Il Doppio Mnestico

Struttura e Funzionamento

Per comprendere la natura del Doppio, la sua finalità, nonché il modo con il quale questo comunica con l’Io Osservatore è necessario tenere presente il fatto che l’essere umano è (anche) descrivibile come un sistema tripartito composto da:

  1. Un Io Osservatore (IO, parte reale);
  2. Un Ego (parte virtuale fisica);
  3. Un Doppio Mnestico (DM, parte virtuale psichica, outer brain).

L’unica parte reale è l’IO perché espressione diretta della Coscienza che anima il Burattino. Perciò, sia il corpo fisico, sia il DM hanno una pura funzione di contenitore, con la conseguenza che entrambi, poiché virtuali, sono soggetti al continuo rimodellamento da parte del potere creativo.

Sia l’Ego, sia il DM sono genericamente definibili come costrutti olistici (ricordo che il c.d. principio olistico prevede che un dato sistema sia, se preso nel suo insieme, maggiore della somma delle sue parti). Di conseguenza, se l’Ego è descrivibile come il costrutto olistico delle funzioni d’accesso (internal brain) alle memorie individuali (outer brain), il DM lo è di quelle stesse memorie.

La natura del Doppio, quindi, è mnestica, ossia legata in modo diretto ai ricordi dell’individuo. Ciò comporta che il Doppio è una entità che inizia a esistere nel periodo nel quale il bambino comincia a strutturare un Ego (solitamente intorno ai tre anni di vita).

Affermo che il Doppio Mnestico è edificato in modo indiretto dal vissuto egoico (ciò in ossequio alla logica del’architettura client/server, vedi l’Arte dell’Agguato). E questo ha conseguenze tanto importanti, quanto facilmente prevedibili del tipo “quel che mangi oggi, cammina domani”. Fuor di metafora, le scelte che si operano in real life determinano la natura dei nostri ricordi e, di conseguenza, influiscono sull’aspetto del DM.

Il punto centrale è che l’intero sistema appena descritto è progettato per il raggiungimento di un fine specifico, ossia l’incremento della Consapevolezza. A mente, infatti, dell’assenza nella Parte Animica della modalità dell’essere (vedi l’articolo Anima) si è detto che è il Burattino a supplire a tale mancanza tramite, appunto, il complesso sistema descritto. Un sistema che, fra le altre cose, sembra comportare la naturale tendenza dell’IO a identificarsi con il contenitore dominante, fisico o psichico che sia. Ovviamente, il vero lavoro di produzione consapevole avviene quando l’IO è identificato con il Soma, l’unico a garantire i livelli di sofferenza necessari a questo scopo. Tuttavia, è possibile affermare che i periodi di identificazione con il DM giocano una parte importante, vedremo come.

Nota – Torno sul significato della locuzione modalità dell’essere (Sibaldi), poiché è importante comprendere che essa deriva da una drastica riduzione del livello di funzionamento della Parte Animica la quale, per sua natura, esiste in ogni tempo e in ogni luogo. È evidente che quel livello di funzionamento è del tutto incompatibile con la sofferenza necessaria a produrre un qualsiasi incremento di consapevolezza. A quel livello, infatti, la contraddizione è semplicemente annullata dalla propria stessa immanenza. Così, la Parte Animica, essendo tutto e il suo contrario, non hai mai modo di separare funzionalmente la percezione delle due cose. Tuttavia, essa è duale e, di conseguenza, del tutto incapace di comprendere ciò che descrive, ma risolve il tutto in un perenne stato di sterile stupefazione. Per questo, sceglie di limitare in modo drastico il proprio livello di funzionamento, affidando l’esperienza al Burattino il quale, proprio grazie al sonno che lo caratterizza e che rende tremendamente reale l’illusione spazio-temporale, diviene capace di sperimentare la sofferenza più atroce proprio perché si trova a dover fare i conti con logica del principio di contraddizione. Tutto ciò è denominato, appunto, modalità dell’essere e concreta la capacità immediata e diretta di produrre consapevolezza.

Abbiamo visto come il DM sia frutto indiretto del vissuto egoico. In altre parole, il DM è conseguenza dell’olismo dell’outer brain, esattamente come l’Ego lo è dell’internal brain.

Se da una parte, infatti, abbiamo l’intero parco golemico che esprime in chiave olistica un’entità chiamata Ego e capace, in certa misura, di volontà propria, non si capisce per quale motivo ciò non dovrebbe accadere anche per l’insieme dei memogrammi. Una parte che tutti accidentalmente sperimentano, pur senza averne alcuna specifica consapevolezza.

