Ipnosi

Premessa

Nessuno sa cos’è l’ipnosi. Ciò che si può affermare è che si tratta di una tecnica praticata con successo in diverse situazioni e da molti soggetti. Tuttavia, nessuno di costoro ha la minima conoscenza di ciò che sta facendo e di cosa accade nell’individuo durante l’induzione ipnotica. Funziona e, per questo, si fa ma non si ha la minima idea di cosa si sta facendo, in realtà. La cosa curiosa, se volete, è che, nonostante tale buio concettuale, sono state sviluppate più tecniche ipnotiche, efficaci per soggetti diversi. Cercherò, quindi, di proporre una lettura singolare del fenomeno prescindendo da qualunque cosa ne sia stata detta sin qui e specificando, inoltre e se ce ne fosse bisogno, che ciò che diremo sarà da collocare in ambito esclusivamente ipotetico.

Fondazione

Per capire cos’è l’ipnosi e come e perché essa funzioni, è necessario partire dalla distinzione, proposta nell’Arte dell’Agguato, fra internal brain e outer brain tenendo, quindi, ben presente che il primo è esclusivamente la sede di macchine neurali che eseguono compiti specifici (funzioni) attuati attingendo a contenuti mnestici residenti altrove, ossia nell’outer brain.

È, altresì, necessario ricordare che tali macchine (denominate golem), sono costituite da neuroni e che, una volta create, tendono a divenire autonome (rispetto all’Io Osservatore) e, di conseguenza, a conferire alla totalità psichica una cifra profondamente meccanica, al punto che la reazione di un determinato individuo rispetto a uno stimolo preciso può essere prevista con buona certezza. Questo perché, in ossequio al principio suddetto, le macchine, a fronte di uno stimolo conosciuto, reagiscono sempre nello stesso modo e lo fanno a prescindere da un intervento diretto della volontà cosciente.

Si consideri il seguente scenario: inizia a piovere improvvisamente e Tizio, piegandosi leggermente su se stesso, inizia a camminare velocemente verso la prima tettoia disponibile. La domanda è: che bisogno ha Tizio di assumere quella buffa postura dato che, in ogni caso, la pioggia lo bagnerà sino a quando non avrà raggiunto la tettoia? La risposta è: nessuno. Infatti, quella postura è assunta non per volere dell’Io Osservatore, ma per quello di un golem indotto in Tizio con ogni probabilità dai suoi genitori, quando lui era ancora piccolo. Tizio ha visto la madre o il padre (o entrambi) piegarsi sotto la pioggia improvvisa e, all’istante, ha creato un golem che, per tutta la vita, ripeterà quel pattern non appena inizierà a piovere.

Insisto su questo punto giacché è fondamentale per comprendere il meccanismo ipnotico. La macchina che fa piegare Tizio sotto la pioggia improvvisa, infatti, possiede una volontà propria. Non che possa decidere di cambiarla, questo no. Tuttavia, tale volontà è agita in modo automatico ogniqualvolta il golem è acceso dall’input sensoriale (situazione contingente).

Ecco qua: golem accesi (mode on) e spenti (mode off). Questo è il primo concetto che ci serve, mentre il secondo è di plasticità sinaptica, ossia la capacità del Sistema Nervoso (SN) di modificare le relazioni neuronali (sinapsi) esistenti. Il primo concetto è sfruttato in fase d’induzione ipnotica e ha come obiettivo quello di spegnere taluni golem, il secondo serve in fase di suggestione (comando) ipnotica e/o post-ipnotica e intende accenderne e/o crearne altri ai quali affidare compiti specifici.

Induzione e Suggestione

Il brain è un castello dotato di una serie di mura merlate che lo circondano e sulle quali montano la guardia diverse sentinelle occhiute. Esistono più file di mura concentriche e ogni fila pone in essere un livello diverso di sorveglianza. Se, infatti, quelle più esterne operano una sorveglianza più blanda, più ci si avvicina al centro egoico, più questa diviene severa. In realtà e come dovrebbe essere già chiaro, ogni sentinella è un golem, ossia una macchina neurale specializzata in una determinata azione. Per lo più si tratta funzioni di riconoscimento di qualsiasi potenziale pericolo per la sopravvivenza dell’organismo biologico e, di conseguenza, dell’Ego (questo è molto importante giacché, a livello inconscio, non esiste una reale differenziazione fra Soma ed Ego poiché le due cose sono del tutto sovrapposte).

