Il Matto Del Barbiere

Matto del barbiere

Mi pesa scrivere queste righe, eppure si tratta di una cosa che facilmente può accadere e che, di conseguenza, va descritta.

Quando un guerriero fallisce, un intero mondo crolla insieme a lui.

Il guerriero cade perché si arrende. Si potrebbe anche affermare che il guerriero cade perché è vinto dal suo Ego. Certo, l’affermazione sarebbe corretta e, tuttavia, nel medesimo tempo limitata e limitante giacché non terrebbe in conto la dimensione nascosta, ossia quella propria della Parte Immortale la quale, ancorché in modo indiretto, in tutto questo gioca la parte del leone.

Esistono, infatti, Burattini generati da Parti Immortali tutt’altro che coese o, se volete, internamente incoerenti. Si pensi, ad esempio, alla presenza di più Nuclei Alogeni, tutti diversamente direzionati nel senso che uno spinge verso l’unione e l’altro, al contrario, verso uno o più degli innumerevoli oggetti propri dell’esistenza egoica, con la specifica che il lemma oggetto è qui usato in senso lato; può essere un figlio, una relazione, una sostanza, il denaro, il potere o la considerazione sociale, ma è sempre qualcosa che quello specifico Nucleo Alogeno desidera e verso il quale spinge inesorabilmente.

È chiaro, quindi, che in un simile scenario, assai comune fra gli aspiranti guerrieri, l’intera vicenda è risolta sulla base dei rapporti di forza sottesi poiché è inevitabile che il gruppo di Nuclei Alogeni più potente, alla fine, prevalga. Ebbene, in base a ciò che ho potuto osservare negli anni, il fail del guerriero è descrivibile come uno scacco, ossia come frutto letale di un’autentica strategia animica.

Il punto va chiarito giacché parlare di strategia animica, così come di parassita animico, può indurre in equivoco. Ciò che chiamiamo Parte Immortale, infatti, essendo priva della modalità dell’essere, non ha modo di agire nella realtà fisica. Per farlo necessita in ogni caso del Burattino e questo comporta che ogni azione auto-sabotante (ovviamente, in relazione allo Scopo) è costruita dal Burattino stesso su stimolo della Parte Immortale (così come l’eventuale parassita animico).

Any way, per uscire dall’astrazione farò alcuni esempi ipotetici  al fine di perimetrare in modo più preciso lo scenario nel quale sempre si verifica lo scacco matto.

Iniziamo da Tizio, un giovane maschio, con un Nucleo Alogeno caratterizzato da una forte curiosità morbosa. Nonché da un secondo NA tendenzialmente molto rancoroso. Il risultato di queste due spinte lo porta facilmente a sviluppare concatenazioni di pensieri paranoidi. Tizio è sempre in guardia poiché non si fida di nessuno e, per questo, tende in modo naturale verso una certa avarizia (può contare solo su se stesso, perciò deve tenere per sé ogni sua risorsa). Per lui la vita è una competizione continua, una complicazione che va gestita in modo muscolare al solo scopo di prevalere su chiunque interagisca con lui. In effetti, sembrerebbe il profilo di uno psicopatico. Tuttavia, la sua è una dispatia più precisamente definibile come personalità Borderline.

Ora, immaginate che Tizio incroci il Filo. Il suo NA più potente si accende comunicando all’istante l’informazione all’Io Osservatore (identificato con la parte egoica) il quale inizia una speciale confabulazione che lo porterà a immaginare se stesso sempre più potente e, di conseguenza, vincente. Tizio non ha alcun desiderio di cambiare se stesso poiché non esiste alcuna sua parte che sia portatrice di una simile istanza. Tuttavia, è disposto a fare concessioni in questo senso poiché sa che, in mancanza, non potrà avere ciò che desidera. Ecco, tutto ciò è destinato a durare un tempo molto breve giacché quando la pressione del suo K comincia a crescer anche solo di poco, Tizio prima s’infila in un furioso delirio paranoide e, quindi, crolla abbandonando il cammino. Chiamo questo il Matto del Barbiere, tanto è repentino e ferale.

Mevia è una donna, anch’essa giovane, con un Nucleo Alogeno brutalmente dominante. È Superba, spietata, un capo nato. In termini strettamente stregoneschi un individuo di enorme potere personale. Indifferente alla sofferenza e al lavoro più estenuante, sia suo, sia di altri, Mevia cerca il potere, il terzo nemico dello stregone. Mevia è assai più vicina alla psicopatia di Tizio ed è capace di sforzi volontari assai  più importanti. È pragmatica, concreta, lucida e, proprio per questo, molto potente. Al punto da sviluppare una concezione gerarchica del potere stesso. Una gerarchia nella quale lei è al vertice è il resto dell’umanità occupa i gradini più bassi.

Mevia cade quando K le chiede di rinunciare a questa sua visione. Per lei lo scacco matto ha preso più tempo ma, alla fine, le è stato mosso proprio dalla sua superbia.