Diversi anni fa, durante una colazione mattutina, la mia prima figlia che all’epoca aveva sette anni, con tutta la forza dell’ingenuità di una ragazzina di quell’età mi sorrise, esclamando:

– “Ti ho visto stanotte”.

– “In che senso, amor mio?”.

– “Ero nel mio letto, ma ero sveglia e tu sei passato nel corridoio. Mi hai guardato, mi hai sorriso e salutato”.

Mi paralizzai poiché non avevo alcuna memoria di tutto ciò e, tuttavia, compresi all’istante che la bambina aveva visto il mio Doppio. L’intero appartamento è immerso nel buio durante la notte. Perciò, il fatto che mia figlia affermasse che, dal suo letto, era riuscita ad avere con me una conversazione non verbale (fatta di soli gesti e sguardi), poteva solo significare che si trovava in uno stato alterato di coscienza, grazie al quale aveva potuto vedere il mio Doppio … e sì, era del tutto evidente che la ragazzina, per farlo, aveva usato il suo.

L’uso del Doppio da parte degli individui, in realtà, è qualcosa di assai più comune di quanto si potrebbe pensare giacché l’intera categoria dei fenomeni appartenenti alla c.d. Ultra Sensory Perception (USP, vedi Keter) ne è diretta espressione. In realtà, ogni fatto di vita che involga una percezione alterata, comporta un’azione del Doppio Mnestico. Questo perché il corpo fisico (ossia, ciò che il vecchio nagual denominava prima attenzione) non ne è il alcun modo capace.

In realtà, quanto sopra deve essere riformulato poiché, se è vero che il contenitore fornisce il mezzo, chi percepisce è l’Io Osservatore. Ne consegue che è l’IO a determinare il tipo di percezione spostandosi fra il corpo fisico (prima attenzione) e il Doppio Mnestico (seconda attenzione).

Il problema è che tale switch concreta una manovra che, almeno nella stragrande maggioranza dei casi, è del tutto involontaria e casuale.

Tuttavia, il risultato è l’accesso a capacità del tutto impensabili per la prima attenzione. E non parlo solo o necessariamente di Ultra Sensory Perception, bensì di tutto ciò che abitualmente definiamo frutto del genio. Atti sorprendenti, realizzati da un singolo individuo a livelli diversi (fisico, emotivo o intellettuale) ne sono altrettanti esempi. Così, il gesto atletico eccezionale e irripetibile, la comprensione emotiva profonda e capace di mirabilia a livello empatico e curativo, per giungere all’intuizione, ossia alla capacità di formulare la soluzione corretta di un problema in assenza d’informazioni sufficienti per poterlo fare.

In altri termini, l’atto geniale, a questo punto senz’altro qualificabile come ultrasensoriale, è sempre il frutto dello switch che l’IO opera dal Soma (corpo fisico) al Doppio Mnestico. Un atto magico a tutto tondo e che bypassa (per quanto tempo, dipende da colui che accede) l’architettura client/server, realizzando un’Unione sublime, capace di stupire profondamente sia chi la compie, sia qualunque terzo osservatore.

In tali condizioni, infatti, il potere creativo può fluire in modo perfetto giacché l’intero parco golemico è fuori gioco e, di conseguenza, incapace di operare l’azione censoria determinata necessariamente dalla sua stessa struttura la quale, a sua volta, deriva dal processo educativo e dalle esperienze di vita. In altre parole, lo switch permette al singolo individuo di prescindere da ogni condizionamento presente in lui poiché le macchine (golem) che lo genererebbero sono tutte inattive, siccome residenti nel contenitore somatico (internal brain) momentaneamente abbandonato.

Questo significa che nel DM non esistono né la paura, né il senso di limite e d’inadeguatezza che ciascuno di noi deriva dal proprio corpo fisico. Nel Doppio Mnestico l’IO è letteralmente limitless, una situazione che permette di operare “miracoli” ma che, nello stesso tempo, comporta un problema davvero molto serio, mi riferisco all’inflazione psichica che un tale potere genera in modo immediato e ferale in ogni IO una volta che questo è tornato nel contenitore fisico.