Ora, l’insieme dei golem accesi in un determinato istante, crea un processo di riflessione che tali macchine realizzano costantemente durante la veglia e che è anche conosciuto come dialogo interno. Questo ha senso, giacché un golem acceso ha continui rapporti con l’ambiente circostante e ciò genera flussi ormonali che producono stimoli i quali, legandosi ad altri, generano concatenazioni di pensieri.

Ora, che il soggetto sia solo o in compagnia di altri individui, tali pensieri formano un costante rumore di fondo, ossia la traccia fisica del lavoro di scrematura che la mente opera in modo continuo rispetto all’input sensoriale. E tale lavoro inizia dall’attività di questi speciali golem sentinella.

È questa l’architettura che l’ipnologo si appresta a manipolare quando inizia a indurre l’ipnosi. Egli ha bisogno di condizionare questi golem poiché il suo scopo, anche se non lo sa, è quello di alterare il processo di riflessione in atto nel soggetto da ipnotizzare.

Nota – Come accennato sopra, tale alterazione conosce due direzioni: spegnimento o accensione (il concetto di acceso/spento è proprio della PNL). E può avere diversi gradi d’intensità che possono andare da una manipolazione lieve, sino al totale stravolgimento dell’attività riflessiva. Ora, che si tratti di spegnimento o accensione dei golem, ciò dipende dal tipo di forza usata durante l’induzione. Nel prima caso (spegnimento), l’ipnologo usa Latone, nel secondo (accensione), Rosso. Non conosco alcun individuo, oltre a me, capace di praticare la seconda tecnica (non ho affermato che non ne esistono, solo che non ne conosco). Ne consegue che, in questa sede, ci occuperemo solo della prima, molto più facile.

Come detto, esistono diversi gradi d’induzione ipnotica che corrispondono ciascuno alla fila di mura espugnate. Più golem sentinella sono spenti, più l’ipnosi sarà profonda e più la parte successiva (quella dei comandi) sarà facile ed efficace.

Ovviamente e con queste premesse, è anche vero che più il soggetto sarà disposto a subire volontariamente l’ipnosi, più questo renderà l’intero processo agevole. Ne consegue che esistono soggetti molto difficili da ipnotizzare (come gli ipercritici) e altri per i quali il processo è addirittura impossibile da attuare (come gli psicotici).

I primi, per via del complesso sistema di sentinelle, con alcune di queste specificamente deputate a svegliare quelle che dovessero essere inattive. In questi casi, l’individuo attua, in modo del tutto automatico, dei meccanismi di controllo interni, come nel seguente schema:

Loop glemici

Nello schema, la stella a nove punte è il golem sentinella in un soggetto ipercritico. Ebbene, costui ha sistemato le cose in modo tale che lo stato (mode) della sentinella è costantemente monitorato da un golem controllore (Controller) il quale ha come unico compito quello di assicurare che il controllato sia sempre (almeno durante il periodo di veglia) in mode on.

Nota – In un soggetto “normale”, tale iperattività può essere implementata durante periodi limitati e circoscritti a specifiche occasioni. Ad esempio, quando il soggetto interagisce con altri individui. In tali casi, il sistema appare funzionale al solo scopo per il quale è stato creato, ossia consentire al soggetto di mantenere un atteggiamento molto vigile su ogni affermazione (verbale e non) formulata dai suoi interlocutori. Tuttavia, qualora l’entropia del sistema superi certi limiti, altrettanto facilmente il soggetto vedrà quel trucco così efficace, trasformarsi in un problema molto serio fatto di quegli stessi loop che, come un’infezione, si propagano a distretti neurali sempre più vasti. Ciò, ad esempio, può trasformare il suo tratto ipercritico in un delirio paranoico.

