Il Doppio Immortale – Parte II

Il Doppio Immortale – Parte I

Il Tesoro di Amlego

Riprendo, quindi e con estrema cautela, da dove ho lasciato qualche giorno fa, ossia dalla prevista morte del buon Pastore. Vorrei specificare che la definizione di buon Pastore riferita a K potrebbe apparire fortemente ironica e devo dire che, almeno per molti anni lo è stata, senza meno. Tuttavia, non lo è più giacché, una volta che IO è uscito dall’identificazione egoica e l’unica attività che svolge è la circumnavigazione dell’orizzonte degli eventi, K muta profondamente.

The Death of the Good Shepherd

Ferme, dunque, le specifiche descritte nella prima parte di questo lavoro, ciò che va detto in relazione alla condizione di disidentificazione egoica è che, soprattutto nelle fasi oniriche più prossime al rientro in real life, K appare come una figura di contorno, un accompagnatore sempre prossimo all’IO, tuttavia mai pressante. Al più, esprime bonomia anche se, in ogni caso, non cessa nemmeno per un attimo il suo compito di pastore dell’IO e ciò sino al momento nel quale non accade all’IO stesso di vederlo cadere.

Tuttavia e prima di affrontare questo aspetto, è opportuno ricordare in modo compiuto cosa realmente s’intenda per Doppio Immortale e, di conseguenza, quali siano le condizioni indispensabili alla sua edificazione. Ebbene, il Doppio Immortale è un costrutto di pura Consapevolezza, ossia ciò che altrove ho definito il tesoro di Amlego e che nell’essere umano si concreta nel Doppio Mnestico (DM).

Questo significa una cosa molto precisa, ossia che se solo la Consapevolezza più pura potrà edificare un Doppio Immortale, allora quello stesso concetto di purezza è perfettamente sovrapponibile a quello di impeccabilità. In altri termini, ogni traccia di morbosità inquina e rende storto il DM. Per questo e per null’altro, pratiche quali la proiezione astrale e/o il sogno lucido, sotto un profilo sia psicologico, sia strettamente stregonesco sono del tutto antitetiche all’edificazione del Doppio Immortale. Vediamo, quindi e contrariamente all’intenzione manifestata nella prima parte di questo lavoro, quali sono le conseguenze concrete del sogno lucido, dato che le medesime considerazioni possono essere indifferentemente applicate sia alla proiezione astrale, sia a qualsivoglia altra manovra tesa a manipolare impropriamente il Doppio Mnestico, ossia la Consapevolezza, ossia il tesoro di Amlego.

Specifico che tale chiarimento, soprattutto per il sogno lucido, si rende necessario poiché, almeno a tutta prima, ciò che qui è descritto come la Scelta potrebbe generare confusione, segnatamente rispetto del fatto che sia nel sogno lucido, sia nell’edificazione del Doppio Immortale, il primo atto l’IO è quello di bypassare l’onda nera. In effetti, si tratta della stessa manovra, ma ciò che muta profondamente è l’istanza che sta agendo.

Specifico altresì che non m’interessano gli episodi di lucidità onirica che insorgano spontaneamente dopo la fase del sonno delta. Qui ed esclusivamente, tratto del sognare al quale accede l’individuo transitando dal c.d. primo varco (v. l’Arte di Sognare di Carlos Castaneda), ossia passando direttamente dalla veglia al sogno lucido. Il tutto avviene in base allo schema seguente:

sogno lucido
Figura 1: Sogno lucido

Come dovrebbe apparire chiaramente dallo schema proposto in Figura 1, anche in relazione al precedente schema fornito nella prima parte di questo lavoro, l’istanza che genera il sogno lucido bypassando la fase delta del sonno è un ibrido formato dall’IO Osservatore insieme a una parte di Ego. In tale scenario, quindi, mercé il dramma di un IO incapace di vedere se stesso come qualcosa di diverso dall’Ego (ossia, il corpo fisico), l’istanza in uscita dallo stato di veglia, proprio perché ibrida, appare fatalmente compromessa dalla paura della morte la quale, notoriamente, è elemento puramente egoico.