Caio, un maschio di trentacinque anni, è il classico animale sociale. Manipolatore nato, dà il meglio di sé quando sta in mezzo ai suoi simili. È spiritoso e ha processi mentali velocissimi che gli servono per ammaliare gli interlocutori. Avrebbe potuto fare l’attore, tanta è la facilità con la quale intrattiene le persone. E il motivo è solo uno: Caio è terrorizzato dalla possibilità di restare solo. La sua vita è dominata da questa paura e lui è disposto a qualunque cosa pur di esorcizzarla. È generosissimo e dona con estrema facilità e dovizia pur di tenersi vicino il prossimo.

Lo scacco matto per Caio avviene quando il suo K lo porta davanti alla solitudine eterna. Lì, Caio prima si paralizza e, di seguito, gira i tacchi e, quatto, s’allontana per sempre dallo Scopo.

Livia è un’orfana e questo ha fatto di lei una schizotipica, ossia un individuo che tende all’isolamento sociale e che ha sviluppato un mondo suo nel quale esistere. Un mondo fatto di credenze strane e di percezioni insolite, in ultima analisi Livia vive dentro al c.d. pensiero magico. Sembrerebbe fatta apposta per il Filo del Rasoio e, invece, è solo un altro Matto del Barbiere perché una parte egoica così profondamente compromessa dal trauma dell’abbandono non riuscirà probabilmente mai a superare la prima richiesta che K le presenterà, ossia fare a pezzi il pensiero magico.

Tuttavia, lo scacco matto più formidabile è quello di Nina. Donna di enormi doti cognitive, Nina è una narcisista, nel senso specifico di persona dedita al culto esclusivo e sterile di sé o della propria personalità.

Nina ha una pluralità di Nuclei Alogeni, uno dei quali, almeno in apparenza, acceso dal Filo. Tutti gli altri, però, generano una pulsione (animica) fortemente direzionata in senso egoico. Con ogni probabilità, Nina è, fra gli esempi presentati, la più psicopatica. Ha una fortissima tendenza mitomane, nel senso proprio di proporre come veri i prodotti della sua confabulazione, il tutto allo scopo di porre se stessa al centro dell’attenzione altrui e di soddisfare così il proprio narcisismo.

Altresì, ha un tratto paranoide piuttosto accentuato, alimentato proprio dal suo narcisismo e, quindi, dalla necessità di operare un controllo fine dei comportamenti altrui per valutare se soddisfino o meno il suo bisogno d’essere ammirata.

Quando Nina incontra il Filo, quindi, immediatamente scambia la natura sobria e riservata di questo per elitarismo. Cosa che le va benissimo poiché ciò che ambisce è divenire oggetto di venerazione da parte di pochi individui scelti. Del resto, la donna, grazie alle sue qualità cognitive davvero importanti, è capace di porsi agli occhi dei componenti come un essere molto speciale.

Tuttavia, la manipolazione ha un costo elevato e, infatti, lo scacco matto giunge per Nina sotto forma di reazione spontanea degli altri guerrieri rispetto al suo pervicace e sempre più scoperto tentativo di manipolarli. Le menzogne, anche se piccole, accumulandosi fanno massa, sino al momento nel quale la misura è colma e lei è messa alle strette. A quel punto, Nina cade nel modo più fragoroso e doloroso.

Come detto, gli esempi sono inventati e, tuttavia, paventano situazioni specifiche che potrebbero facilmente verificarsi. Ciò che, però, mi preme enfatizzare sono i seguenti punti:

  • Le manovre che generano uno scacco matto sono sempre costruite dalla parte egoica su invincibile pressione di uno o più Nuclei Alogeni;
  • Uno scacco matto, come ho già scritto, determina il crollo di un mondo che se in prima istanza è ideale, facilmente può comportare conseguenze molto serie sia sul piano psichico, sia su quello fisico;
  • Inevitabilmente, uno scacco matto ha profonde conseguenze karmiche ovviamente assai difficili da definire, ma sulle quali si possono fare ipotesi interessanti. Penso, ad esempio, alla possibilità che un Nucleo Alogeno si rompa. In altri lavori, ho affermato che i Nuclei Alogeni nascono dal legame che le singole monadi che li compongono stabiliscono fra loro e ho definito tali legami come immutabili. Ecco, la domanda è: per quale motivo porre un tale limite? Cosa può impedire alle monadi di tornare libere, una volta sperimentato il fatto che una data configurazione non ha alcuna possibilità di andare oltre un determinato limite percettivo? Nulla, in effetti. Tuttavia, è sensato pensare che un tale evento possa rivelarsi profondamente traumatico e con conseguenze drammatiche. Un po’ come la fine di una relazione che dura da molti anni e che lascia dietro di sé solo più devastazione e, soprattutto, nessun desiderio di ripetere quell’esperienza.

Per concludere, troppi ne ho visti cadere per poter illudere chiunque sui tremendi pericoli che attendono chi si avventura su questa via che, non a caso, si chiama Filo del Rasoio. È opportuno pensare molto bene a quel che si sta facendo prima di prendere qualsiasi decisione poiché cadere sul Filo equivale a farsi molto, molto male.

 

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