Gregge Monadico – Il Genio

Spero non me ne vorrà il vecchio Alby se mi sono permesso l’irriverenza di accostare la sua immagine al numero della Bestia. Del resto, senza di lui, forse l’umanità sarebbe ancora viva poiché, forse, non sarebbe mai esistito il progetto Manhattan e, di conseguenza, nemmeno le due bombe atomiche che, annichilendo Hiroshima e Nagasaki, hanno zombificato l’intera razza umana (già me lo vedo l’amico Shadow sgranare gli enormi, chiarissimi occhi e, con voce nasale, percularmi per il fatto che non mi piace David Lynch emotic22).

Any way, questo lavoro ha l’ambizione di descrivere il genio sotto il profilo psicodinamico giacché, in termini di meccanismi di base, è già stato fatto negli articoli sul Doppio Mnestico (prima e seconda parte) nei quali, in sostanza, si lega il frutto del genio alla capacità innata di un singolo individuo di sostenere un’intensa e prolungata Frequenza di Salto.

Ciò comporta che il genio è frutto esclusivo del Doppio Mnestico. Anzi, dell’Io Osservatore che si trova a interagire con il proprio Doppio Mnestico (poiché il DM, da solo, non fa assolutamente nulla). Ora, quando l’IO è identificato con il proprio DM, il Burattino compie atti che possono avere qualsiasi tipo di contenuto e che, data la loro unicità, possono sia ammaliare, sia spaventare il terzo osservatore (Gurdjieff definiva questi tipo dei atti come arte oggettiva).

Sono persuaso che ogni individuo sperimenti, più di una volta nella vita, questo tipo di produzione geniale. Mi riferisco a fatti che, nemmeno troppo curiosamente, si verificano quasi sempre quando siamo soli e che spesso riguardano banali situazioni di vita come il lancio di un oggetto attraverso una piccolissima fessura, magari effettuato da una distanza considerevole. Oppure, la fulminea manovra compiuta alla guida della nostra vettura e che ci salva la vita. Talmente fulminea e precisa da lasciarci a bocca aperta. Insomma, uno di quei fatti che sempre ci fa esclamare “se avessi cercato di farlo volontariamente, non ci sarei mai riuscito”.

Ecco, la differenza che passa fra noi e un individuo universalmente riconosciuto come genio sta nel fatto che quel tipo di manovre, lui le fa a comando e a prescindere dal fatto d’esser solo oppure in compagnia di qualcun altro che, magari, lo sta osservando e, almeno sotto un profilo squisitamente psicodinamico, questo è un fatto davvero molto interessante.

Le persone vivono nel sonno per scelta. Questo è un fatto antichissimo e che spiega bene le continue virate al ribasso che, come esseri umani, compiamo durante le nostre esistenze, al punto che l’attività umana più importante e assorbente in assoluto è dimenticare chi siamo, da dove veniamo e perché siamo qui.

Per questo, qualsiasi oggetto, situazione o individuo che minaccia questa nostra condizione di sonno perenne è immediatamente trattato come un pericolo e, di conseguenza, allontanato.

Ebbene, poche cose, al pari dell’accesso al nostro Doppio Mnestico, sono capaci di portarci così vicini al ricordo di noi stessi. Per questo, la stragrande maggioranza dei viventi sceglie un livello di funzionamento cognitivo mediocre: per paura. La permanenza nel nostro pantano egoico, infatti, sarà anche noiosa e spesso triste, ma è sicura. Così, continuiamo a ripeterci che non si lascia la via vecchia per quella nuova, perché una parte di noi sa perfettamente cosa c’è lì, ossia e come detto, il pericolo di ricordarci chi siamo, da dove veniamo e perché siamo qui. E siccome questo significa l’inaccettabile rischio di recuperare la memoria della solitudine che abbiamo lasciato abbandonando lo stato di Uno, è del tutto conseguente che qualsiasi cosa che minacci di riportarci lì sarà trattata come un pericolo mortale.

Tuttavia, se questo vale per un numero molto grande di viventi, per alcuni individui le cose sembrano funzionare diversamente. Diciamo subito che se il genio assoluto sembra essere un fatto oggettivamente raro, è anche vero che, almeno in base a uno studio americano abbastanza datato, la popolazione con un Q.I. da medio alto in su dovrebbe aggirarsi intorno al 20%. Ora, in base alla mia idea, esistono motivazioni strutturali profonde che determinano la formazione di questi fenotipi (mi riferisco agli individui cognitivamente più dotati). Motivazioni legate all’essenza del singolo individuo e, in specifico, a ciò che definisco il Nucleo Alogeno (nel senso di un oggetto dotato di un forte potere illuminante) del Gregge Monadico (GM). Un Nucleo Alogeno è un gruppo di monadi che, nonostante un generale divieto in tal senso, tornano tutte insieme nel singolo individuo avendo, durante le esistenze precedenti, creato fra esse rapporti definitivi e non più modificabili.

