Gains of Function Mutation

GoF

Che cosa è la gains-of-function mutation

Questa è una domanda per la quale non troverete una risposta su Wikipedia e ciò a motivo del fatto che si tratta di una pratica di biologia molecolare sintetica assai poco commendevole, giacché potenzialmente molto pericolosa e per la quale lo stesso Obama decretò, nel 2014, una parziale moratoria.

La gains-of-function mutation (GoF) o mutazione con guadagno di funzione è una mutazione, indotta in vitro, che conferisce caratteristiche nuove e/o potenziate a una proteina e, più specificamente, a un virus. Infine, qualora si parli di GoF ci si riferisce a una biologia di tipo sintetico, ossia a mutazioni indotte in laboratorio (in vitro) al fine di ottenere un vantaggio preventivo rispetto a una eventuale mutazione di un virus. Mutazione non ancora esistente, ma che è indotta artificialmente.

Un esempio? Nel 2011 Ron Fouchier (Paesi Bassi) e Yoshihiro Kawaoka (USA) annunciarono di avere modificato il virus dell’influenza aviaria H5N1 in modo tale da permettergli di passare dagli uccelli ai mammiferi, nonché tra mammiferi. Fecero questo tramite GoF, inducendo nel virus una mutazione tale da renderlo capace di trasmettersi attraverso droplets trasportate dall’aria tra animali di laboratorio (in quel caso, furetti), proprio come avviene per l’influenza umana. Ecco, una prima notizia interessante è che queste ricerche furono sovvenzionate dal NIAID (National Institute of Allergy and Infectious Diseases) diretto, dal 1984, da Anthony Fauci. Sì, proprio lui:

Anthony Fauci
Figura 1: Anthony Fauci

In specifico, il NIAID ha svolto un ruolo importante nella promozione e nel finanziamento della ricerca basata sulla GoF, sia negli Stati Uniti, sia in Cina e, sempre per la cronaca, lo stesso Fauci ha esplicitamente sostenuto che la ricerca vale il rischio che comporta perché consente agli scienziati di fare preparativi che potrebbero essere utili se e quando si verificasse una pandemia (fonte: Newsweek).

Pare ozioso rilevare come tale affermazione sia stata smentita in modo tanto plateale quanto funesto dalla pandemia di COVID-19 attualmente in corso? Tuttavia, sembra che nessuno chieda conto a Fauci di ciò che ha detto e fatto perché ciò potesse accadere.

V’è da rilevare, peraltro, che una parte importante della comunità scientifica in questi anni ha sostenuto come questi esperimenti violino basilari principi di etica (in primis, il principio di precauzione), poiché i patogeni modificati sperimentalmente mettono molto seriamente a rischio la specie umana. Protesta che, tuttavia, ha sbattuto contro il muro eretto attorno alla ricerca della GoF da un circolo ristretto e chiuso di scienziati protetti da governi quali USA, Francia, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Cina, Giappone e Russia.

Come detto sopra, nel 2014, Obama firmò una moratoria la quale sospese sino al 2017 i finanziamenti per la GoF in relazione ai virus SARS, MERS e influenza aviaria. Tuttavia, con eccezioni che includevano i laboratori dell’Università di Harvard, dell’Università della Carolina del Nord e del laboratorio del Wuhan Institute of Virology (WIV) il quale, è opportuno ricordarlo, nacque anzitutto da una sinergia tra Cina e Francia e, di seguito, con l’entrata degli americani e il patrocinio della stessa OMS. Questo perché, al tempo, i cinesi non disponevano della tecnologia necessaria per la GoF e che ottennero sia dai francesi, sia dagli americani. Prova ne è il fatto che la ricerca sul coronavirus a Wuhan è stata sostenuta proprio da Fauci che l’ha finanziata, una prima volta, con 3.7 milioni di dollari dopo che il governo aveva sospeso i finanziamenti per la ricerca sui virus dell’influenza aviaria.

Tuttavia, dal 2018, il divieto alla produzione di virus letali decadde e, da allora, la GoF è stata avvolta dal segreto più totale. Sempre nello stesso anno, però, diverse comunicazioni urgenti dell’ambasciata USA avvertivano la casa bianca dei gravi problemi di sicurezza presenti nel laboratorio di Wuhan. Ciononostante, Fauci scucì altri 3.7 milioni di dollari perché la GoF in atto continuasse, sino all’incidente che cagionò la fuga del patogeno SARS-CoV-2 dal laboratorio cinese verso la fine del 2019.

Cercheremo adesso di capire come questi gentiluomini hanno agito durante gli ultimi trent’anni.

