Ha posto se stessa dentro un ambito nevrotico. Ossia dentro un’interfaccia costituita da comportamenti ampiamente predeterminati e, quindi, attesi. Attesi da chi? Da Carlo, ovviamente. Il quale, da quell’istante, non avrà più a che fare con un individuo sconosciuto, bensì con un dermatologo. E questo, per Carlo, è molto rassicurante perché sa chi ha di fronte, sa cosa fa e cosa può e/o deve attendersi (se Roberta avesse affermato di fare l’idraulico, sarebbe cambiata l’interfaccia, tuttavia il risultato sarebbe stato identico).

Ogni mattina, quando ci alziamo dal letto, ripetiamo le stesse abitudini, invocando le medesime macchine di sempre perché questo ci descrive, ci dice che siamo noi e che esistiamo nello spazio-tempo nel quale ci attendiamo d’essere (ovviamente, questa è un’illusione, ma andremmo fuori tema). Tuttavia, ciò riguarda la nostra sfera privata, tanto è vero che non andiamo in piazza a defecare, ma cerchiamo d’avere uno spazio nostro, intercluso al mondo e dentro il quale svuotiamo l’intestino e ci lisciamo il pelo, in attesa di affrontare il mondo, l’esterno.

Ecco, per affrontare il mondo, ciascuno di noi necessita di un ambito nevrotico molto preciso perché, in assenza di questo, il rapporto con l’esterno diviene immediatamente problematico, sino al limite dell’ingestibilità. Un ambito nevrotico, in sostanza, è come un secondo vestito che ciascuno indossa per poter governare quella dimensione sociale che sta fra il rapporto d’amore e l’assenza di qualsiasi rapporto. In altre parole, è ciò che in psicanalisi va sotto il nome di maschera o persona (psicologia del profondo). Il singolo individuo, infatti, è tenuto ad essere qualcosa di specifico, di definito e che, in relazione all’ambito sociale di riferimento, sia giustificato da uno scopo riconosciuto dalla collettività come utile o, in ogni caso, legittimo. In caso contrario, l’interlocutore è preda della paura la quale, a sua volta, genera reazioni di chiusura, variamente caratterizzate.

In sostanza, gli ambiti nevrotici sono le macchine (in taluni casi, davvero molto complesse) che permettono i rapporti sociali e il motivo di ciò sta nella “standardizzazione” delle risposte la quale rende possibile il controllo della paura che l’io osservatore deriva direttamente dal centro rettile. L’incontro con uno sconosciuto, infatti, scatena all’istante la paura, poiché il rettile teme l’eventuale attacco di quel medesimo sconosciuto (un’istanza rettile gode di priorità massima). Perciò, saperlo dermatologo piuttosto che idraulico, permette alla persona d’adottare automaticamente comportamenti consoni al linguaggio richiesto dall’interfaccia con la quale sta interagendo. Questo, garantendogli risposte conosciute sotto il profilo formale, gli permette di tenere sotto controllo la paura, compresi i c.d. deliri paranoidi che ogni situazione sconosciuta e/o inattesa tende inevitabilmente a scatenare.

Ovviamente, tutto ciò ha un prezzo poiché il frutto velenoso della continua interazione dell’io osservatore con il proprio ambito nevrotico è la sclerosi estesa e profonda dei golem (o engram o concrezioni neurali che dir si voglia) che lo compongono. Mi riferisco alle devastanti nevrosi che chiamiamo variamente: politico, giornalista, medico, idraulico, avvocato, bagnino, notaio, prostituta, ingegnere, prete, operaio, imprenditore, casalinga, padre, madre, figlio e via dicendo. Ossia e in definitiva, il prezzo elevato che l’individuo paga all’ambito nevrotico, perché questo metterà un tempo relativamente breve a sclerotizzare il suo internal brain in modo sempre più esteso e resistente, fino al punto nel quale egli sarà totalmente identificato con ciò che fa. Totalmente omologato dentro lo stile di vita che lui stesso ha scelto. E più sarà bravo nell’interpretare il personaggio rappresentato dal suo ambito nevrotico, più quest’identificazione sarà profonda e irreversibile.