Ebbene, in questi soggetti, com’è facilmente intuibile, l’induzione ipnotica può risultare talmente difficile da essere quasi impossibile poiché le sentinelle appena indotte al sonno, si risvegliano per l’effetto dei Controller. A quel punto l’ipnologo potrebbe provare a partire dai Controller, magari scoprendo, con sommo disappunto, che il sistema di controllo è bidirezionale (ossia che la Sentinel è, a sua volta, un Controllersnort!)

Per gli psicotici, invece, l’impossibilità d’induzione ipnotica appare assoluta. E ciò avviene grazie alla natura stessa della psicosi, ossia perché, nello psicotico, l’ovale della coscienza è andato in pezzi (resto legato alla distinzione junghiana fra nevrosi e psicosi poiché la ritengo di molto superiore alle attuali classificazioni fornite dal DSM). Di conseguenza, non vi è nessuno che possa in alcun modo controllare le macchine. Lo schema che segue fornisce un’immagine del concetto, il colore rosso dell’ovale al centro rappresenta la sofferenza nevrotica mentre, nell’ovale spezzato, la coscienza è separata in parti che non possono più comunicare fra loro:

Psicosi

L’ipnologo potrebbe, se esiste ancora e se riesce a individuarlo, indurre in ipnosi ciò che resta dell’Io Osservatore di uno psicotico (triangolino giallo). Tuttavia, questo non cambierebbe alcunché visto che per le altre parti di quel soggetto, poiché irraggiungibili, nulla sarebbe comunque accaduto. Un dramma, senza dubbio. Tuttavia, un dramma capace di fornirci la vera chiave dell’induzione ipnotica poiché ci mostra come, in realtà, il vero ipnologo non sia l’induttore, bensì il soggetto che subisce l’induzione giacché è l’unico che può agire sulle proprie macchine. Se così non fosse, infatti, qualunque psicotico potrebbe essere oggetto di induzione ipnotica. Ebbene, ciò non accade poiché le macchine possono essere manipolate solo dall’Io Osservatore attraverso l’opportuna graduazione della relativa Mescola (v. Eros e Thanatos).

Chi induce l’ipnosi, quindi, è solo più un facilitatore o, se volete, un interferente. Qualcuno che offre al soggetto, una chiave di lettura adatta al proprio percorso auto ipnotico. Sì, perché, come accennato, i tipi psicologici hanno modi diversi di gestire l’auto ipnosi.

Guardate questo bell’esempio https://youtu.be/7h79aU_NjyQ. Si tratta di una tecnica per indurre la c.d. ASMR, ossia la risposta autonoma del meridiano sensoriale. Non vi linko Wikipedia perché, as always, su questi argomenti riesce solo a infastidire il lettore. Tuttavia, posso affermare che si tratta di una sensazione corporea piuttosto intensa che si manifesta in determinate condizioni di rilassamento. Ora, il video cerca d’indurre tale stato proprio tramite un’induzione di tipo ipnotico molto precisamente caratterizzata.

Se avete guardato il video, avrete notato che la ragazza, a parte i frammenti durante i quali cerca di tranquillizzare l’osservatore affermando l’assenza di pericoli, usa un proto-linguaggio composto di suoni privi di significato logico. I suoni sono modulati in modo dolce e suadente al fine d’arrivare anzitutto al centro rettile (quello emotivo è il bersaglio delle rassicurazioni verbali). In sostanza, ciò che tali suoni cercano d’indurre nell’osservatore è l’idea (analogica) di un ambiente ovattato e protetto. Un ambiente dentro il quale è possibile abbandonare ogni difesa.

In effetti, si tratta di un tipo d’ipnosi conosciuto, insegnato e praticato al punto che, se questo messaggio passa, il gioco è fatto poiché, allora, è chi è indotto in ipnosi a prendere il comando, spegnendo i golem sentinella, uno dopo l’altro. Tanto da ritrovarsi, quindici minuti dopo, in stato di trance auto indotta e sperimentando ciò che, secondo quanto ha letto, dovrebbe manifestarsi: la risposta autonoma del meridiano sensoriale, giustappunto … qualunque cosa sia, in realtà.

