Nuclei Alogeni di Specie e di Dominio

Amagi

NA di Specie

Ogni specie vivente, con la sola eccezione dell’essere umano, è sostenuta da un proprio e unico Monadic Cloud (MC).

La regola è semplice e prevede che con la scomparsa dell’ultimo esemplare di specie, anche il relativo MC si sgrani. Come s’è visto, però, ciò non determina anche la fine dei i Nuclei Alogeni eventualmente generati nel tempo da quella specie. Come carriers di Consapevolezza, infatti, questi migrano in altri MC dentro i quali potranno sia continuare a esistere in modo autonomo, sia essere assorbiti da altri NA (di Specie, di prima o di seconda generazione).

Ora e a esclusione dell’essere umano, mentre il Monadic Cloud resta in ogni caso unico, pare sensato immaginare che il numero dei NA possibili aumenti insieme alla complessità della singola specie. Vediamo perché.

Ho sempre avuto gatti. Trovo la loro compagnia perfetta per me. Sono autonomi, intelligenti, giocosi, spietati, elegantissimi e, soprattutto, quando decidono di aprirsi al loro umano, sono capaci di trasmettere emozioni indescrivibili. E gli ultimi tre esemplari che ho avuto la fortuna di avere accanto, mi forniranno il destro per giustificare l’induzione sopra formulata.

Il primo è stato un grosso gatto rosso (morto nel 2016, alla veneranda età di diciassette anni). Particolarmente legato alla mia prima figlia, lo avevamo chiamato Pasquino giacché era solito combinar pasquinate gattesche. Ricordo che, anni fa, mentre mia moglie stava pulendo dei gamberetti sul tavolo della cucina, Pasquino mise a segno un colpo da maestro. Mia moglie nemmeno lo vide arrivare, quando il gatto, balzato sul tavolo, con un fulmineo movimento le sfilò il crostaceo dalle mani, dileguandosi altrove e lasciandola di stucco. Un gatto goloso, senza meno. Tuttavia, ciò che lo faceva letteralmente impazzire erano le olive. Olive in salamoia, denocciolate. Gliene allungavo una e lui, dopo averci giocato un po’, gongolante di gioia la divorava con piacere avido.

Il secondo esemplare (ancora in vita) si chiama Pela. Una gattina nera di 8 anni e di un’eleganza rara. Pela è quel che si dice un gatto volante, con gambe lunghissime che le permettono balzi prodigiosi. Ebbene, Pela sbrocca (letteralmente) per la torta Margherita che, tuttavia, deve essere soffice e morbida, viceversa la lascia sul pavimento.

Infine, la terza micia: Frida. Una gattina rossa di tre anni, iper-empatica e che non miagola mai. Non le serve giacché come compare, sai già cosa vuole. L’abbiamo soprannominata l’infermiera poiché quando qualcuno in famiglia si ammala, lei arriva e si piazza sulla parte offesa, addormentandosi. Ci crediate o meno, dopo questo trattamento l’umano malato sta meglio. Any way, per la piccola Frida l’irresistibile oggetto del desiderio è il pollo crudo.

Molto bene, tre esemplari diversi, tre pulsioni differenti e, oggettivamente, in nessun modo accomunabili, se non per via genetica. Ciò che vorrei significare è che, con ogni evidenza (almeno per me), i tre felini sono espressione di tre NA di Specie distinti. Nel senso proprio che se gli antenati di Pasquino forse vissero per più generazioni nei pressi di un frantoio, quelli di Pela avrebbero potuto farlo nella casa di un panificatore, mentre quelli di Frida chissà, magari in un mattatoio, nutrendosi degli avanzi dei polli macellati.

Infine, quel che sto cercando di descrivere sono memorie genetiche diverse. Di conseguenza e sempre con riferimento alla nostra induzione di fondo (il più denso procede dal più sottile), è chiaro che il patrimonio genetico dei tre mici deve essere stato generato da tre diversi NA. Tutti NA di Specie, giacché formatisi nel medesimo Monadic Cloud (padre di tutti i gatti del pianeta), ma diversi poiché depositari di informazioni differenti (a loro volta, provenienti dalle esperienze di Burattini vissuti in passato).

