GOC

Postfazione

Il presente lavoro è nato dall’esigenza di conferire maggiore chiarezza al concetto di Grande Ottava della Consapevolezza, in acronimo GOC. Tuttavia e come vedrete, l’elaborazione del tema mi ha portato su un terreno che mai avrei pensato di poter lambire e che, lo dico senza alcun timore, mi ha stupito anzichenò.

Work in progress

Nella descrizione proposta dal Filo del Rasoio e almeno sino a ora, “dio” è stato un parassita creato dall’uomo al fine di dimenticare la solitudine eterna che questi ha conosciuta quando, in forma di Coscienza Creatrice (CC), si trovava nello stato di Uno. In effetti, questa è stata un’impostazione davvero cruciale giacché ha spostato il guerriero in una posizione nella quale egli non ha avuto alcunché al di sopra di sé. Pare evidente che ciò, equivalendo ad una assunzione di responsabilità diretta e totale rispetto alle proprie scelte, non è qualcosa che può verificarsi all’istante, giacché non basta affermarlo per realizzarlo trattandosi, con ogni evidenza, di un processo che crescerà di pari passo al livello di fluidità sinaptica del singolo individuo e in profonda coerenza con la logica imposta dal motto: agguato sostenuto e intento inflessibile.

Ebbene ciò, se può apparire in contrasto con l’idea stessa di una Coscienza Creatrice, in realtà non lo è affatto poiché se è sensato pensare alla CC come qualcosa che esiste alternativamente in due stati di coscienza (Uno e Dualità, appunto) pare, altresì, assennato affermare che se nello stato di Uno la CC ha Consapevolezza pari a zero, in quello Duale tale Consapevolezza può espandere solo grazie a un lentissimo processo evolutivo. E questo per l’equazione di fondo:

Consapevolezza = Informazione

In base a tale presupposto, infatti, quando la CC è nell’Uno, non avendo alcunché di diverso da Sé con il quale confrontarsi, dovrebbe mancare del tutto del concetto di informazione. In realtà, potremmo affermare che nell’Uno, la sola informazione disponibile alla CC è concretata dalla solitudine eterna. E, in effetti, trattasi dell’informazione suprema, l’unica vera in entrambi gli stati di Coscienza (Uno e Dualità), al punto che la sofferenza che produce lacera la CC la quale, di conseguenza, crea Multiversi.

Se un solo Multiverso o infiniti non è dato sapere ma, allo stato, questo non è punto rilevante poiché ciò che davvero ci interessa è il fatto che, una volta lacerata, la Coscienza Creatrice (che, in tale caso, prende il nome di Coscienza Duale o anche solo CD) non smette di soffrire giacché, essendo duale, non solo ha perduto la capacità di capire ciò che va descrivendo, ma sperimenta un conflitto perenne e insanabile che scaturisce dalla separazione degli opposti e dal flusso ininterrotto di informazioni dissonanti proprio della molteplicità.

Ebbene, tale presupposto individua un reale work in progress, ossia un processo evolutivo che, attraverso la sofferenza, determina la nascita e lo sviluppo della Grande Ottava della Consapevolezza (GOC).

Infine, l’elemento che sperimenta sofferenza è sempre e solo la Coscienza Creatrice, un’infinitesima parte della quale, nella Dualità e grazie al processo evolutivo suddetto, diventa GOC.

GOC

Nella Dualità, quindi, la forma propria della Consapevolezza è la GOC.

Riferendoci al Multiverso nel quale esistiamo (definibile anche come Creatura), tutto ciò che può essere descritto principia 13.82 miliardi d’anni fa quando, improvvisamente, si verifica l’evento denominato Big Bang, il primo salto evolutivo, ossia l’effetto manifesto e scaturente dalla solitudine eterna della CC nello stato di Uno.

Ora e dati i presupposti, in quell’istante la Consapevolezza della Creatura è quasi pari a zero (se, infatti, pensiamo al Big Bang come a un parto, è inevitabile che questo abbia lasciato un segno profondo e, di conseguenza, abbia determinato un primo, drammatico incremento consapevole).

C’è Senso di Colpa (SdC) e lo sappiamo ma, proprio perché la Consapevolezza è vicinissima allo zero, rimane inavvertito. Tuttavia, la Coscienza è divisa e questo genera, in sequenza: suono, movimento e curiosità (il riferimento è ai primi tre secondi del Big Bang).

Ora, ciò che mi preme sottolineare è l’aspetto specifico del movimento mirabilmente rappresentato nell’induismo dalla figura di Nataraja, il danzatore cosmico, ossia uno degli aspetti di Shiva.