Se e quando ciò accade, sin da piccolo l’individuo appare molto più consapevole del normale. In oriente, questi individui in alcuni casi prendono il nome di bodhisattva, ma si tratta di un termine che non deve trarre in inganno. Si danno, infatti, individui dotati di un potente Nucleo Alogeno e, nel medesimo tempo, fortemente compromessi a livello egoico. In tale caso, a essere emessa sarà la nerezza. Infatti, questo dipende dall’essenza complessiva espressa dal Gregge Monadico il quale, giova ricordarlo, per ogni individuo esprime, in misura diversa, sia la luce, sia la nerezza.

Si tenga, inoltre presente che nulla osta al fatto che in un individuo vi siano più Nuclei Alogeni, formatisi nel passato e i quali potrebbero o meno, nell’esistenza in corso o in altre future, legarsi vicendevolmente formando altri e più grandi Nuclei. In ogni caso, la risultante comportamentale dipenderà da come sono risolti (o meno) gli eventuali conflitti fra i Nuclei stessi. Ovviamente, non possiamo sapere di più su questo, se non osservando i singoli Burattini in azione. Tuttavia, possiamo schematizzare la faccenda come segue:

Gregge monadico
Figura 1: Gregge Monadico

L’immagine in Figura 1 (trovata tempo fa e con grande sorpresa, sul web) schematizza bene un Gregge Monadico primitivo, nel quale si immaginano le singole monadi separate le une dalle altre. In tale condizione la consapevolezza del Gregge è molto vicina allo zero. Ora e come esempio, ipotizziamo tre Nuclei Alogeni, caratterizzati da altrettanti colori (o sapori, fate voi), nati su legami definitivi fra monadi. Con ogni probabilità, legami d’origine karmica (vedi Karma – Il Tocco del Vuoto).

Ciò comporta un livello di consapevolezza molto superiore anche se non è affatto detto che i Nuclei Alogeni ipotizzati siano fra loro coerenti o anche solo compatibili. Ciò dipende anzitutto dal processo di riaggregazione che, se comunque avviene random, poi è forzato dal fatto che la chiamata di una singola monade comporta il trascinamento di tutte quelle con la medesima firma. In seconda istanza, quindi e come cennato, l’economia interna del Gregge sarà certamente influenzata dal Karma che caratterizza i singoli nuclei.

In ogni caso, si deve tener ben presente che l’intero parco monadico esistente è costituto in parti diverse (anche eguali, ma non necessariamente) di luce e nerezza, ossia dagli opposti che descrivono la Dualità. E ciò spiega bene sia l’esistenza di Greggi di Monadi che favoriscono una predominanza di Rosso e, quindi, di individui tendenzialmente dinamici e distruttivi, sia di Greggi dove, viceversa, predomina Latone e, di conseguenza, generanti personalità conservative. In generale, questa descrizione spiega la cifra unica che caratterizza ciascun individuo.

Tuttavia e per quel che qui rileva, la conseguenza di quanto esposto comporta che più la forza animica risultante sarà grande, più la personalità del Burattino apparirà fortemente direzionata. E la direzione della spinta sarà determinata dalla cifra predominante negli eventuali Nuclei Alogeni, essendo del tutto irrilevante il tipo di risultato (nel senso che, per la Parte Immortale, avere un Burattino ragioniere, santo o assassino seriale sarà esattamente la medesima cosa).

Di sicuro, più la spinta risultante è grande, più il Burattino sarà potente anche se non necessariamente a livello cognitivo. Dipende dal linguaggio che la parte essenziale predilige e che, come descritto altrove, può essere di tre tipi: cinestesico (fisico), emotivo o intellettuale.

Il profilo del genio, dunque, appare facilmente legato a un Gregge Monadico poco frammentato e, quindi, generante una pulsione animica di rilievo. Di seguito, però, sia il linguaggio scelto (fisico, emotivo o logico), sia la direzione della pulsione animica dipenderanno strettamente dalla configurazione dell’intero Gregge la quale, a sua volta, è legata al numero di monadi appartenenti a ciascuna tribù. Il discorso è cennato in Teologia della Liberazione e qui vorrei approfondirlo un po’ di più. All’uopo riporto Genesi 49, 1-28, ossia le “benedizioni profetiche di Giacobbe” ai suoi dodici figli, capostipiti delle rispettive tribù. Il brano ci servirà per l’individuazione dei “tratti psicologici” indicati da ciascuna tribù (le parole “altissimo” e “signore”, poiché infondate, non sono tradotte ma riportate in ebraico e, quindi, rispettivamente con ELYON e YAHWEH).