Ora e a mente di quanto esposto nell’Arte dell’Agguato, ogni golem tende a realizzare un ambito nevrotico. Si è visto che i golem possono variare la propria complessità in base al numero di neuroni coinvolti. Ebbene, un ambito nevrotico è un insieme piuttosto esteso di neuroni che condividono il medesimo obbiettivo. Il linguaggio è un esempio abbastanza intuitivo di ambito nevrotico anche se, in tale caso, esso è condiviso fra un grande numero di persone. Tuttavia, esistono numerosi “linguaggi”, ciascuno dei quali può svolgere un compito variamente specializzato e che, in ogni caso, tende a permettere lo scambio di informazioni fra individui diversi.

E’ evidente che, più tali linguaggi sono articolati e potenti, più spingeranno chi li utilizza a manifestare comportamenti specializzati, tuttavia e tendenzialmente, sempre uguali a se stessi. A ben guardare, quindi, gli ambiti nevrotici sono formazioni neurali che generano linguaggi strettamente legati alle specifiche eggregore di riferimento.

Il termine eggregora è usato per indicare ogni Campo Psichico diverso da quello individuale come, ad esempio, una famiglia, un clan, un gruppo di amici, un’associazione culturale, una società commerciale, tutti gli individui che abitano una città, una regione, uno stato o un continente. In definitiva, una serie d’insiemi psichici, in rapporto fra loro da “contenuto” a “contenente”, a loro volta tutti contenuti nel super-insieme dell’eggregora umana (Teoria dei campi psichici). A mente degli esempi fatti all’inizio dell’articolo, quindi, aggiungo all’elenco le categorie professionali e affermo che ogni eggregora tende a produrre un linguaggio specifico e che, di fatto, la caratterizza in modo molto preciso.

Ebbene, ogni componente di un’eggregora è tenuto a realizzare, a livello neurale, un ambito nevrotico costruito sullo specifico linguaggio previsto. Non ci sono eccezioni e chi sgarra è fuori dall’eggregora. Questo è tanto più vero, quanto più lo scopo perseguito dall’eggregora è ritenuto socialmente importante. Medici, ingegneri e avvocati, ad esempio, fanno parte di eggregore che impongono ai propri componenti la realizzazione di ambiti nevrotici severi e per i quali sono addirittura redatti codici deontologici che normano in modo rigoroso il comportamento quotidiano di questi individui. Tanto che la violazione di queste norme comporta (almeno in teoria) sanzioni che possono arrivare sino alla radiazione dai rispettivi ordini d’appartenenza.

Capite bene come, sotto questo profilo, le eggregore siano luoghi nei quali si entra e, di norma, non si esce più, se non con i piedi avanti. Per questo affermo che gli ambiti nevrotici hanno una natura profondamente parassita. Sono stati sviluppati nel corso dei millenni e i più antichi e potenti sono, con certezza, quelli di “padre”, “madre” e “figlio”. Di seguito e dopo le figure parentali più strette, si collocano le guide spirituali (papi, patriarchi), quelle temporali (re, imperatori, leader politici, capitani d’industria) per passare ai citati ordini professionali e giù, sino alle gerarchie sociali più basse e neglette.

Gli ambiti nevrotici appartengono alla struttura profonda della società umana e garantiscono uniformità alla follia attraverso la standardizzazione delle risposte, ponendosi come formidabili guardiani del sonno dei singoli individui.

La conseguenza, quindi, è che, chiunque intenda andare oltre i propri limiti, deve fare a pezzi il proprio ambito nevrotico. Attenzione, non si tratta di dimenticare ciò che si è appreso e che, infine, ci consente di guadagnarci il pane e, quindi, di sopravvivere. Infatti, il target non è lo spazio della memoria (outer brain), bensì quello delle funzioni (internal brain, universo golemico). Si tratta, piuttosto, di vincere l’identificazione mantenendo un punto di vista terzo rispetto a tutto ciò che facciamo, non cadendo nella trappola di credere che siamo davvero chi stiamo interpretando.

Sul Filo del Rasoio, questo si fa attraverso la c.d. Follia Controllata, ma si tratta di argomento già trattato altrove.

emotic10

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