L’Immortale

Nascita

L’Immortale appena nato ha la forma del vecchio corpo fisico, giacché è costituito dalla consapevolezza che si è modellata su quello in foggia di Doppio Mnestico (tranquilli, non è proprio così brutto e, in ogni caso, probabilmente questa è una cosa destinata a durare breve tempo).

Nondimeno, per giungere a questo, IO si appresta a presentarsi al cospetto del Monadic Cloud (MC) con il proprio dono: la consapevolezza forgiata in vita nella forma del Doppio Mnestico, ossia il contenitore del quale la Parte Reale si vestirà in eterno. Tuttavia, per ottenere un simile risultato è necessaria una enorme energia ed è proprio per questo motivo che, a quel punto, IO principia l’Unione svegliando la ghiandola pineale (Biancaneve, il pulsante rosso) la quale  inizia a produrre DMT in quantità illimitata, tanto da rendere vana qualsiasi reazione enzimatica tesa a contenerne la concentrazione ematica.

È il Fuoco dal Profondo o Fuoco Psichemico che erompe:

  • Dissolvendo la Barriera della Percezione (claustrum);
  • Determinando la morte (o la scomparsa?) del corpo fisico;
  • Permettendo a IO di unirsi al Monadic Cloud (in effetti, Nozze Chimiche parrebbe una definizione assai calzante, tuttavia e come vedremo, è del tutto obsoleta).

Ora, tutto ciò fornisce un’importante informazione: è IO a innescare la reazione psichemica, non il MC. E questo poiché IO è sufficientemente disidentificato da Ego. Il Monadic Cloud, infatti, essendo privo della modalità dell’essere, non potrebbe mai fare questo. Ora, per capire come realmente IO provochi il risveglio della pineale, si veda il lavoro dal titolo Un Paio Di Notti Fa, nel quale è descritto come, in sogno, K mi abbia nascostamente passato una pistola che spara un solo colpo. Quello è il colpo destinato a distruggere la teca calcificata della ghiandola pineale dentro la quale è imprigionato il Fuoco Psichemico. È, quindi, evidente che più che di bacio (come nella favola di Biancaneve) si dovrebbe parlare di un colpo violento prodotto dalla pressione di un trigger. Un colpo destinato a scatenare una reazione psichemica, ossia:

  • Innescare una reazione di tipo chimico (il rilascio di DMT) non gestibile dal Sistema Nervoso Centrale (SNC);
  • Determinare la fusione di tre entità psichiche (IO + DM + MC).

Ecco, come IO possa azionare quel trigger non è descrivibile in termini logici poiché trattasi di un’informazione totalmente analogica (emozionale). Tuttavia, ciò che si può affermare è che, date le premesse, il Centro responsabile dell’azione in parola è certamente quello Emozionale (CE). Il punto potrebbe apparire ozioso, eppure si tratta dell’azione dalla quale scaturirà tutto il resto.

In quell’istante, infatti, inizia l’unione alla quale seguirà la nascita di un Immortale (costringendo, peraltro, il Multiverso a un Evolutive Resetting di proporzioni drammatiche, ma ci torneremo in seguito).

Come premesso, quindi, dovrebbe apparire chiaramente la sostanziale differenza descrittiva che esiste fra Alchìmia e Psichìmia. Nella seconda, infatti, l’intera retorica amorosa e “spirituale” delle nozze chimiche o mistiche di Christian Rosencreutz (Chymische Hochzeit Christiani Rosencreutz – 1459), è del tutto superata giacché l’Immortale non serve alcun pupazzo di nome “dio”, ma persegue uno scopo molto pragmatico e definito Stato Terzo. Di conseguenza, l’Unione non descrive tanto due amanti che scopano per l’eternità, quanto un guerriero che lotterà per tutto il tempo necessario allo scopo di porre fine alla Danza Folle, ossia all’eterno rimbalzo della Coscienza Creatrice fra Uno e Dualità.

In proposito, l’Immortale è un essere che presenta due aspetti fondamentali uno interiore, costituito dal Monadic Cloud che, com’è noto, ha natura endecadimensionale e uno esteriore il quale ha consapevolezza di (ed esiste in) cinque dimensioni solamente.

Ciò, come descritto altrove, costringerà l’Immortale a un percorso assai lungo e complesso. Un percorso che ha come fine quello di portare la parte esteriore al medesimo livello di complessità dimensionale di quella interiore. Avendo già discusso gli aspetti di questo incommensurabile viaggio (Gli Immortali – I Dodici Passi), di seguito mi soffermerò sulla descrizione della quinta dimensione (5D), ossia l’immortalità.