Nataraja-lo-Shiva-danzatore-cosmico
Figura 1: Nataraja

Nataraja (o il re dei ballerini) è colui che danza la Anandatandava, ossia la danza della beatitudine che simboleggia i cicli cosmici di creazione e distruzione, di nascita e morte. Non ho certezza, ma penso che tale stato primordiale di gioia estatica (e, aggiungo io, profondamente inconsapevole) sia descritto con questa eleganza solo nell’induismo.

Il punto che, però, mi preme enfatizzare è il seguente: Shiva altro non è che la Coscienza Duale e, di conseguenza, Nataraja è la descrizione fedele di un’emozione espressa dalla stessa CD. Emozione, come detto, primordiale e proprio per questo del tutto ingenua, ancorché onnipervadente.

Ingenua al punto che non può reggere il decorso del tempo giacché diviene inevitabilmente preda del processo psicoentropico (se ricordate, l’aumento della Consapevolezza è direttamente proporzionale a un aumento della psicoentropia, vedi Apocalypse). Per questo, a un certo punto e in qualche remoto luogo della Creatura (o Shiva o Multiverso o Coscienza Duale, insomma chiamatela come cazzo ve pare) nasce la vita, perché dopo circa nove miliardi di anni la danza estatica perde sapore, l’emozione stinge e torna, tremendo, lo spettro della solitudine eterna, mascherato dalle esiziali domande, peraltro non ancora verbalizzate: chi sono e perché sono qua.

NOTA – Come già detto altrove, non abbiamo idea del modo usato dalla Coscienza Duale per incrementare la Consapevolezza in assenza di vita organica, tuttavia è accaduto e non ci resta che prenderne atto giacché, in caso contrario, la vita non sarebbe mai comparsa. Semplicemente, non ve ne sarebbe stato alcun bisogno perché nulla giunge ad esistenza senza motivo, così come nulla può continuare ad esistere qualora quel motivo sia venuto meno.

In sostanza, la GOC principia unitamente al primo passo di danza di Nataraja (il Big Bang) scatenando un processo a tutti gli effetti evolutivo. Un processo che copre all’incirca nove miliardi di anni prima che la GOC giunga al secondo salto evolutivo: la comparsa della vita, appunto.

NOTA – La descrizione dell’evoluzione successiva si trova disseminata in diversi articoli del blog, di conseguenza, non volendo tornare ulteriormente su cose già scritte, posso solo consigliarvi di usare la funzione di ricerca presente nel sito usando la keyword “GOC”  (senza virgolette). Vi sarà restituito un elenco dei lavori che ne contengano almeno un riferimento.

DIO

Ebbene, ciò che intendo fare adesso è tornare sul concetto di “dio” giacché, se sul Filo del Rasoio tale idea parrebbe destinata a morte certa, è innegabile che l’oggetto che meglio si presta a rappresentarla è lo stesso Multiverso, ossia la Creatura intesa come costrutto olistico (nel senso proprio di oggetto più grande della somma delle sue parti). Del resto e come abbiamo visto, nell’induismo questo è un fatto consolidato e lo Shiva danzante ne è un’immagine direi univoca. Il problema è che “dio” finisce sempre per essere descritto come un essere concreto. Ad esempio, nell’islam gli attributi divini sono: vita, scienza, potenza, volontà, udito, vista e parola. Solo questo basta e avanza per rendere un’immagine di “dio” molto umana. Similmente, nel cristianismo nel quale l’uomo è creato a immagine e somiglianza di “dio”.

Al resto pensa la fuffa teologica sulla quale, tuttavia, non spenderò mezza parola giacché quel che qui rileva è il meccanismo psicologico che sta alla base della descrizione di “dio” .

Sul Filo e almeno sino a ora, tale descrizione è sempre stata intesa come un atto umano totalmente proiettivo, nel senso proprio di una proiezione di contenuti inconsci su un oggetto che, come detto, è creato allo specifico scopo di dimenticare la solitudine dell’Uno. E, di fatto, prima dell’uomo non esiste alcuna traccia di “dio” il quale, viceversa, nasce immediatamente dopo l’incontro con le Chiavi Biologiche.

Al punto che pare sensato pensare che, in realtà, sia la GOC (grazie a una forma sufficientemente specializzata quale quella dei Sapiens) a creare il divino. Facendolo, peraltro, attraverso i singoli individui i quali, da quel preciso istante, avranno il compito di conferire forma verbale proprio alla Consapevolezza che, nei 5 miliardi di anni precedenti, è faticosamente cresciuta nelle forme specifiche che altrove abbiamo definito Nuclei Alogeni di Dominio e di Specie (la storia successiva è già stata sommariamente indagata e chi volesse saperne di più, la può trovare nel lavoro dal titolo Lilith).

