Chiocciola Onirica e Mondo 3D

Chiocciola Onirica

Questo lavoro intende fornire una descrizione più precisa dell’intero meccanismo che governa il trattamento delle informazioni oniriche da parte del nostro cervello. Nell’articolo (ormai superato) Eloah, la Chiocciola Onirica è descritta come serbatoio di memoria onirica, alternativo alla Chiocciola Mnestica (Doppio Mnestico) e inaccessibile durante la fase di veglia.

In realtà, trattasi di descrizione scorretta poiché tale spazio di memorizzazione è più esattamente rappresentabile come una buffer zone o zona cuscinetto, usata dal brain per immagazzinare le informazioni oniriche grazie, questo sì, alla descritta tattica Last In First Out (LIFO in Il Sogno Come Universo a Tre Dimensioni), ma che non sono destinate, se non nei casi specifici che vedremo, ad essere immagazzinate sotto forma di ricordi.

In sostanza, quindi, ciò che sempre accade all’uscita dal mondo onirico è la cancellazione di tale buffer di dati i quali, di conseguenza, sono tendenzialmente solo temporanei. Come accennato, tuttavia, può accadere (in alcuni individui più spesso che in altri e per periodi anche lunghi) che taluni sogni siano ricordati per sempre. In ogni caso, quando questo accade è a motivo di una scrittura che il brain, tramite l’ippocampo, opera al di fuori dello stato onirico, ossia e segnatamente in fase ipnopompica, cioè quando è in grado di riagganciare la dimensione tempo che, come dimostrato nell’articolo linkato, nel sogno non esiste.

Ciò che, quindi, accade è che, probabilmente e almeno in parte già in fase di risveglio (fase ipnopompica), il brain si attivi per:

  1. Operare una rapidissima ricognizione dell’evento onirico al fine di mapparlo in senso temporale (atto che normalmente supera la fase ipnopompica per proseguire nei primi istanti della veglia);
  2. Scrivere la Chiocciola Mnestica (Doppio Mnestico), fissando il ricordo nell’outer brain tramite la creazione di un golem dedicato nell’internal brain il quale assicuri una via d’accesso di lunga durata al ricordo medesimo (vedi L’Arte dell’Agguato).

Affermo che tutto questo si rende necessario qualora il contenuto onirico sia talmente importante da essere considerato vitale per lo scopo perseguito dalla Parte Animica e, quindi, per l’intera esistenza del Burattino. Ne consegue che un comando di questo tipo si deve necessariamente ascrivere a una pulsione della Parte Animica.

La nomenclatura adottata, quindi, dovrebbe cambiare giacché, più che da una chiocciola, un buffer è meglio descritto da un tubo che, in questo caso (LIFO), è rappresentato con solo uno dei due buchi aperto e dal quale i dati (informazioni  oniriche) prima entrano e, a volte, escono per essere assemblati in ricordi.

Il punto di crisi, quindi, sta nel quantitativo di energia onirica coinvolta dal sogno. Energia fornita dalla Parte Animica la quale determina se e in che misura quella sequenza di ricordi dovrà, oltre che riordinata, essere anche fissata nel Doppio Mnestico in forma di ricordo acquisito (consapevolezza).

Any way, al termine del processo onirico e contestualmente alla eventuale memorizzazione, il buffer sarà svuotato e reso disponibile per la successiva sessione onirica.

Mondo 3D

Tutto ciò mi porta a considerare un altro aspetto interessante della faccenda, ossia il meccanismo usato dal brain per mantenere la connessione con l’Io Osservatore che, come descritto nell’articolo linkato all’inizio, si muoverebbe dentro un universo parallelo, poiché privo della dimensione temporale. Abbastanza banalmente, scegliere una simile descrizione se, da un lato, introduce elementi di grande suggestività, dall’altro costringe il descrittore, per citare Occam, a moltiplicare la complessità del problema. E questo è tendenzialmente un errore.