Poi Giacobbe chiamò i suoi figli e disse: «Radunatevi, e vi annuncerò ciò che vi avverrà nei giorni a venire. Radunatevi e ascoltate, o figli di Giacobbe! Date ascolto a Israele, vostro padre!

Ruben, tu sei il mio primogenito, la mia forza, la primizia del mio vigore, eminente in dignità ed eminente in forza. Impetuoso come l’acqua, tu non avrai la preminenza, perché sei salito sul letto di tuo padre e hai profanato il mio letto su cui eri salito. Tratto Psicologico: Forza

Simeone e Levi sono fratelli: le loro spade sono strumenti di violenza. Non entri l’anima mia nel loro consiglio segreto, non si unisca la mia gloria al loro convegno! Perché nella loro ira hanno ucciso degli uomini e nella loro malvagità hanno tagliato i garretti ai tori. Maledetta la loro ira, perché è stata violenta e il loro furore perché è stato crudele! Io li dividerò in Giacobbe e li disperderò in Israele. Tratto Psicologico: Violenza e Prevaricazione.

Giuda, te loderanno i tuoi fratelli; la tua mano sarà sul collo dei tuoi nemici; i figli di tuo padre si inchineranno davanti a te. Giuda è un giovane leone; tu risali dalla preda, figlio mio; egli si china, s’accovaccia come un leone, come una leonessa: chi lo farà alzare? Lo scettro non sarà rimosso da Giuda, né sarà allontanato il bastone del comando dai suoi piedi, finché venga colui al quale esso appartiene e a cui ubbidiranno i popoli. Egli lega il suo asinello alla vite e il puledro della sua asina alla vite migliore; lava la sua veste col vino e il suo mantello col sangue dell’uva. Egli ha gli occhi rossi dal vino e i denti bianchi dal latte. Tratto Psicologico: Regalità.

Zabulon abiterà sulla costa dei mari; sarà sulla costa dove approdano le navi, il suo fianco s’appoggerà a Sidone. Tratto Psicologico: Curiosità.

Issacar è un asino robusto sdraiato fra due ovili. Egli ha visto che il riposo è buono e che il paese è ameno; ha curvato la spalla per portare il peso, ed è stato costretto ai lavori forzati. Tratto Psicologico: Schiavitù.

Dan giudicherà il suo popolo, come ogni altra tribù d’Israele. Dan sarà una serpe sulla strada, una vipera cornuta sul sentiero, che morde i garretti del cavallo e fa cadere il cavaliere all’indietro. Io aspetto la tua salvezza, o YAHWEH! Tratto Psicologico: Giustizia.

Gad sarà assalito da bande armate, ma egli, a sua volta, le assalirà e le inseguirà. Tratto Psicologico: Lotta Perenne.

Da Ascer verrà il pane saporito, ed egli fornirà delizie regali. Tratto Psicologico: Abbondanza.

Neftali è una cerva messa in libertà; egli dice delle belle parole. Tratto Psicologico: Sensualità e Bellezza.

Giuseppe è un albero fruttifero; un albero fruttifero vicino a una sorgente; i suoi rami si stendono sopra il muro. Gli arcieri lo hanno provocato, gli hanno lanciato frecce, lo hanno perseguitato, ma il suo arco è rimasto saldo; le sue braccia e le sue mani sono state rinforzate dalle mani del Potente di Giacobbe, da colui che è il pastore e la roccia d’Israele, dal Dio di tuo padre che ti aiuterà e da ELYON che ti benedirà con benedizioni del cielo di sopra, con benedizioni dell’abisso che giace di sotto, con benedizioni delle mammelle e del grembo materno. Le benedizioni di tuo padre sorpassano le benedizioni dei miei progenitori, fino a raggiungere la cima delle colline eterne. Esse saranno sul capo di Giuseppe, sulla fronte del principe dei suoi fratelli. Tratto Psicologico: Consapevolezza.

Beniamino è un lupo rapace; la mattina divora la preda e la sera spartisce le spoglie». Tratto Psicologico: Predazione.

Preciso che i suindicati tratti psicologici descrivono il modo che il singolo individuo mostra di prediligere nella descrizione della propria esistenza. Ad esempio, se Ascer desidera l’ abbondanza, questo significa che, sin da piccolo, l’individuo con una forte componente di quella tribù spenderà la propria energia, il proprio potere creativo per avere (e dare) opulenza.