La chimera ricombinante

Che cosa è una chimera ricombinante? Alla bella domanda risponde il Prof. Joseph Tritto, microchirurgo, esperto di biotecnologie e nanonotecnologie nonché presidente della Wabt (World Academy of Biomedical Sciences and Technologies), accademia nata sotto l’egida dell’Unesco nel 1987. Tritto ha appena pubblicato un libro dal titolo Cina Covid 19 – La chimera che ha cambiato il mondo, nel quale testimonia come, in alcune pubblicazioni, ad esempio nello studio dei ricercatori dell’Indian Institute of Technology di New Dehli basato sui genomi di pazienti, si dimostra che il SARS-CoV-2 non è solo un ibrido tra il virus del pipistrello e quello del pangolino. Al suo interno, infatti, compaiono inserti del genoma del virus HIV-1. Propriamente, il frutto dell’attività denominata gains-of-function, ossia l’eliminazione o l’aggiunta nelle cellule virali di sequenze genomiche estranee, allo scopo di modificare, aumentandola, la patogenicità del virus target.

In sostanza, Tritto ribadisce ciò che Luc Montagnier, premio Nobel per la fisiologia e la medicina nel 2008, disse a marzo di quest’anno in un’intervista televisiva divenuta famosa e che gli ha guadagnato lo scherno del mainstream. E lo fa escludendo anzitutto l’origine naturale della mutazione che ha generato il SARS-CoV-2. Pipistrello e pangolino, infatti, oltre a occupare nicchie ecologiche molto diverse, presentano peculiarità fisiche che rendono semplicemente impossibile una tale eventualità.

Una seconda ipotesi potrebbe essere quella che vede il sangue del pipistrello e del pangolino entrambi presenti in un ospite intermedio quale, ad esempio, potrebbe essere un predatore che si sia nutrito dei primi due (e nel quale i due virus siano venuti in contatto originando la ricombinazione). Il problema, tuttavia, è che tale ospite intermedio non è mai stato trovato, senza contare il fatto che le probabilità di una simile doppia ricombinazione sono, dagli archeobiologi, distribuite in un periodo di tempo molto lungo (dai 40 ai 200 anni).

In buona sostanza, quindi, la versione di un’origine naturale del SARS-CoV-2 non sembra reggere. Al contrario di quella che descrive una ricombinazione in vitro.

Ebbene, potremmo affermare che la GoF nasce negli anni ’70, grazie al lavoro pionieritstico di Paul Berg (nobel per la chimica nel 1980) sullo splicing genetico del DNA ricombinante.

Paul_Berg
Figura 2: Paul Berg

Il lavoro di Berg, di fatto, apre una strada insidiosissima le conseguenze della quale adesso vedremo in breve sintesi.

Wuhan

Nel 2002/2004 la Cina conosce un’epidemia di SARS che non riesce a gestire. Di conseguenza, nel 2005 chiede aiuto alla Francia al fine di creare un laboratorio di sicurezza elevata per lo studio dei patogeni.

Nasce così una partnership, sostanzialmente geopolitica, la quale origina il primo laboratorio cinese di livello P4, ossia un sito abilitato dall’OMS al lavoro sui patogeni e che, di fatto, permette alla Cina di entrare in possesso di tutto il know-how francese sia per la struttura del sito (costruito sul modello del laboratorio di Lione), sia nel campo della tecnologia di ricombinazione genetica. Il laboratorio di Wuhan è completato nel 2019 e, per l’occasione, conosce la visita dello stesso Macron (nel 2005 ci era andato Chirac). In cambio, la Francia ottiene l’autorizzazione ad aprire a Shangai un suo laboratorio (Pasteur) e il tutto è concertato al fine comune di trovare dei vaccini per l’AIDS.

A questo punto e come detto, i cinesi posseggono la tecnologia di ricombinazione a partire da un qualunque virus usando i c.d. pseudo-tipi HIV, anche se sono ancora lontani dalla c.d. biologia sintetica.

Nota – La pseudotipizzazione è un processo di produzione di virus o vettori virali in combinazione con proteine ​​dell’involucro virale bersaglio. Le particelle pseudotipate non trasportano il materiale genetico per produrre ulteriori proteine ​​dell’involucro virale, perciò i cambiamenti fenotipici non possono essere trasmessi alle particelle virali della progenie. In questo modo, le proprietà dei virus pericolosi possono essere studiate in un contesto di rischio inferiore.

In sostanza, sono creati dei cloni. Nella fattispecie il core dell’HIV-1 è inserito nel virus SARS1, al fine di testarne la patogenicità rispetto a terreni di coltura diversi (segnatamente, colture di cellule umane sia sane, sia malate o, anche, di altre specie). Questo porta a individuare con grande precisione il comportamento del virus modificato rispetto a ciascun ospite testato.

Per farla breve, è la dott.ssa Shi Zhengli la prima cinese a sviluppare i primi ricombinanti diventando, di fatto e a livello mondiale, la specialista dei coronavirus del pipistrello.