Perciò, sulla scorta di quanto sopra, penso sia possibile spalmare quest’idea sulla linea del tempo in modo da ipotizzare un incremento del numero di NA di Specie che dipenda sostanzialmente dalla complessità biologica espressa dalla specie medesima. Il tutto sulla scorta dell’idea che più il Burattino è complesso, più le informazioni che sarà capace di processare saranno varie ed eterogenee. Cosa che verosimilmente conduce due diversi Burattini (che discendono da linee di sangue diverse) ad avere esperienze diverse e, di conseguenza a creare diversa Consapevolezza. Infine, parrebbe logico pensare che in organismi unicellulari le nuove informazioni processabili possano essere di numero fortemente limitato, con la conseguente generazione forse di un unico NA di Specie (inutile moltiplicare la complessità ove questo non necessiti, anche se vedremo in seguito come, sotto una certa soglia di complessità, si scateni ciò che viene denominato Trasferimento Genico Orizzontale).

Viceversa e in esemplari incommensurabilmente più complessi come i gatti (domesticati, giova ricordarlo, da circa cinquemila anni), pare evidente che le esperienze di vita dei singoli Burattini saranno maggiormente diversificate con  creazione (o semplice accrescimento) di diversi NA di Specie.

Karma

A questo punto, però, appare lecito chiedersi se la presenza stessa di NA di Specie non comporti un prezzo da pagare. In altri termini, ci si chiede se la sofferenza o la morte procurata da un essere umano a un qualsivoglia animale possa produrre karma.

Per buddhisti e vegani, ad esempio, la risposta sembrerebbe affermativa, considerata l’ossessiva attenzione che pongono nel cercare di non recar danno ad alcuna forma vivente. Non così per cristiani, musulmani ed ebrei i quali, tuttavia, hanno regole diverse rispetto alla macellazione di bovini, ovini e suini (per non parlare dei cinesi nella dieta dei quali entrano anche i canidi). In buona sostanza, parliamo di alcuni miliardi di persone per le quali il problema nemmeno sussiste.

Ebbene, direi che questo, considerato il fatto che ogni forma vivente è sostenuta da una parte immortale, è un fatto davvero interessante. Vediamo il passo biblico Genesi 1, 27:30, nella traduzione di Mauro Biglino:

27 Elohim creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Elohim lo creò; maschio e femmina li creò.

28 Elohim li benedisse e disse loro:

“Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra”.

29 Poi Elohim disse: “Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.

30 A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde”. E così avvenne.

I versi sono eloquenti soprattutto se, come detto altrove (Elohim), sappiamo che si sta parlando di un’Eggregora, ossia dell’insieme (olistico) di tutti i Nuclei Alogeni di Specie esistenti nel preciso istante nel quale si consuma la transizione da Sapiens 48 a Sapiens 46 (Le Chiavi Biologiche). Per farla breve, la parte di Genesi che descrive la permanenza dei Sapiens nel Gan-Eden è il portato di un accumulo di Consapevolezza la formazione della quale, in termini temporali, ha preso all’incirca 3.9 miliardi di anni (dalla comparsa della vita sulla Terra sino alla definitiva formazione di ominidi a 46 cromosomi).

NOTA – C’è da specificare che, nonostante sia personalmente convinto che la produzione consapevole sia iniziata immediatamente dopo il Big Bang, non abbiamo alcun modo per descriverla, giacché l’intera faccenda riguarda il lavoro di monadi connaturate alla materia inanimata. Ne consegue che ci limitiamo a far coincidere l’inizio di tutto con la comparsa della vita sulla Terra (II salto evolutivo).

A rigore di quanto asserito da Genesi 1, 29:30, quindi:

29 Poi Elohim disse: “Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.

30 A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde”. E così avvenne.

Sembrerebbe che il comando iniziale dia ragione a buddhisti e vegani. Sennonché, proseguendo nella lettura della Bibbia, par d’entrare in un’orgia di olocausti di animali, sia offerti all’Eloah di turno, sia consumati da vari protagonisti del racconto. C’è contraddizione? Mi pare proprio di sì. In sostanza, Elohim (l’Eggregora) è il portato di un percorso evolutivo lentissimo che, come detto, è caratterizzato dalla formazione di Nuclei Alogeni di Specie, ossia serbatoi di informazioni (Consapevolezza) i quali hanno conosciuto una progressiva complessità, sia qualitativa, sia quantitativa, unitamente al procedere dell’evoluzione dei vari organismi biologici.

