I Rifiuti del Bel Paese

Mi ero ripromesso di non farlo ma, considerata l’esilarante evoluzione degli attuali fatti di cronaca politica, ho pensato di rendervi partecipi dell’inusitato diletto che mi sta offrendo questa campagna elettorale. In verità, sin dal lontano 1994, Berlusconi mi ha regalato numerosi momenti d’ilarità, tuttavia erano anni che non ridevo così. Intendiamoci, il capo-comico è ancora lui, ma quelli che durante il ventennio erano solo comprimari, ora sembrano avere acquisito uno spessore teatrale di tutto rispetto. E vediamoli ‘sti campioni.

Meloni Giorgia, l’ipertiroidismo a caccia del potere. La donna che, proprio come la Camusso, crescendo professionalmente in un modo di soli uomini ha dovuto farsi spuntare il pisello, viceversa non se la sarebbero filata nemmeno di striscio. Ora ripete, praticamente ogni giorno, che se FdI prenderà più voti di Lega e FI, lei sarà la Presidente del Consiglio. Le goccine, Giorgia. Prendi le goccine!

Salvini Matteo, il bullo dei tombini di ghisa. Manca solo che ci mostri i genitali, ovviamente in erezione e così avrà realizzato l’ipostasi dell’italiano medio, proprio com’è dipinto all’estero: spaccone quando è in gruppo, codardo quando è da solo, furbetto quando ne ha l’occasione.

Renzi Matteo, il narcisista alessitimico e mitomane della Ruota della Fortuna. Sembra posseduto. Dalla disfatta referendaria, il ragazzo ha inanellato una serie continua di figure di merda, eppure non ha mutato minimamente il suo modo di porsi. Necessita di un esorcismo, ma fate presto.

Berlusconi Silvio, l’Alzheimer in stadio avanzato. La parodia di Crozza, ormai, è più vera dell’originale. Si vede che l’impresa di avere portato le pensioni a mille lire deve averlo provato oltre ogni dire.

Di Maio Giggino, il giovane democristiano. Ricorda la barzelletta del tizio che aveva posizionato una fila di piccoli crocifissi sui binari della ferrovia e che, richiesto del motivo del suo gesto, rispose che era meglio ucciderli da piccoli, perché da grandi avrebbero fatto solo danni.

Grasso Pietro, il più furbo del reame. Eloquio incespicante, tanto che quando parla non vedi l’ora che finisca. Eletto da nessuno, tutti sanno che è un uomo di destra il quale, tuttavia, guida la sinistra italiana. Da paura.

Orbene, se questi sono i protagonisti, la commedia che con le loro rispettive compagnie vanno recitando sta oscurando la fama dei gradi drammaturghi del passato. Dentro c’è di tutto e di più. Menzogna, corruttela, odio, disperazione, conflitto permanente, complotti, tradimenti, ma anche comicità irresistibile proveniente sia dall’incedere degli attori, tanto più simili ormai a pupi e burattini che a esseri umani, sia dalla loro manifesta insipienza. Al punto che per lo spettatore vi è solo l’imbarazzo di scegliere se piangere oppure rotolarsi dalle risate.

I programmi elettorali sono palesi fanfaronate profferite, peraltro, in un modo che nemmeno si preoccupa di nascondere la menzogna. Addirittura si arriva a negare l’evidenza come in questo video che dà un’idea precisa del livello di strafottenza raggiunta da questi cicisbei.

Ovviamente, in un quadro così marcatamente patologico, le querele non si contano. Tuttavia, come sempre accade, la vita si mostra capace di un’ironia feroce, quasi divina tanto che, in mezzo a tutto questo ridicolo pattume, improvvisamente dà la stura a quello che minaccia d’essere il più grande scandalo di sempre: la gestione dei rifiuti in Campania.

Lo dico perché ciò che vedo sui media in questi giorni trasmette un senso di gravità che, almeno sino a qualche giorno fa, era assente. La reazione rabbiosa di De Luca padre, la difesa ad oltranza di Renzi (sia del figlio, sia del padre) e, nel complesso, il sentore (del tutto soggettivo) di panico che proviene da vasti settori (non solo campani) della politica, mi fa pensare che i ragazzi di Fanpage abbiamo appiccato un incendio destinato a divenire epocale.

Staremo a vedere. Nel frattempo, mi dolgo solo del fatto che, essendo diventato astemio, non posso accompagnare questi deliziosi pop-corn con una birra fresca.