Dinamica Endecadimensionale – Tempo

Abstract

Quel che vorrei cercare di descrivere in quest’articolo è uno specifico aspetto del funzionamento di ciò che ho denominato Campo Endecadimensionale (CE). A tale proposito, ricordo che il CE rappresenta propriamente l’aspetto dinamico del Multiverso, ossia del super-insieme composto da 2048 universi (tra i quali, anche il nostro) che definisco, altresì, la Creatura.

Ebbene, ciò che mi appresto a rappresentare è un’ipotesi di funzionamento del CE tramite le proprie, specifiche ipostasi, ossia le undici dimensioni che, grazie a combinazioni semplici, danno origine a tutti i 2048 universi esistenti.

Di seguito, intendo proporre un’ipotesi di lettura per una specifica anomalia che ritengo presente nella dimensione Tempo.

Il Respiro della Creatura

Le dimensioni sono ingannevoli poiché, come prime ipostasi del CE, preesistono a qualsiasi oggetto presente nella Creatura. Possono, quindi, essere verificate proprio e solo grazie dall’osservazione (misura) di tali oggetti. Tuttavia, proprio questo stato di fatto lega sia le dimensioni, sia gli oggetti da queste espressi, al respiro della Creatura (Multiverso) il quale, a sua volta, è uno degli aspetti peculiari del CE. E la conseguenza di ciò è che, a questo livello, se la singola dimensione è deformata, adeguando se stessa al respiro della Creatura (il quale si manifesta in movimenti sistolici e diastolici, l’antico solve et coagula), lo faranno anche tutte le altre ed è evidente che, in termini assoluti, ogni oggetto presente nella Creatura, muterà a sua volta (con una velocità maggiore di quella della luce, ovviamente).

Si osservi il seguente schema il quale descrive il Multiverso in fase sistolica (t1) e diastolica (t2):

Deformazione dimensionale
Figura 1: deformazione dimensionale (Respiro della Creatura).

Le due fasi (t1 e t2) rappresentano gli estremi sistolico e diastolico. Si consideri, tuttavia, che fra tali estremi, esiste un numero indeterminabile di fasi intermedie in costanza delle quali sia l’osservatore (motu proprio), sia gli oggetti osservati (poiché elementi del Multiverso) adeguano in tempo (che tende a zero) le proprie dimensioni a quella della Creatura che li contiene. È evidente che, in simili condizioni, se Tizio (l’osservatore) misura le dimensioni spaziali (o qualsiasi altra proprietà) di uno o più oggetti in momenti diversi, non potrà in alcun modo rilevare tale mutamento poiché sia l’oggetto, sia lo strumento di misura avranno subito la medesima deformazione dimensionale.

Nota – Potrebbe farlo solo raffrontando le dimensioni dell’oggetto in t1 e in t2. Tuttavia, per fare questo dovrebbe disporre di uno strumento di misura (sia spaziale, sia temporale) non compromesso dalla manovra della Creatura in atto. E questo è impossibile poiché la manovra avviene a una velocità superiore a quella della luce.

Si noti che, al contrario dell’oggetto misurato (a) e dello strumento di misura (b), l’adeguamento della consapevolezza osservatrice (c) non avviene per volontà della Creatura, poiché questo violerebbe il principio di libero arbitrio. Viceversa, è lo stesso osservatore che adegua le proprie caratteristiche dimensionali a quelle della Creatura, con la conseguenza che non sarà mai in grado di rilevare una qualsiasi discrepanza rispetto alle misure in atto.

Tempo

Ora, quella appena enunciata parrebbe una regola valida sempre. Tuttavia, non è così perché tale regola presenta almeno due considerevoli eccezioni:

  • Non coinvolge le consapevolezze responsabili di un eventuale processo di sovrascrittura della Creatura (processo che, altrove, ho denominato Evolutive Resetting);
  • Non sembra avere effetto sulla Dimensione Tempo (DT).

Ora, essendo il punto 1) già stato trattato nell’articolo linkato, ci occuperemo solo del secondo rilevando immediatamente un fatto in apparenza banale: se gli oggetti del tempo t2 (diastole) subiscono un mutamento rispetto al tempo t1 (sistole) che, in ogni caso, non può essere rilevato dall’osservatore (c), il tempo t2 è (abbastanza) precisamente distinguibile dal tempo t1.

Ecco, questo è talmente paradossale e interessante da far pensare al Tempo come a qualcosa di profondamente diverso rispetto alle altre dimensioni. In realtà, fa pensare alla possibilità che il Tempo trascenda le altre dimensioni (almeno le tre che conosciamo), quasi fosse, fra le undici dimensioni esistenti, una sorta di outsider. Quasi fosse l’unico punto di contatto fra Uno a Dualità … il non avere tempo è follia, l’avere tempo infinito è disperazione (mi chiedo se taluno ha mai provato a pensarsi immortale, indugiando sulla considerazione di uno stato del proprio essere che, semplicemente, non abbia mai fine … fatelo solo se avete a disposizione del buon distillato o del THC capace di farvi dimenticare le cose).

Prendiamo, ad esempio, il viaggio nel tempo. Tematica indagata non solo dalla fantascienza, ma anche dalla fisica teorica. Ebbene, l’intera questione del viaggio nel tempo, a un’indagine un po’ più profonda, appare un auto-inganno. E ciò accade poiché, ritengo, si basi sull’ingenuo presupposto che il tempo sia una dimensione con dignità identica a quella delle altre dieci dimensioni che compongono il Multiverso nel quale esistiamo. Così non è e ora vedremo perché.