La cosa curiosa è che questa tecnica funziona con alcuni, mentre con altri (gli ipercritici, gli psicotici e in generale, chiunque tema come la morte la perdita di controllo) è un autentico fail. Un ipercritico, infatti, per nessun motivo spegne i suoi golem sentinella, tanto meno per le lusinghe di una perfetta sconosciuta che gli parla da un video trovato su internet! Eh … potenza delle macchine 🙂

Tuttavia, è noto, esistono altri modi per indurre un’ipnosi. Senza perdermi in elenchi che, in ogni caso, rischierebbero di non essere esaustivi, indicherò le tre linee sulle quali ciascuno di questi metodi può muoversi, ossia quella rettile (somatica), quella emotiva (empatica) e quella intellettuale (logica). Si tratta, in sostanza, di scegliere la strategia in base al tratto essenziale dominante nel target. E questo al solo scopo di vincerne la paura. Tutto questo perché l’ipnosi è danza.

Con questo, voglio solo ripetere un concetto consolidato, ossia che senza un rapport non esiste alcuna possibilità d’indurre l’ipnosi. Attenzione, ciò che ho definito “danza” non è necessariamente espressione d’amore. Anche l’odio o la paura funzionano altrettanto bene. La sola cosa che conta è l’esistenza di un gancio emotivo, a prescindere dal suo significato viscerale. Un gancio capace d’ingaggiare il target al punto da fargli spegnere i golem sentinella, nonché da fargliene accendere e/o creare altri.

La conseguenza di una tale impostazione è che l’intera esistenza umana è efficacemente descrivibile come danza ipnotica. Ogni rapporto umano, infatti, è questo, solo graduato diversamente, secondo le storie personali dei soggetti che la inscenano.

Ciò che si richiede nei singoli protagonisti è solo una sufficiente determinazione nel perseguire i propri scopi: nell’induttore la manipolazione, nell’indotto l’auto-manipolazione. Il perché questo si faccia, non è in discorso.

Sulla scorta di queste considerazioni, quindi, è facile capire come e perché i diversi modi d’induzione elaborati sino a oggi, funzionano. Tutto dipende dal target e, in specifico, dal tipo psicologico al quale davvero appartiene. Non esistono tipi puri, ciascuno di noi possiede tre cervelli, ne consegue che, per quanto spostato su uno di questi, un individuo sarà comunque soggetto all’influenza anche degli altri due.

Tuttavia, le persone possono essere suddivise in tre grandi categorie, secondo che prediligano, rispetto al modo di rapportarsi al mondo esterno, le sensazioni (centro rettile), le emozioni (centro emotivo) o la fredda logica (centro intellettuale). Ovviamente, le cose sono leggermente più complesse poiché spesso accade che l’equilibrio interno sia assai sfumato, ma un ipnologo che vale il pane che mangia risolve questo problema con un paio di tecniche davvero molto efficaci.

Si tratta di due tecniche di programmazione neuro linguistica (in realtà, derivanti dall’ipnosi eriksoniana), rispettivamente denominate ricalco e ancoraggio. Non entrerò nello specifico di queste tecniche perché in rete potete trovare molto materiale, in alcuni casi (pochi) prodotto da autori davvero molto bravi. Tuttavia, due parole sulle ancore le azzarderò, anzitutto affermando che non esiste alcuna differenza fra queste e quelli che io definisco golem. Un’ancora è un tipo di golem, ossia un insieme molto particolare di neuroni che punta a un determinato ricordo e che, quando è acceso, restituisce all’Io Osservatore una serie di informazioni sotto forma di dati sensoriali. Possono essere colori, suoni, sapori, forme, profumi. Infine, qualunque tipo d’informazione sensoriale che, in modo casuale o volontario, è stata legata a quello specifico ricordo.

Nota – Il precursore del concetto di ancora, così come usato nel linguaggio della PNL, è l’esperimento di Pavlov con i suoi cani. Pavlov riuscì a dimostrare che, associando alla reiterazione di uno stimolo (presentazione di una ciotola di cibo al cane) un determinato segnale (il suono di un campanello), era possibile ottenere dall’animale la stessa risposta automatica (iper-salivazione) azionando il campanello in assenza della ciotola di cibo. Questo perché la reiterazione aveva creato nell’animale qualcosa che, da quel momento, aveva preso a vivere di vita propria. Un’ancora o un golem, che dir si voglia. Ossia un gruppetto di neuroni, uniti da un sodalizio sinaptico che ha come unico scopo quello di scatenare una precisa informazione sensoriale legata a un altrettanto preciso ricordo.