Parallelamente, negli USA, Ralph Baric, attivo nel campo già dagli anni ’70 e molto addentro alla biologia sintetica lanciata da John Craig Venter, inizia una serie di ricombinazioni sintetiche unendo, in vitro, frammenti di materiale genetico proveniente da organismi diversi.

Accade, quindi, che Baric necessiti di campioni di SARS1 e di coronavirus (non presenti nel nuovo continente) e, di conseguenza, giusta l’intermediazione di grandi organizzazioni internazionali come EcoHealth Alliance di Peter Daszak, contatti Shi Zhengli e, con questa, stabilisca un’intesa. Da tale intesa, Shi Zhengli apprende i segreti della ricombinazione interspecie dei genomi virali.

È del 2015 uno studio di Baric sulla prima ricombinazione di un virus SARS1 impiantato in un topo. Ricombinazione letale sia per il topo, sia per ogni cellula umana messa, in vitro, a contatto con il virus.

Come detto sopra, nel 2014 Obama decreta una moratoria per la GoF, perciò Baric sposta la sua attività interamente a Wuhan. E, guarda un po’, proprio in quel momento Fauci versa i secondi 3.7 milioni di dollari alla ricerca della Shi Zhengli (in realtà, si tratta di uno stanziamento di 14 milioni in dieci anni, ma non sottilizziamo).

Il vaccino

Siamo così giunti al punto più scottante dell’intera questione posta, in termini strettamente etici, dalla GoF e, di conseguenza, dal vaccino che l’intera umanità sembra attendere con grande ambascia. Sì, perché il problema vero è che, al contrario di quanto ritiene la persona comune, quelli allo studio attualmente (con pochissime eccezioni) non sono vaccini tradizionali i quali partono dall’idea di iniettare un virus vivo ma attenuato al fine di far generare al Sistema Immunitario (SI) i relativi anticorpi. Anticorpi che divengono disponibili in caso di reale contrazione dell’infezione.

Qui e diversamente, i vaccini allo studio sono autentici prodotti della gains-of-function, ossia vaccini di tipo genomico. Non, quindi, vaccini tradizionalmente intesi, bensì sequenze nucleotidiche di mRNA o DNA che entrano nella cellula e la riprogrammano.

Ebbene, se si tratta di mRNA (RNA messaggero), il suo lavoro si limita a portare il messaggio dentro la cellula la quale, di conseguenza, crea la copia del DNA che attiva specifiche proteasi contro la vera molecola virale, in sostanza impedendo la replicazione del virus penetrato nella cellula.

Se, altrimenti, si tratta di sequenza nucleotidica a DNA, questa si inserisce nel genoma umano riprogrammando letteralmente la cellula che, da quell’istante, risponderà all’eventuale infezione come non avrebbe mai fatto prima. E lo fa rendendo capace la cellula di generare le proteasi necessarie a tagliare la cellula virale.

Sembrerebbe davvero geniale, se non fosse per le seguenti considerazioni:

  • Non esiste, allo stato, alcuna evidenza clinica che tali farmaci ad azione genomica (perché di questo si tratta) soddisfino le due proprietà fondamentali richieste a qualsiasi farmaco, ossia che anzitutto sia sicuro (safety), ossia privo di effetti collaterali dannosi e, secondariamente, sia realmente efficace;
  • I farmaci ad azione genomica, essendo composti da DNA o mRNA sintetici (creati in vitro), trasformano l’essere umano in un organismo geneticamente modificato (OGM) e non esiste alcun modo per sapere se tali modificazioni, ancorché (forse) convenienti nel breve periodo, possano avere un prezzo devastante nel periodo medio/lungo;
  • In effetti, non esiste, allo stato, alcuna discussione sul piano etico rispetto sia alla GoF in particolare, sia alla biologia sintetica applicata all’uomo in generale.

Appendice

Google, oltre a gestire il più grande motore di ricerca, è anche coinvolta nella produzione di farmaci ad azione genomica tramite la sua controllata Alphabet, la quale ha due filiali: CALICO e VERILY. Quest’ultima collabora con Bigpharma. Nel 2016, infatti, Alphabet conclude un accordo da 715 milioni di dollari con la GlaxoSmithKline al fine di creare GALVANI, società per lo sviluppo di vaccini bioelettronici (?), nonché per l’estrazione di informazioni mediche dagli utenti Google. Nel 2018 Google ha investito 27 milioni di dollari in VACCITECH, società che produce vaccini per l’influenza, la MERS e il cancro alla prostata. Nel 2020 VACCITECH dichiara di aver iniziato a lavorare su un vaccino anti-COVID. Infine, Google e Facebook allo scopo di censurare le informazioni critiche con la narrazione ufficiale circolanti sulle loro piattaforme, fanno riferimento a POLITIFACT, sito lanciato grazie alle sovvenzioni della Bill&Melinda Gate Foundation (fonte: Byoblu 24).

Think about, folks 😀

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