In buona sostanza, quindi, potremmo pensare la fantomatica GOC come il costrutto olistico di tutti i Nuclei Alogeni formatisi a partire dal Big Bang a oggi. Se ciò avesse senso, quindi (e sembra proprio che lo possa avere), più che una creazione dell’uomo, “dio” potrebbe essere meglio descritto come un altro nome della GOC, nella specifica forma che l’uomo stesso si è peritato di portare nella dimensione fisica grazie alla sua abilità precipua: la modalità dell’essere.

In effetti, il “dio” delle religioni sembrerebbe l’unico prodotto possibile, soprattutto a mente della profonda ingenuità così manifesta nella figura di Nataraja. Un’ingenuità che caratterizza non solo l’inizio, ma l’intero periodo durante il quale la GOC evolve in assenza del terzo cervello. Un’ingenuità che tende a ridursi in base all’incremento psicoentropico ma che, per circa nove miliardi di anni, procede in modo davvero infinitesimo.

Solo con la comparsa della vita l’incremento psicoentropico (e, di conseguenza, consapevole) s’intensifica in modo rilevante. Al punto che, sul piano fisico, conferisce forma definita e descrivibile all’evoluzione degli organismi biologici e che porteranno la GOC al sesto salto evolutivo: la neocorteccia, lo strumento capace di verbalizzazione.

È a questo punto che, grazie al tremendo impulso generato dalle Chiavi Biologiche, l’idea di “dio” è verbalizzata come un’evidenza cotta e mangiata poiché, grazie alla paura della solitudine dell’Uno, la GOC, che ora sta camminando sulle fragili membra umane, non può in alcun modo permettersi di verbalizzare “dio” per quello che è in realtà, ossia un progetto, giacché questo rischierebbe di riportarla nell’Uno.

Tuttavia e rispetto a una Consapevolezza ancora così timida, nemmeno è possibile prescindere da quel che c’è (la Creatura). Per questo l’idea della divinità come entità superumana e inarrivabile evolve attraverso i millenni costantemente ancorata alla Creatura, al Multiverso.  E questo sino all’avvento del razionalismo il quale, peraltro e nemmeno tanto sorprendentemente, non cambia di una virgola tale stato di cose. Anzi, se possibile, lo enfatizza al punto da renderlo ipertrofico giacché, riducendo l’uomo a mero incidente biologico, fa dell’universo la sola cosa reale (fu Russell, se non ricordo male, a ridicolizzare le opinioni degli individui sulla natura del sole, affermando l’inesistenza delle stesse davanti alla maestà della nostra stella).

Solo con l’inizio del terzo millennio e al termine di un processo nichilista che non ha risparmiato alcunché del passato, è stato possibile comprendere che se un “dio” esisterà, questo sarà proprio e solo la GOC perfetta. In altre parole:

  • La GOC è un work in progress;
  • La GOC e DIO sono la medesima cosa;
  • DIO è un work in progress;
  • Allo stato, la GOC è anche il costrutto olistico di coloro che stanno cercando di realizzare un Doppio Immortale e, quindi, l’Unione;
  • La GOC sarà perfetta (sarà DIO) solo se e quando questi Immortali saranno riusciti a realizzare lo Stato Terzo.  Di conseguenza e allo stato, DIO non esiste ma, forse, esisterà.

Sotto un tale profilo e come già scritto qui:

la bestemmia è pura (nonché legittima) espressione di disperazione egoica, l’urlo di dolore di un individuo (l’Ego, in prospettiva olistica, è tale) che non ha alcuna possibilità di sfuggire alla propria morte.

Di conseguenza e alla luce di quanto sopra, è possibile rendere un giudizio anche più feroce giacché se pensiamo a come, attualmente, l’umanità conti circa 7.8 miliardi di individui e a come, per la stragrande maggioranza di costoro, non esista alcuna possibilità di realizzare un Doppio Immortale, allora diviene visibile il disegno. Un’entità splendente e tuttora primitiva la quale, per usare la potente descrizione di un guerriero, ormai pesa miliardi di tonnellate di Consapevolezza. Ebbene, tale entità è evoluta prima in ambito inorganico e, di seguito, all’interno di una coperta di carne che non ha avuto altro compito che quello di permettere una tale evoluzione. Ed ora, quel compito è venuto meno.

Buona fase 2 e 3.

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