In particolare, ho proposto il seguente schema nel quale è rappresentata la c.d. transumanza del Gregge Monadico (chi fosse interessato può leggere Another Day, Another Chance). Nello schema proposto in Figura 1, ogni disco sovrapposto rappresenta un diverso piano dimensionale, a partire dal più alto (l’unica creazione a 11 dimensioni) per scendere, passando attraverso tutti i piani dimensionali, sino all’exit point, ossia l’unica creazione a zero dimensioni, il punto di passaggio fra la Dualità e l’Uno. Lo schema individua il piano 4D (quello nel quale esiste il nostro universo) colorandolo di rosso e, di conseguenza, teorizza che in fase onirica L’Io Osservatore, trascinato dalla transumanza delle monadi, si sposti verso il basso, transitando sia in entrata, sia uscita da tutti i piani sottostanti, compreso quello onirico (3D).

transumanza del gregge monadico
Figura 1: transumanza del Gregge Monadico

Ecco, questo introduce importanti complicazioni nella descrizione poiché ci costringe a teorizzare soluzioni rispetto, ad esempio, all’esigenza di scrittura della buffer zone. Come fa il brain a scriverla se l’Io Osservatore non sta più al suo interno? Come ottiene le informazioni oniriche da un’entità non più presente?

Per rendere tutto più semplice, quindi, forse potremmo immaginare che l’intera transumanza descritta si verifichi interamente dentro al brain. In altre parole, che tutti i piani dimensionali possibili (12) esistano già in noi. E questo potrebbe apparire sensato se si considera che la Parte Immortale (sulla quale ogni individuo è edificato) è un’entità a undici dimensioni e che, in forza di ciò, è capace di spostare se stessa attraverso l’intero spettro dimensionale. E spiegherebbe, altresì, il comportamento specifico del brain fisico il quale mostra tutta la sua inadeguatezza proprio nell’atto di mappare un ricordo onirico in assenza della dimensione tempo. Figuriamoci per gli ultimi due passaggi (a 2 e 1 dimensioni) durante i quali è la stessa Parte Animica (tramite K) a spegnerci tanto che, come coscienza, cessiamo temporaneamente d’esistere (fasi delta del sonno).

Di conseguenza, è proprio il buffer di memoria onirica che, funzionando all’interno del brain grazie all’attivazione della fase REM, permette il conseguimento dello specifico fine di salvare eventuali dati che non devono andare perduti poiché d’origine animica.

Ora, l’esperienza onirica sembrerebbe comunque ristretta alla fase di rientro del Gregge Monadico giacché, almeno per quel che ho avuto modo di verificare negli anni, durante quella di uscita il piano 3D potrebbe essere addirittura bypassato o, in ogni caso, attraversato troppo velocemente. Più volte ho sperimentato l’immagine della funzione traghettatrice, ossia K che m’invita a seguirlo, prima di perdermi del buio totale di una coltre nera e irresistibilmente morbida e calda, nella quale la coscienza semplicemente cessa di esistere. Tuttavia, faccio notare che questo specifico tipo d’esperienza sembra sempre avvenire in fase ipnagogica, ossia in un frame che appartiene ancora al piano dimensionale 4D. In altri termini, l’impressione è che, in fase d’uscita, K c’impedisca di sostare nell’universo onirico poiché l’intento del Gregge Monadico è assolutamente imperativo e non ammette alcun tipo di ritardo o defezione.

Viceversa, al rientro l’evento onirico è libero di manifestarsi, vuoi come banale reset psichico, vuoi come esperienza più intensa, tipicamente di origine animica.

Sogno Lucido

L’argomento è interessante e, come si dice, il ferro va battuto sin che è caldo. Dalla stregoneria castanediana, il mondo occidentale ha tratto informazioni davvero importanti sul c.d. sognare, ossia su quei sogni all’interno dei quali l’IO è consapevole di stare sognando. Non è mia intenzione infilarmi in una descrizione delle varie tecniche. Piuttosto, ciò che m’interessa discutere è un aspetto particolare, relativo a un approccio avanzato del sognare e che va sotto il nome di Primo Varco.

Il Primo Varco è il modo usato dai sognatori più esperti per entrare direttamente nel sogno … senza passare dal Via. In sostanza, all’individuo in atto di addormentamento è richiesto di operare uno sforzo specifico al fine di non abbandonare la fase ipnagogica cadendo nell’incoscienza.