Nota – Il Soma ha un’inerzia tale che richiama sempre a sé l’IO, a prescindere da quanto lontano si possa essere spinto. E ciò accade per tutto il tempo durante il quale il Soma è vivo. Questo è un fatto assai noto tanto agli sciamani, quanto ai moderni psiconauti. Entrambi sanno che per quanto essi possano spingersi lontano, prima o poi il Soma li riporterà indietro, in prima attenzione.

Ciò che dovrebbe essere inteso, quindi, è che questa libertà assoluta è determinata dalla differenza fondamentale che esiste fra i due contenitori. L’Ego, infatti, è un luogo di funzioni, ossia di macchine che esistono esclusivamente per fare qualcosa. Perciò, quando l’IO vi si trova immerso grazie all’identificazione, non ha alcuna alternativa a quella di un vissuto profondamente meccanico e predeterminato. Nell’Ego, tutto deve essere conosciuto, non sono ammessi i dati inattesi e, qualora se ne presenti uno, l’immediata e inevitabile reazione è la paura, con tutto ciò che ne consegue.

Viceversa e grazie all’assenza di macchine, nel DM non esiste alcun tipo di predeterminazione. Esso è espressione esclusiva dei memogrammi immagazzinati sino a quell’istante i quali, tuttavia, non generano alcuna reazione meccanica perché le macchine che solitamente lo fanno, stanno da un’altra parte. Per questo il DM è totalmente naïve, privo dialogo interiore, di morale o di qualsiasi tipo di pregiudizio. Quando l’IO si sposta in esso, l’esperienza è quella di una consapevolezza pura la quale non crea alcun ostacolo al fluire del potere creativo. L’Ego è assente e, di conseguenza, la paura è sconosciuta perché nel DM non esiste nulla che possa morire. Così, non essendovi macchine, il linguaggio che l’IO usa in continuazione quando sosta nell’Ego, qui risulta impossibile e l’immagine è inevitabilmente quella di un’istanza che ha poco a che fare con la logica e molto con la stregoneria. In sostanza, si realizza ciò che il vecchio nagual chiamava conoscenza silenziosa, ossia qualcosa che, prescindendo da qualsiasi linguaggio, realizza prodigi.

Ogni tecnica meditativa cerca di realizzare questo in base all’idea che, spegnendo in qualche modo il dialogo interno, l’Ego si disattivi, permettendo all’IO lo switch verso il DM. Ora, se il ragionamento appare sensato, il problema derivante da una simile impostazione è determinato dal fatto che le macchine, prima o poi, si svegliano ed è propriamente lì che iniziano i guai.

Come l’IO torna nell’Ego, infatti, un elevato numero di macchine è riattivato all’istante e questo comporta reazioni diverse, secondo quanto è avvenuto in costanza dell’azione del DM. Può essere paura, certamente veicolata da un qualunque senso di colpa. Tuttavia, soprattutto quando l’accesso si è verificato in modo inconsapevole (la stragrande maggioranza dei casi), spesso si tratta di autocompiacimento o, come usa dire, autostima poiché, proprio per l’inconsapevolezza che ha caratterizzato lo switch, l’unica cosa che l’Ego vede è la bellezza e la forza dell’atto appena compiuto, il quale è inevitabilmente oggetto di autoreferenza (farlocca, giacché la fonte non è l’Ego ma il DM). Ecco, questo è propriamente l’innesco della succitata Inflazione Psichica (IP).

Albert Einstein, Diego Armando Maradona, Osho Rajneesh sono tre esempi di cuspidi nel rispettivo, specifico campo d’azione. Per quale motivo costoro avrebbero dovuto considerare se stessi come tutti gli altri a fronte delle continue e inequivocabili prove del fatto di appartenere a una categoria che non ha nulla in comune con il resto dell’umanità? È chiaro che ciò crea un vertice e che, ovviamente, un gradino sotto, ci sta un’altra casta. Non così geniale ma, in ogni caso, oltre la “mediocrità del volgo”. Ancora, perché mai costoro dovrebbero condividere la loro esistenza con la “gente bassa”? Tuttavia, fra la c.d. gente bassa le cose non vanno meglio, anzi, fra questi la vita è una lotta egoica senza fine, determinata a marcare differenze più o meno folli fra singoli individui, il tutto tramite comportamenti ferocemente discriminanti. E non è forse vero che, in campo strettamente scientifico, si è elaborato un test che misura il quoziente intellettivo?