Ebbene, come detto, l’altro aspetto dell’ipnosi è la suggestione, ipnotica o post-ipnotica che sia, la quale, al contrario dell’induzione, accende golem specifici o addirittura, ne crea di nuovi, mai esistiti prima nell’internal brain. Anche qui, in realtà, chi accende e/o crea i golem, è chi subisce la suggestione poiché il meccanismo è il medesimo di quello appena visto per l’induzione.

In effetti, le ancore sono usate anche in fase induttiva, ma ciò che qui m’interessa enfatizzare è l’immediatezza della creazione di tali macchine neurali, una volta completata la fase d’induzione. Ciò che entra in gioco, infatti, è la plasticità sinaptica la quale, in assenza dei golem sentinella (che se la dormono della grossa), occorre con eccezionale rapidità. Tanto che all’ipnologo basta verbalizzare il comando anche una sola volta per indurre la parte inconscia del target alla creazione istantanea dei golem che svolgeranno quello specifico compito. Un esempio potrebbe essere quello di un comando che prevede l’insorgere di nausea immediatamente dopo l’assunzione di alcol. Il tal caso, i golem così creati, a fronte dell’ingestione di alcol, potranno agire direttamente sull’area postrema, scatenando nel soggetto una reazione emetica. Appare del tutto evidente che si tratta di un lavoro che solo il target può fare senza errori.

Osservo che i golem creati in stato ipnotico non sono eterni, bensì hanno un’emivita che può variare in modo considerevole secondo la profondità della trance, nonché dell’intensità della suggestione.

Rischi

Anzitutto un avvertimento di carattere burocratico. L’art. 613 c.p. prevede il carcere fino a un anno per l’ipnosi indotta senza consenso e fino a cinque anni se il soggetto indotto in stato ipnotico commette un reato. Ora e a mente di quanto detto sopra, la norma appare del tutto priva di senso giacché due persone che chiacchierano in un bar stanno con certezza assoluta operando una vicendevole azione d’induzione ipnotica. Possono essere due amanti o due rivali o due amici, doesn’t matter! Sono tutti colpevoli. 🙂

Ciò che intendo affermare è che la norma, così com’è stata formulata, riduce la sua efficacia a un numero ristrettissimo di casi nei quali abbiamo un frescone che armeggia con pendolini e spirali rotanti rantolando frasi del tipo “… dormi … hai molto sonno … dormi”. Fa ridere, sì. Tuttavia, questa è la levatura del legislatore nostrano.

Per venire alle cose serie, quindi, affermo che i rischi dell’ipnosi sono davvero molto grandi, alcuni manifesti, altri più subdoli e, perciò, assai più pericolosi.

Il problema principale è la complessità del Sistema Golemico (SO) il quale regge se stesso su una struttura rigidamente gerarchica e davvero molto vasta. Il sistema è rappresentabile da una piramide rovesciata, con il proprio vertice profondamente piantato nel centro rettile, ossia il luogo nel quale è custodita la direttiva con priorità massima: sopravvivere (Direttiva Primaria).

Su questo apparentemente semplice schema, tuttavia, cresce una congerie di golem spesso strettamente interconnessi e tutti (tutti) sotto la sorveglianza del Super-io, ossia una gigantesca struttura golemica che estende la sua influenza a ogni aspetto della personalità conscia e inconscia e che, com’è noto, svolge tutto il lavoro censorio. Ogni Sentinel, così come ogni Controller, appartiene a tale struttura la quale trae la propria legittimazione e, quindi, il proprio potere direttamente dalla Direttiva Primaria (DP).

Nota – L’oggetto principale dell’azione censoria del Super-io non ha nulla a che vedere con la morale, bensì con la percezione. Ciò che il Super-io controlla in primissima istanza è l’ambito percettivo all’interno del quale si svolge l’attività di veglia. Questo perché se l’individuo fosse libero di cambiare il modo con il quale percepisce il mondo esterno, ciò metterebbe facilmente a rischio le sue capacità di sopravvivenza.