Ebbene, questo potrebbe senz’altro apparire coerente con un preciso aspetto dell’Eggregora degli Elohim la quale sembra avere un target molto preciso: “ti indico la via più breve per portare a compimento la GOC”. Pare evidente che il rispetto delle forme di vita animali sia ritenuto importante giacché i NA che le sostengono sono capaci di accumulare il ricordo della sofferenza subita. E questo crea Karma, c’è poco da fare.

Tuttavia, è noto quanto la via dell’inferno sia lastricata di buone intenzioni e, altresì, come il centro rettile sia restio a rinunciare a qualsivoglia risorsa che gli permetta di prolungare il più a lungo possibile la sopravvivenza dell’individuo. Nessuna sorpresa, dunque, che la reiterazione della pratica onnivora abbia prevalso.

Nuclei Alogeni di Specie e Chiavi Biologiche

L’altro passo biblico piuttosto interessante è Genesi 2, 16:17:

16 L’Elohim Yahweh diede questo comando all’uomo: “Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino,

17 ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti”.

Ora, a parte l’insistenza sul tipo di alimento teoricamente ammesso nel Gan-Eden (solo verdura e frutta), il Nucleo Alogeno Yahweh (ossia uno dei NA costituenti l’Eggregora Elohim) proferisce un comando preciso: mangia i frutti che vuoi, meno le Chiavi Biologiche o morirai (rectius: la morte fisica diverrà la tua ossessione).

Pare inevitabile che Genesi 2, 16:17 stia descrivendo l’intervallo di tempo che si pone fra la nascita dell’ominide a 46 cromosomi (originaria mutazione del primate verso la forma umana) e l’assunzione, da parte di questo, delle Chiavi Biologiche, ossia il vero trigger che determinerà l’espansione della neocorteccia (VI salto evolutivo) giacché, se ancora non fosse chiaro, il frutto proibito è proprio la Chiave Biologica (con ogni probabilità un fungo del genere Psilocybe).

Siamo, così, giunti a una svolta davvero cruciale poiché, se quanto affermato ha un senso, allora è sin troppo evidente che ogni Chiave Biologica possiede un NA di Specie (unitamente al sottostante MC). In specifico, ogni alcaloide psicoattivo, poiché contenuto in una pianta o in un fungo determinati, avrà almeno un NA di Specie. Così la Psilocybe Semilanceata (pislocibina), così la Lophorphora Williamsii (mescalina), così la Psycotria Virdis (DMT) per citarne solo alcune.

Tuttavia, il punto non sta nel redigere un elenco di tali NA, bensì nel cercare di comprendere come questi si siano potuti formare. Ecco, un bel mistero.

Sappiamo dalla stessa Bibbia che il Sapiens 46 ha già iniziato un timido, lentissimo percorso che lo porta a una prima, lieve differenziazione dal mondo animale. E sappiamo, altresì, che per realizzare il VI salto evolutivo, l’ominide necessita di un impulso del tutto fuori dal comune. Il fatto è che un tale impulso deriva da organismi che, a quanto sembra, hanno seguito una filogenesi del tutto particolare, separata ancorché parallela a quella che ha portato all’essere umano. La seguente tabella, a titolo d’esempio, compara la filogenesi di tre Chiavi Biologiche:

Gruppo

Tassonomico

Psilocybe

Semilanceata

Lophorphora

Williamsii

Psychotria Virdis

Dominio Eukaryota Eukaryota Eukaryota
Regno Fungi Plantae Plantae
Phylum (Divisione) Basidiomycota Magnoliophyta Magnoliophyta
Classe Agaricomycetes Magnoliopsida Magnoliopsida
Ordine Agaricales Caryophyllales Rubiales
Famiglia Strophariaceae Cactaceae Rubiaceae
Sottofamiglia Rubioideae
Tribù Psychotrieae
Genere Psilocybe Lophophora Psychotria
Specie P. Semilanceata (psilocibina) L. Williamsii

(mescalina)

P. Virdis (dimetiltriptamina)

Ovviamente, anche le carote (Daucus carota) hanno conosciuto una filogenesi separata e parallela a quella umana. Tuttavia, sono prive di qualsivoglia effetto psicotropo. Perciò, la domanda rimane la stessa: chi o che cosa ha prodotto le Chiavi?