Ebbene, tutte le dodici tribù sono rappresentate nel Gregge Monadico. Ne consegue che, se le monadi che formano l’essere umano sono 144.000 (Apocalisse 7, 4), ogni tribù dovrebbe avere dodicimila monadi. Tuttavia, si tratta di una rappresentanza che può essere descritta anche da un’unica monade. Tutto dipende dalla randomizzazione del rimescolamento monadico che avviene in costanza d’ogni chiamata (concepimento). Motivo per il quale, da sempre, le tribù più rappresentate hanno fornito le pulsioni più potenti.

Inoltre, in virtù del meccanismo che presiede alla formazione dei Nuclei Alogeni, è evidente che molti di questi sono nati dall’unione di monadi appartenenti a tribù diverse. Ne consegue che gli individui più potenti e, tra questi, coloro che si possono (o si sono potuti) definire geniali, hanno (o hanno avuto) una forte predeterminazione rispetto agli obiettivi di vita. Sono gli individui che Gurdjieff indicava come coloro che vivono sotto la Legge del Destino e questo, in effetti, è coerente con il concetto di pulsione animica, ossia qualcosa che, data la sua enorme forza, il soggetto non può in alcun modo ignorare e/o disattendere.

Ora, è evidente che a fronte di una richiesta di tale dimensione, necessitano strumenti adeguati. Viceversa, l’individuo va in pezzi. E tali, quand’è il caso, sono gli strumenti del genio, quale che sia lo specifico campo d’azione nel quale è chiamato a operare (i. e. a soddisfare le pulsioni animiche) il singolo Burattino.

Certo, non è affatto detto che le conseguenze di tali azioni siano, sotto il profilo morale, accettabili dal Burattino stesso. Tuttavia, per la Parte Immortale questo è un non problema, nel senso che non gliene può fregare di meno.

Per il Burattino, invece, la storia è spesso assai diversa e le vicende legate al nostro Alby lo dimostrano.

La storia del famigerato progetto Manhattan, infatti, inizia con la lettera Einstein-Szilárd. Uno scritto inviato a Franklin Delano Roosevelt nell’agosto 1939 a firma di Albert Einstein. Il documento, redatto sia da Alby, sia da Leó Szilárd, assieme ai fisici ungheresi Edward Teller e Eugene Wigner, avvisava Roosevelt che la Germania nazista avrebbe potuto condurre ricerche sulla fissione nucleare con il pericolo che sarebbe potuta arrivare a creare bombe atomiche. Chiudeva suggerendo agli Stati Uniti di fare altrettanto.

Accadde, quindi, che dopo le bombe di Hiroshima e Nagasaki, le maggiori critiche arrivarono proprio da Albert Einstein e Leo Szilard, terrorizzati da ciò che era accaduto. Se leggete la storia di queste vicende, troverete che Einstein aveva sottovalutato il potere distruttivo della bomba. Da non credere, eh? Sia come sia, una cosa è certa: al nostro Alby rodeva il culo in modo insopportabile. Tanto è vero che nel 1955 diede vita al c.d. Manifesto di Russell-Einstein, il quale constava di una dichiarazione presentata a Londra, in occasione di una campagna per il disarmo nucleare. Campagna promossa proprio Albert Einstein e Bertrand Russel e che invitava gli scienziati di tutto il mondo a riunirsi per discutere sui rischi per l’umanità derivanti dall’esistenza delle armi nucleari.

Vorrei specificare che non ho assolutamente nulla contro Albert Einstein. Ho solo usato la sua vicenda per enfatizzare ciò che m’interessa davvero, ossia quel che resta sotto traccia, ben nascosto all’occhio umano. Infine, il vero motore dell’intera vicenda: la pulsione animica, l’autentica madre di quelle due bombe. Chissà, forse assolutamente necessarie nell’economia della vicenda umana. Qualcosa che portasse a definitivo compimento il processo nichilista e che, di conseguenza, decretasse la morte del razionalismo.

Per giungere a questo, quindi, era necessario uno sforzo d’ingegno assolutamente fuori dal comune. Qualcosa che dotasse l’umanità di un’arma dal potere distruttivo unico e terrificante. E, di conseguenza, serviva un Burattino che, unitamente alle doti cognitive necessarie all’impresa, nel medesimo tempo presentasse tratti egoici tali che potessero tacitare qualunque scrupolo di ordine morale, almeno sino a che quella conoscenza non fosse raggiunta e resa disponibile ai potenti del mondo.

Non sappiamo quanto abbia sofferto Albert Einstein per le conseguenze della sua scoperta. Possiamo solo immaginare l’angoscia e il peso di una tale colpa.

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