5D

Sono diversi i fisici che mostrano un’evidente riluttanza a considerare il tempo una dimensione, ritenendo assiomatico il fatto che le dimensioni, per essere tali, possano essere solo spaziali. Ebbene, dall’Immortalità è possibile derivare una serie di informazioni che rendono tale modo di pensare nulla più che un pregiudizio. L’immortalità, infatti, è tale da porsi come una nuova dimensione giacché trasforma sia l’essere, sia il divenire in qualcosa che nessuno ha mai conosciuto prima. In specifico, l’Immortale non conosce né la Direttiva Primaria (sopravvivere), né quella Secondaria (riprodursi) e questo determina un mutamento drammatico del fondamento stesso dell’esistenza, ossia del c.d. paradigma percettivo. In 4D, infatti, tale paradigma è strettamente controllato dal cervello rettile che esercita il controllo più severo rispetto a come debba essere filtrato l’input sensoriale. E il motivo è del tutto evidente, dato che un mutamento radicale del modo di percepire il mondo esterno metterebbe a rischio la sopravvivenza anzitutto del singolo individuo e, di seguito, dell’intera specie.

In 5D, non esiste alcun tipo di necessità di nutrire il Doppio Immortale, giacché il corpo fisico (e, con esso, il cervello rettile) è assente. Di talché, risulta assente qualsiasi attività censoria rispetto alla libertà percettiva. Capite bene che ciò rende gli Immortali dei perfetti viaggiatori dimensionali. Ciò a motivo del fatto che la quinta dimensione, rendendo accessibili alla singola consapevolezza le proprietà dello  psiconetwork (vedi Il Campo Endecadimensionale), estende all’intero Multiverso il raggio d’azione di ciascun Immortale. E questo sia in senso quantitativo (posso coprire qualunque distanza a tempo zero, giacché mi muovo alla medesima velocità dello psiconetwork, la quale è incommensurabilmente superiore a quella della luce), sia qualitativo (posso diventare qualsiasi cosa io desideri, i limiti di questo aspetto, tutti autoimposti, sono discussi nei Dodici Passi).

Ora, tutto ciò fa dell’immortalità una nuova dimensione che non è spaziale e nemmeno temporale, ma un insieme delle due cose. Si tratta, piuttosto, di una dimensione relativa al Campo di Coscienza. In realtà, proprio l’Immortalità ci mostra in modo inequivocabile come tutte le dimensioni appartengano al Campo di Coscienza. Come potrebbe essere altrimenti, dato che è stata la Coscienza a crearle?

Sotto questo profilo, quindi, le undici dimensioni non sarebbero che altrettanti, diversi modi tramite i quali la Dualità si rende manifesta e, di conseguenza, descrivibile (in particolare, non mi stupirebbe constatare l’esistenza di dimensioni esclusivamente analogiche e non descrivibili matematicamente, le quali edifichino creazioni totalmente empatiche … cool isn’t it).

Evolutive Resetting (ER)

Il fenomeno in discorso prende, appunto, il nome di Evolutive Resetting e, per come la vedo io, allo stato è la migliore opzione per la spiegazione del c.d. Mandela Effect.

In estrema sintesi, esso descrive la reazione della Creatura (Multiverso) a qualsiasi incremento consapevole che vada oltre una determinata soglia. Questo perché la Creatura, essendo dominata da un principio autistico, oltre a essere incapace di sviluppare autonomamente consapevolezza, soffre ogni incremento consapevole generato al suo interno da creature come l’uomo. Sofferenza che il Multiverso gestisce tramite un reset in forza del quale adegua se stesso alla nuova configurazione (per questo il reset è definito evolutivo, a dispetto dell’autismo multiversale). Ora e in relazione alla descrizione proposta, è senz’altro sensato immaginare che tali operazioni avvengano in locale, ossia in un ambito strettamente connesso e circoscritto allo squilibrio che l’aumento di consapevolezza ha determinato. Nondimeno, ritengo sia altrettanto sensato immaginare che la nascita di un Immortale possa determinare un ER di dimensioni planetarie, il tutto in base a uno scenario che potrebbe facilmente conformarsi al mito apocalittico.

Infine, se è vero che ciò che non ha ragione d’esistere è spazzato via, avrebbe senso che, una volta definitivamente compiuta la migrazione della Grande Ottava della Consapevolezza (GOC) con la nascita in 5D dell’ultimo Immortale, l’intera fascia di creazioni 4D fosse riassorbita. E il primo elemento sacrificato di tale fascia dovrebbe proprio essere il pianeta che ha originato gli Immortali, ossia il medesimo sul quale l’umanità è vissuta per decine di migliaia di anni.

In sostanza, ammesso e non concesso che un certo giorno nasca il primo Immortale, è lecito immaginare che non sarà il solo e che altri lo seguiranno. Pochi, senza dubbio. Tuttavia, non tutti insieme ma, più verosimilmente, ciascuno in tempi diversi. E questo, sempre in ipotesi, dovrebbe comportare un’agonia lenta ma inesorabile, durante la quale la vita biologica sul pianeta diminuirà gradatamente, sino a scomparire del tutto.

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