Ecco, questo è il semplice e drammatico effetto di ciò che va sotto il nome di Inflazione Psichica, ossia la conseguenza inevitabile dell’accesso inconsapevole (o sbagliato, come nei vari tipi di meditazione) al Doppio Mnestico. Ciò che accade è piuttosto semplice da descrivere perché l’inconsapevolezza ignora l’esistenza del DM e riferisce ogni effetto dell’accesso a qualcosa di diverso, sostanzialmente inventato dalle macchine (dio, gli alieni, le fate, il fato). E più l’accesso al DM è facile e frequente, più l’IO si convince d’essere speciale, cristallizzando nell’internal brain specifiche macchine variamente impegnate a trasmettere e amplificare tale convinzione. Nascono così i matti che da millenni calpestano il suolo terrestre. Nascono grazie all’accesso inconsapevole dell’IO al DM, nonché dalla paura e dalla vanagloria che questo genera nell’Ego … e, ormai, sono 7,5 miliardi.

Eros

L’orgasmo è un esempio, per molti quotidiano, di accesso inconsapevole al DM (ne ho descritto il meccanismo in Eros e Thanatos) che avviene propriamente attraverso lo spegnimento progressivo di tutti i golem, grazie all’eccitazione sessuale. Questo disattiva letteralmente l’Ego e permette al drago bianco di danzare nel DM, restituendo all’IO l’esperienza estatica che definiamo orgasmo.

Anche qui, l’accesso dura brevissimi istanti ma la cosa interessante è che, proprio grazie alla disattivazione dell’Ego, l’orgasmo descrive in modo compiuto il significato di conoscenza silenziosa. L’estasi orgasmica, infatti, è un coacervo d’informazioni analogiche (non binarie) talmente esteso e complesso da essere risolto, a livello di IO, come qualcosa che è del tutto inspiegabile ma che, proprio per questo, è tradotto in esperienza estatica.

Di fatto, l’orgasmo è l’ombra puerile del Doppio mnestico acceso da Latone. Tanto che la compulsione a reiterarlo, tipica di molti individui, sia attraverso l’accoppiamento sia, soprattutto, la masturbazione, è verosimilmente il frutto inconsapevole di una potente spinta animica nella direzione di quell’Unione che dovrebbe trasformare il Doppio Mnestico in Doppio Immortale. Come già detto, tuttavia, l’Ego si oppone all’Unione poiché questa gli parla della sua morte. Di conseguenza è scelta la via dell’orgasmo, ossia di una morte temporanea (tramite lo spegnimento progressivo di tutti i golem) che, pur consumando il corpo fisico, assicura all’Ego la sopravvivenza.

In questi casi, tutto ciò che l’individuo sperimenta è una feroce coazione verso l’orgasmo il quale è continuamente rivissuto come accesso del tutto inconsapevole al DM. Ovviamente, il ritorno nel Soma porterà con sé la sua brava coda di senso di colpa poiché, per ottenerlo, l’IO ha dovuto spegnere completamente l’Ego … e questo, anche se concreta una finzione, non può essere senza prezzo.

Thanatos

Al pari dell’orgasmo, la morte è attività del DM con la differenza che, in questo caso, l’Ego non è spento, bensì totalmente acceso e il motivo sta proprio nel cercare di attuare l’Unione. Non ripeterò cose già scritte, quindi, chi volesse approfondire può leggersi La Chiusura del Cerchio. Tuttavia e com’è noto, al contrario dell’orgasmo, la morte è one shot deal (un colpo solo). Fuor di metafora, dal punto di vista dell’Ego si tratta del trasferimento definitivo e senza ritorno dell’Io Osservatore nel Doppio Mnestico.

Da notare che qui non c’è alcuno spazio per il senso di colpa, poiché l’IO non tornerà mai più nell’Ego. Il problema è che l’allontanamento definitivo dell’IO è prefigurato dall’Ego come la propria fine. Ciò scatena la paura che immancabilmente compromette l’Unione. L’intera dinamica è descritta nell’articolo linkato, tuttavia qui è importante rimarcare che per un IO eccessivamente compromesso con l’Ego, la morte dell’organismo biologico sarà anche la morte dell’IO stesso perché, a quel punto, le cristallizzazioni golemiche, essendo tutte in mode on, gli impediranno l’immersione nella danza di Rosso, con la conseguenza che, scartata l’opzione dell’Unione, la Parte Animica si nutrirà della consapevolezza distillata dal Burattino durante la vita.