La tecnica in sé è concettualmente semplice. Si tratta di visualizzare una macchia di colore, proprio in mezzo gli occhi, tenendola ferma mentre il torpore espande. Se la manovra è condotta correttamente, la macchia si trasforma in un’immagine statica (un paesaggio, una stanza, etc.) la quale va mantenuta anch’essa per un certo tempo, dopodiché il sognatore deve saltarci dentro, mantenendone la staticità. Solo dopo che è entrato, il sognatore può liberare l’immagine che inizia così a prender vita e, a quel punto, egli è nel sogno.

Vi sono, poi, altre tecniche da usare durante l’esperienza lucida, ma che qui non interessa trattare. Ci basta questa per poter già notare una cosa molto importante: il sognare vanifica, almeno temporaneamente, il lavoro svolto dalla funzione traghettatrice (K). Ora, questo è un fatto davvero singolare e, infine, sconsigliabile per almeno due ordini di motivi:

  • Il Gregge Monadico deve lasciare l’organismo biologico periodicamente poiché tende a consumarlo molto rapidamente. Il soma, infatti, è pura virtualità e, di conseguenza, in contatto con la Parte Animica, fa la stessa fine della menzogna accanto alla verità: ne è consumato. Questo è un problema in parte risolto dal meccanismo della transumanza. Tuttavia, solo in parte giacché, in ogni caso, il soma invecchia e muore. L’intero meccanismo, però, è cablato su tempi fisiologici molto precisi (non a caso, la durata del sonno delta è pressoché la medesima per tutti gli individui). La conseguenza è che il sognare può avere un costo elevato per l’intero individuo perché consuma il corpo fisico più velocemente di quanto accadrebbe senza di esso. In ogni caso, sognare comporta necessariamente minare il meccanismo naturale che governa la ripresa psicofisica del soma durante la transumanza del Gregge Monadico e questo è un fatto con conseguenze certe, ancorché non prevedibili.
  • Il sognare è parassitico. L’intero corpus di conoscenze relative al sognare è di matrice parassita, tant’è che basa se stesso su profonda morbosità e ricerca di potere personale. Infatti, se praticato correttamente, il sognare è capace d’indurre fantastici spostamenti del Punto d’Unione (PU) con conseguente e inevitabile compromissione egoica (tanto più grave, quanto maggiore è stata l’intensità dell’esperienza vissuta).

La cosa che, tuttavia, vorrei fosse chiara è che la posizione qui esposta è naturalmente di parte, nel senso che chi cammina sul Filo del Rasoio è chiamato a considerare molto seriamente questo tipo di valutazioni, ma non è affatto detto che vi si conformi. Per taluni individui, guerrieri o persone comuni che siano, il sognare è qualcosa che viene loro dal sangue e, perciò, irrinunciabile.

Se, infatti, quello proposto fosse uno schema di verità assoluta, sarebbe facile muovere critiche importanti, alla pratica stregonesca del sognare. Tuttavia e paradossalmente per le medesime ragioni, quelle stesse critiche sarebbero impossibili, giacché anche il sognatore lucido ha come primo motore la sua Parte Immortale che, forse non potendo fare altro, spinge il Burattino in quella specifica direzione che è, lo ribadisco, profondamente parassitica. In fondo, siamo esperimenti e la direzione di ogni esperimento è affare esclusivo di ogni singolo Gregge Monadico (ricordo che le definizioni: Parte Immortale, Parte Animica e Gregge Monadico sono da considerarsi equivalenti). Se, poi, dovessimo estendere tale considerazione anche a coloro che, in ipotesi, fossero del tutto privi di qualunque possibilità di unirsi alla propria Parte Animica, il discorso non cambierebbe giacché, a maggior ragione, qualsiasi azione intrapresa da costoro sarebbe giustificata dalla certezza della propria morte fisica come fine di tutto. Di talché, nessuna (ma proprio nessuna) esperienza umana che si verifichi tramite atti concreti può essere giudicata in base a parametri assoluti. Certo, la Direttiva Primaria (sopravvivere) spinge le comunità alla necessità di difendersi dalle spinte centripete generate dagli atti distruttivi, dotandosi di norme penali variamente graduate. Tuttavia e in un’ottica più distante, tutto questo è sempre e solo follia su follia.

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