Il tempo, almeno nella forma che abbiamo imparato a conoscere sin da piccoli, sarebbe una dimensione scomponibile in tre ulteriori sottodimensioni: passato, presente e futuro. Tuttavia, Il futuro non esiste.

Ammettere il contrario, significherebbe affermare che non abbiamo alcuna possibilità di scelta (negherebbe il libero arbitrio) perché, qualunque scelta facessimo, il risultato sarebbe sempre lo stesso. Ne consegue che, se il futuro non esiste, il presente può essere solo il futuro di un passato non più modificabile, viceversa un viaggio nel passato sconvolgerebbe questo presente. Ad esempio, Tizio torna nel passato e qualsiasi cosa tocchi/osservi modificherà il presente dal quale proviene al punto di rendere impossibile a lui d’essere lì, in quel passato, nel momento stesso nel quale ha agito. E ciò comporta che il passato può esistere esclusivamente come narrazione di ricordi (perlopiù, distorti).

Tuttavia (e qui il Tempo mostra tutta la sua bizzarra elasticità), diverso è ragionare in termini di “qui e ora”, ossia come se ogni cosa, a qualsiasi tempo sia riferita, stesse avvenendo in questo preciso spazio-tempo.

Per dire, il Big Bang sta avvenendo in questo istante … la comparsa della vita, anche. E così qualunque avvenimento di qualsiasi futuro probabile sta avvenendo qui e ora. A quel punto, passato e futuro sarebbero entrambi e nel medesimo istante illusori e privi di consistenza reale, eppure reali e modificabili poiché il qui e ora sarebbe in ogni caso il risultato di un passato che si sta verificando adesso e il futuro solo la scelta attuale di quanto sta accadendo sia nel passato, sia nel presente.

Così come per la Creatura che modifica le proprie dimensioni ad ogni fase sistolica e diastolica senza che gli osservatori (le consapevolezze in essa agenti) si avvedano di alcunché, così qualsivoglia azione che avviene nel passato, nel presente o nel futuro ricondurrebbe immediatamente a totale coerenza ogni aspetto del presente!

Ritengo questa una posizione decisamente più elegante e anche meno ingenua di quella che resta legata a una scansione temporale lineare fra passato, presente e futuro e che fa della DT qualcosa che sta in una posizione diversa, certamente rispetto alle tre dimensioni che conosciamo ma, quien sabe, fors’anche rispetto alle sette nascoste.

Questo fa del Tempo una dimensione che probabilmente preesiste al Multiverso. Una sorta di dimensione primitiva e che attraversa e interessa ogni Multiverso teoricamente esistente e che, quindi, un qualunque osservatore può usare come meglio crede, senza tema d’errore. Per la verità, la possibilità d’errore esiste, ma è legata in modo inverso al livello d’astrazione della descrizione adottata. Di conseguenza, l’adozione di una lettura rigida della linea temporale determina i paradossi conosciuti (come quello dei gemelli), mentre se ci si sposta nell’hic et nunc ogni paradosso è superato dalla velocità della manovra di adeguamento della Creatura attuata dal suo Campo Endecadimensionale.

A voler esser pignoli, quindi, qualora l’osservatore ponga se stesso nel qui e ora, ciò determina una forma particolare di Evolutive Resetting, ossia un ripristino evolutivo che, in prospettiva di tempo lineare (vera e falsa al tempo stesso), si verifica contemporaneamente sui tre livelli temporali (passato, presente e futuro).

Ciò che deve essere chiaro è che si tratta sempre e comunque di una scelta dell’osservatore. Anzi, per i più nemmeno si tratta di una scelta, giacché la paura che il loro Ego sperimenta in ogni istante di vita, li costringe a un attaccamento tale da rendere impossibile il superamento del tempo lineare. Di talché, quest’ultimo, proprio per l’effetto massivo operato da un così elevato numero di consapevolezze, diviene parte fondante del paradigma percettivo condiviso dalla quasi totalità degli individui.

Sul punto, è sufficiente scorrere la ponderosa (e spesso oscura) speculazione fisico-matematica la quale, nonostante l’introduzione, da parte della relatività generale, del concetto di spazio-tempo (curvo, poiché deformato dalla gravità), non si stacca dalla nozione di tempo lineare e, di conseguenza, dalla convinzione che esistano sia un passato, sia un futuro. Legare il tempo alla velocità e allo spazio, spezzetta la quarta dimensione, individuando un tempo specifico per ciascuna regione di spazio. Tutto ciò è rivoluzionario solo in apparenza, giacché i paradossi temporali così introdotti avvengono in ambiti teorici che non riguarderanno mai il singolo individuo (che, infatti, continua a restarvi indifferente) ma che, soprattutto, perdono di vista quella che, a mio avviso, è la vera dimensione del problema: l’essere a priori della DT e non rispetto all’esperienza cosciente, bensì rispetto a ogni altra dimensione. Qualcosa che agisce come una colla fra ogni Multiverso esistente. Qualcosa di talmente astratto, fluido e pervadente da essere capace di conformarsi a qualsiasi descrizione, sia che questa lo affermi (in qualsiasi modo), sia che lo neghi.

Un beffa assoluta, senza meno.

 

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