Dejà Vu 5.0

Ho trattato per la prima volta la problematica inerente al Dejà Vu in quest’articolo che risale al giugno 2016. Oggi torno sull’argomento per rielaborare, almeno parzialmente, le ipotesi proposte in quel lavoro e per presentarne una decisamente più semplice ed elegante, la quale non ha alcun bisogno di scomodare altri Multiversi, alternativi a quello nel quale esistiamo, per essere descritta.

Ovviamente, le premesse relative alla descrizione della penosa inadeguatezza rilevabile nella lettura ufficiale del fenomeno, rimangono identiche. Perciò, non le ripeterò qui. Chi volesse conoscerle e non avesse già letto l’articolo linkato può sempre farlo ora.

Tuttavia, è d’uopo ricordare qui l’idea centrale alla base dell’ipotesi proposta la quale, all’osso, si concreta nella necessità della mente logica di risolvere lo specifico paradosso che si verifica quando due eventi identici si verificano nel medesimo spazio-tempo.

Nel precedente lavoro, quindi, ho ipotizzato che, a fronte di un meccanismo (sconosciuto) di contatto fra mondi diversi, due consapevolezze si sovrappongano per un istante creando, di conseguenza, le condizioni richieste, ossia la presenza di due eventi identici nel medesimo spazio-tempo. Tuttavia, ciò richiede una notevole complicazione dello scenario con la presenza di un rilevante numero di Multiversi, in ciascuno dei quali vi sia una copia del nostro pianeta con una storia molto simile alla nostra. Senza contare il fatto che dovremmo ipotizzare chissà quale livello di astrazione per un contatto che, in ogni caso, dovrebbe verificarsi a livello psichico e in modo sufficientemente intenso da scatenare la risposta delle mente logica.

In realtà, mi sono reso conto che tutta questa complicazione non serve per poter spiegare un dejà vu poiché, per poterlo fare, è sufficiente porre come presupposto necessario il fatto che il singolo individuo sia il creatore dell’ambiente nel quale vive. Presupposto che chi segue questo blog non dovrebbe avere grossi problemi ad accettare.

In tal caso, il dejà vu è il prodotto di un errore che si manifesta all’interno della dinamica in base alla quale il nostro potere creativo si manifesta. In altre parole, in base al modo di funzionare della nostra psiche (posto che, in ogni caso, l’atto creativo è, anzitutto, di natura psichica).

Ora, l’assunto dovrebbe essere concretato dal fatto che l’atto creativo e l’atto percettivo si verificano contemporaneamente. In altri termini, ciascun individuo crea e percepisce, ad esempio il proprio corpo, in modo simultaneo. È evidente che ciò determina un paradosso risolvibile dalla mente logica in un solo modo, ossia tramite la censura assoluta della consapevolezza dell’atto creativo tanto che quel che resta altro non è che la percezione del nostro corpo e, tramite quello, del mondo circostante.

Tuttavia, per diversi motivi, tutti legati al funzionamento non lineare del nostro apparato creativo/percettivo, a volte si verificano dei picchi sia nella fase propriamente creativa, sia in quella percettiva. Ora, il motivo per il quale tali malfunzionamenti abbiano luogo non è in discorso, anche se possiamo immaginare che ciò possa facilmente dipendere sia da fattori soggettivi, sia da istanze esterne, oggettive. Non è importante, almeno per il momento, indagare tali cause. Ciò che, viceversa, è importante è comprendere che proprio in forza di tali glitches il sistema di controllo (super-io) che la nostra psiche esercita sulla percezione è momentaneamente bypassato, cosa che espone la mente logica alla tremenda forza del paradosso che ciascun individuo concreta durante ogni istante della propria esistenza.

Nota – Ricordo che il modo con il quale noi percepiamo il mondo circostante non è libero poiché determinato in maniera cogente dalla Direttiva Primaria (sopravvivere). Se, infatti, ciascuno di noi fosse libero di modificare il modo con il quale percepisce l’ambiente nel quale vive, con ogni probabilità, la nostra specie sarebbe estinta da tempo.

Per questo e non per altro, il meccanismo creazione/percezione è trattato nel modo descritto, risolvendo l’eventuale paradosso determinato dal picco percettivo attraverso la trasformazione dell’atto creativo (sempre in azione) nel ricordo della percezione che, in realtà, si verifica nel medesimo istante.

In buona sostanza, il deja’ vu e’ la prova definitiva e incontrovertibile del fatto che siamo i creatori della realtà che ci circonda. Non solo, il dejà vu è la prova che siamo dei paradossi viventi e che tutto ciò che sperimentiamo è pura illusione creata da noi istante dopo istante.

Un’illusione che diviene straordinariamente solida sia per l’uniformità del linguaggio con il quale il potere creativo è gestito dall’essere umano, sia per l’azione pervasiva e totalizzante dei cinque sensi. Uniformità di linguaggio, peraltro, a sua volta assicurata dalle forme coscienti (archetipi) determinate dal patrimonio dimensionale di riferimento.

Un discorso interessante potrebbe riguardare i limiti di tale processo creativo, ossia quanto l’azione creativa del singolo individuo determini oltre che se stesso (il proprio corpo), anche la realtà circostante. Tuttavia, si è discorso che, coinvolgendo le eggregore, sarà trattato in un altro lavoro.


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2 Risposte a “Dejà Vu 5.0”

  1. Qualche mese fa ho avuto un dejà vu “al cubo”: nell’istante in cui stava accadendo mi rendevo conto di prevedere/ricordare ciò che stava accaddendo in quell’istante (tutte le frasi dette dai miei colleghi) e allo stesso tempo pensavo che quel deja vu fosse già avvenuto, come un sorta di dejà vu nel deja vù…

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