Muoviamo dalla tabella proposta e, come prima cosa, notiamo che la più probabile candidata al titolo di Chiave Biologica del VI salto evolutivo (la semilanceata o, in ogni caso, un fungo del genere psilocybe) potrebbe essere, fra le tre, la più recente. Inferiamo questo dal fatto che la semilanceata appartiene al Regno dei funghi i quali sono definiti organismi eterotrofi, ossia non in grado di sintetizzare tutte le proprie molecole organiche in modo autonomo, muovendo da altre molecole inorganiche (come l’anidride carbonica). E questo al contrario delle altre due Chiavi le quali, appartenendo al Regno delle piante, sono definite organismi autotrofi, ossia capaci di sintetizzare le proprie molecole organiche a partire da sostanze inorganiche (fotosintesi della clorofilla).

Ora, pare evidente, almeno a me, che senza le piante nessun fungo avrebbe alcuna possibilità di esistere e, di conseguenza, appare verosimile (quanto probabile non saprei) che le piante  siano comparse prima dei funghi. Chissà se si possa dire lo stesso delle Chiavi sopra illustrate. E a partire da un ragionamento semplice: se è vero che tutta l’energia che alimenta la vita viene dal sole e che, a sua volta, questa è fissata in energia chimica dagli organismi autotrofi (plantae) nei c.d. glicidi (composti chimici formati da carbonio, idrogeno e ossigeno), vien da sé che gli organismi eterotrofi si nutrano degli autotrofi.

Ora, se quanto sopra può avere un senso, i funghi psilocibinici potrebbero apparire come una specializzazione consapevole (non dimentichiamo l’equazione di fondo informazione = consapevolezza) che auto-evolve in modo parallelo al regno animale (a sua volta destinato alla formazione dell’Homo Sapiens). Sotto questo profilo, quindi, il regno animale e quello dei funghi potrebbero essere un’autentica biforcazione strategica, destinata a riunirsi in occasione del VI salto evolutivo, al fine di generare quel miracolo di bioingegneria denominato neocortex.

Tanto ci basta, almeno per ora. Perciò, vediamo l’altra domanda dalle cento pistole.

Nuclei Alogeni di Dominio

La domanda è la seguente: come sapeva L’Elohim Yahweh dell’esistenza delle Chiavi?

NOTA – In ordine al motivo della proibizione esplicita all’uso delle medesime, nulla quaestio: proibisci qualcosa a un bambino e stai pur certo che, prima o poi, lo farà.

Il problema sta nel fatto che l’Elohim Yahweh sapeva esattamente che cosa avrebbe provocato l’ingestione di quei frutti (“perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti”). In sostanza, proprio ciò che accade ai Sapiens i quali, una volta ingoiate le Chiavi, sarebbero per sempre stati ossessionati dal pensiero della propria morte (del resto, lo sono tuttora).

NOTA – Sul punto, l’informazione biblica è univoca: nessuno degli ominidi che vivevano nel Gan-Eden aveva contezza della propria morte. Ne consegue che non fossero molto diversi da ogni altra scimmia bipede. Anche se, almeno un po’, dovevamo esserlo, magari solo per il fatto di avere 46 cromosomi in luogo di 48. Nei fatti, da circa un milione d’anni, i Sapiens cacciavano e raccoglievano il cibo, usando il fuoco sia per cucinare, sia per cuocere l’argilla. Nessun altro animale usava il fuoco o esponeva un pollice opponibile,  perciò è sensato pensare che almeno un progetto di neocorteccia esistesse già nei Sapiens. Tuttavia, oltre non si va.