USP

Vorrei tornare in modo più specifico sulla tematica della Ultra Sensory Perception, ossia di quel coacervo di fenomeni negati dal razionalismo, eppure sperimentati una o più volte nella vita da quasi ogni individuo. Precognizione, chiaroveggenza, telepatia, telecinesi e psicocinesi, per citarne alcune, sono tutte attività del Doppio Mnestico per le quali, tuttavia, è impossibile giungere a una dimostrazione rigorosa d’esistenza.

Negli anni 30 vennero progettati alcuni esperimenti denominati ganzfeld allo scopo di studiare la psicologia della percezione. Il concetto fondamentale era quello di deprivazione sensoriale che era indotta ponendo il soggetto davanti a una parete omogenea con l’intento di portare vicino allo zero la risposta del sistema visivo.

Solo negli anni 70, però, la tecnica fu introdotta in ambito parapsicologico da Honorton e Parker i quali avevano pensato che, per ottenere un fenomeno di ciò che chiamavano ESP (Extra Sensory Perception), era importante indurre nel soggetto una qualche alterazione dello stato di coscienza.

Il problema è che i due ricercatori, nonostante la felice intuizione, si erano infilati nel medesimo vicolo cieco nel quale giacevano da millenni le tecniche meditative. Ossia e in ultima analisi, riferire l’attività extra-percettiva (ora, ultra-percettiva) al Soma. Questo è l’errore fondamentale perché i fenomeni qualificabili come ESP o USP non sono generati dal cervello (internal brain), bensì dal Doppio Mnestico (outer brain) e continuare a volerli verificare partendo dall’errato presupposto che avvengano a livello fisico, comporta inevitabilmente il fallimento dell’intera verifica.

Mettetevi il cuore in pace perché precognizione, chiaroveggenza, telepatia, telecinesi, psicocinesi (o qualsiasi altra manifestazione ultra-sensoriale) sono sempre e solo attività del DM, ossia di un costrutto olistico che sta oltre la dimensione spazio-temporale. Per questo e per nessun altro motivo, chi cerca di provarne (o negarne) l’esistenza è più simile al bambino testardo e un po’ stupido che si ostina e cercare di abbattere a testate il muro di mattoni che delimita il giardino nel quale solitamente gioca.

Infine, se l’esortazione rimane quella di tornare come bambini, abbiate la compiacenza di comprendere che fra un bambino e un bimbo-minchia esiste una differenza davvero incommensurabile.

[Doppio Mnestico – Seconda Parte]

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2 Risposte a “Il Doppio Mnestico”

  1. Vorrei provare a capire meglio come può essere che nel Doppio Mnestico l’IO è letteralmente limitless visto che il Doppio Mnestico è comunque legato in modo diretto ai ricordi dell’individuo quindi a qualcosa per sua natura di limitato. Capisco che nel Doppio Mnestico non ci sono macchine ma, perché dire che l’IO, ad esempio in stati alterati di coscienza, diventa limitless? Tutt’al più diventa il massimo che i ricordi individuali gli consentono (e questo non perché agiscano come macchine ma perché sono quello che sono e non di più). Se invece c’è questa condizione di assenza di limiti, in che senso il Doppio Mnestico è qualcosa di mio e non qualcosa di più esteso? Tanto varrebbe dire che l’Io si sgancia dal Soma e basta. O c’è qualcosa che mi sfugge?

    1. Sì, credo che qualcosa ti sfugga. In effetti, il contenitore non fa altro che veicolare il potere creativo il quale, per definizione, è privo di limiti. Quando l’IO è nel Soma, il potere creativo è declinato dalle macchine e, quindi, da tutti i relativi condizionamenti. Quando, invece, sta nel DM, il potere creativo fluisce senza alcun intoppo perché lì non esiste giudizio. Tuttavia, è senz’altro sensato pensare che il contenuto mnestico fissi dei limiti, ma se questi esistono sono solo “dimensionali”, ossia determinati dal patrimonio dimensionale di appartenenza. Nel senso che il singolo individuo che fosse riuscito a trasferirsi in modo permanente nel DM (che, a quel punto, sarebbe un Doppio Immortale) potrebbe creare qualsiasi cosa che avesse le stesse dimensioni che lo caratterizzano. Credo, però, che tu conosca la serie di articoli che parlano degli Immortali. Ecco, lì anche questa faccenda della necessità di far proprie tutte le undici dimensioni del Multiverso è discussa ampiamente.

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