Ora e a mente di quanto affermato prima, l’induzione ipnotica opera un progressivo spegnimento di tale struttura. Con ogni probabilità, esiste un limite oltre il quale l’induzione non può andare poiché, per farlo, dovrebbe violare la DP. Tuttavia, questo nessuno lo sa con certezza. A prescindere da questi dubbi, però, il problema centrale sta nel drammatico mutamento di scenario che avviene nel target. Costui, un attimo prima, è un individuo con una serie variamente estesa di valori di riferimento (quali che siano) che lo limitano in diversi modi, mentre in quello successivo e a seguito dello spegnimento progressivo di Sentinel e Controller, è un’entità che ha una libertà d’azione sino a poco prima semplicemente impensabile.

È precisamente questo il punto di crisi, giacché tale libertà d’azione sta, in realtà, nelle mani dell’ipnologo il quale, nel rapport, è l’unico ad avere mantenuto un Io Osservatore grazie al quale, si badi, nutre l’illusione di poter fare delle scelte libere. Questo è illusorio giacché l’ipnologo condivide con il target un’esistenza totalmente meccanica, tanto è predeterminata dal suo Sistema Golemico.

Non farò nomi, tuttavia i casi sono noti. Se l’ipnologo parte con la tesi precostituita dell’esistenza degli alieni che rapiscono le persone e si pone come obiettivo quello di dimostrarla inducendo in ipnosi i “rapiti”, è matematico che accumulerà una montagna di prove a favore. Prove fasulle, in realtà, giacché costruite in forma di golem specializzati nell’internal brain dei c.d. addotti, proprio da loro stessi.

Senza giungere a questi estremi, però, considerate il caso dell’ipnologo (Caio) che intende risolvere la dipendenza da alcol del soggetto di nome Tizio e che, per questo, si limiti a entrare in punta di piedi e a formulare la suggestione sopraddetta, ossia che l’ingestione della sostanza genererà una reazione emetica nel bevitore.

Caio non sa perché Tizio è diventato un alcolista. In realtà, ha cercato di scoprirlo ma Tizio, come tutti i tossici, è stato molto abile a eludere le sue domande. Di talché, Caio s’è risolto a passare all’azione. Finita la seduta Tizio se ne va e, dopo breve tempo, visto che non riesce più a bere poiché questo lo fa vomitare, sviluppa una dipendenza da eroina. Cos’è accaduto? Semplice, il Sistema Golemico ha presentato il conto a Tizio riportandolo dentro le vecchie logiche che lo avevano portato all’alcolismo.

Si consideri, poi, lo scenario nel quale Caio intenda curare con l’ipnosi il tratto ossessivo compulsivo di Sempronio. Supponiamo, inoltre, che in tale caso Caio sia consapevole del fatto che un tratto nevrotico, quale che sia, ha come presupposto la paura e che, di conseguenza, intenda lavorare direttamente su questa tramite una suggestione del tipo “tu non avrai più alcuna paura”.

Sempronio esce dallo studio di Caio e per un giorno o due sperimenta una dimensione di vita mai conosciuta prima. Sa che deve tenere sotto controllo la sua ossessione e tanto gli basta. Il problema è che Caio l’ha indotto ad addormentarsi l’amigdala e questo ha cambiato il suo modo di rapportarsi con il mondo esterno in un modo che Sempronio non riesce a reggere. È diventato aggressivo, sfrontato, insensibile al punto che coloro che lo amavano, lo hanno lasciato solo. Dopo qualche mese, Sempronio ha un crash sistemico e un trattamento sanitario obbligatorio.

I due casi che ho presentato, ovviamente, rappresentano il limite delle fattispecie possibili. Tuttavia, non fanno che estremizzare conseguenze che occorrono in ogni induzione ipnotica.

Conclusioni

L’ipnosi è uno strumento che un analista che vale il pane che mangia dovrebbe saper padroneggiare. Tuttavia, il suo uso intelligente e appropriato è qualcosa che va ben oltre le capacità di un onesto professionista. Perciò, attenti a quel che fate.

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