Any way, la risposta più semplice e immediata è che la violazione del c.d. principio autistico (ossia la comunicazione fra NA appartenenti a MC diversi) sia iniziata molto tempo prima di quanto avessimo pensato, giacché appare evidente che l’informazione relativa a ciò che abbiamo definito come biforcazione strategica fosse già in possesso dell’Elohim Yahweh. Tuttavia, sappiamo che il primo NA (e, come tale, padre di tutti gli Elohim) fu Elyon. Ebbene, questo non fa che spostare ancor più indietro la formazione del NA capostipite. Sino al punto da descrivere Elyon non come un NA di Specie, bensì come NA di Regno (Animalia), ove non addirittura di Dominio (Eukaryota). E, detto fra noi, mi convince assai più la seconda.

In una simile evenienza, quindi, che l’Elohim Yahweh sapesse dell’esistenza delle Chiavi, si spiega bene con il fatto di avere avuto quell’informazione dal suo stesso creatore, ossia l’Elohim Elyon il NA di Dominio, in specifico del dominio Eucariota.

I tre Domini

Sul punto, v’è da dire che la moderna microbiologia sta navigando a vista giacché, soprattutto dopo il lavoro di Carl Woese e George Fox, non è più così chiaro se i Domini siano due (Procariota ed Eucariota), ovvero tre (Batteri, Archea ed Eucariota, considerando che sia i batteri, sia gli archea sono organismi procarioti, ossia privi di compartimentazione cellulare).

In specifico, nel 2000, Peter Gogarten (che al tempo faceva il biologo molecolare all’Università del Connecticut), tenne una conferenza sul c.d. Horizontal Gene Transfer (HGT), ossia la base per un nuovo paradigma che supera la visione classica in forza della quale l’evoluzione è simile a un albero, con rami che si biforcano di continuo. Senza entrare troppo in ambito tecnico per evitare di uscire dal tema in discorso, il fondamento di tale nuova visione è, appunto, il suddetto Trasferimento Genico Orizzontale (che, in acronimo manterremo come HGT), ossia un fenomeno tanto frequente fra i Batteri (Procarioti), quanto raro fra gli Eucarioti.

Ora, Carl Woese e George Fox furono i primi a formulare l’idea che i Domini fossero tre e non due, separando il Dominio Procariota fra Batteri e Archea. E ciò a motivo del fatto che gli RNA ribosomiali di questi organismi presentano fra loro diversità assai profonde, paragonabili a quelle che ciascuno dei due presenta rispetto al RNA ribosomiale degli Eucarioti (unitamente ad altre evidenze che qui ometto).

Il punto di crisi, tuttavia, sta nel HGT. Gogarten, infatti, ha dimostrato che nei Batteri l’informazione genetica non si trasmette solo da antenato a discendente, ma molto frequentemente è scambiata in senso orizzontale tra individui separati, anche tra specie diverse e, addirittura, fra Domini diversi. Ecco, quel che mi preme chiarire qui è che tutto ciò avviene nel mondo microbico, al punto che Gogarten avanza un nuovo modello: l’evoluzione a livello dei microrganismi vista non come un albero, bensì come un network nel quale le linee evolutive possono divergere, comunicare o persino fondersi. Egli, quindi, propone una visione profondamente olistica della comunità microbica, descrivendola come superorganismo nella quale ciascun componente accede a risorse genetiche condivise tramite HGT.

Ora, tutto quest’impeto digressivo per arrivare al punto panpsichico: in base a tali nuove conoscenze microbiologiche, potremmo inferire l’esistenza di tre Nuclei Alogeni di Dominio. Fra questi, però, solo il Dominio Eucariota avrebbe anche NA di rango inferiore (certamente di Specie ma, a questo punto, non solo). Per Batteri e Archea, viceversa, esisterebbe solo il rispettivo NA di Dominio (unitamente al sottostante MC) e proprio da questo fatto discenderebbe il behaviour osservato, ossia quello relativo a un superorganismo o, anche, a un microbiota planetario che scambia di continuo informazioni genetiche in modo orizzontale.

Tre Domini, quindi, ciascuno dotato di un Nucleo Alogeno di Dominio uno dei quali, Elyon, padre dell’evoluzione che ha portato all’Homo Sapiens e gli altri due ad animare un gigantesco microbiota planetario con l’unico compito di sostenere l’intero palcoscenico del mondo.

Really awesome.

10 Likes