Ora, il punto di crisi è davvero semplice da descrivere poiché l’IO, non potendo esistere al di fuori di uno degli unici due contenitori esistenti (Corpo Fisico o Doppio Mnestico), quando lascia il soma non ha altra possibilità che quella di ficcarsi nel DM.

Nota – Il sogno ordinario avviene interamente nel DM, tuttavia ciò non compromette tale contenitore giacché, qualora intervenga lucidità onirica, si tratta comunque di segmenti temporali limitati giacché la DMT è molto velocemente riassorbita dal Sistema Nervoso Centrale. Vero è che taluni episodi onirici, anche sopravvenuti, possono restituire, al risveglio, la sensazione di essere stati lì moltissimo tempo, ma questo deriva unicamente dal fatto che l’universo onirico manca della dimensione temporale (vedi Il sogno come universo a tre dimensioni). Ne consegue che, quando tali glitch temporali si verificano, ciò è solitamente riconducibile a un’intensità onirica particolarmente decisa al punto che la mente logica, non avendo altro modo per descriverli, facilmente li trasforma in episodi temporali estesi.

Nel sogno lucido che stiamo descrivendo, tuttavia, è agito un innaturale meccanismo che inquina il Doppio Mnestico in senso propriamente egoico giacché, come si vede nel grafico, l’IO resta fortemente identificato e, di conseguenza, inchiodato alla paura di morire. Cosa, peraltro, del tutto illusoria giacché l’IO, poiché istanza del Monadic Cloud, non può morire. Tuttavia l’IO, dimentico di sé e gremito di paure e pulsioni egoiche, si dà un gran da fare ficcando le mani direttamente nell’unica, vera ricchezza di ciascun essere umano: la Consapevolezza, appunto. Inevitabile che ciò generi quelle che Gurdjieff definiva cristallizzazioni sbagliate e che si qualificano diversamente secondo l’ambito nel quale l’ibrido si muove. Può essere un corpo di sogno o un corpo astrale o qualsivoglia altro ircocervo astrattamente immaginabile … it doesn’t matter giacché si tratterà sempre e comunque di qualcosa che la Parte Immortale si limiterà a divorare alla fine del sentiero percorso dallo sfidante della morte di turno.

In sostanza, quindi e a differenza degli individui che entrano nel sonno in modo corretto a seguito dell’elisione di Ego, ossia con lo spegnimento di quasi tutte le macchine neurali (con la sola eccezione di quelle che mantengono attive le funzioni vitali), i sognatori portano seco una parte crescente e spesso  letale di parco golemico il quale tende fatalmente a generare conseguenze ferali. Infatti:

  • La manovra impedisce al Monadic Cloud di abbandonare il Burattino generando conseguenze nocive a livello sia fisico, sia psichico (a motivo dell’effetto corrosivo della Parte Reale su quella Virtuale);
  • La manovra, compromettendo il Doppio Mnestico, tende a rendere improbabile l’edificazione del Doppio Immortale. Uso la forma dubitativa giacché sono sempre possibili successive decristallizzazioni del DM (anche se a un prezzo elevato). Si consideri, inoltre, che esistono individui per i quali il sogno lucido è parte del loro stesso sangue. In questi casi, spesso, la dotazione energetica del singolo individuo appare talmente elevata da renderlo capace di uscire da tali pratiche con la medesima facilità con la quale si cambia d’abito (e, in tali casi, è facile che la decristallizzazione sia solo questione di breve tempo).

Molto bene, chiariti tali perigliosi aspetti, ciò che è perseguito dal Filo del Rasoio è evidenziato dallo schema in Figura 2:

La Scelta
Figura 2: la Scelta

Come si vede, le prime due fasi esposte nei grafici in Figura 1 e 2 sono parzialmente identiche a ciò che avviene in occasione di ciascun addormentamento (con la differenza esiziale per la fase 2), mentre la svolta, quando accade, si manifesta al terzo step, ossia in occasione della morte di K. Morte che è vissuta dall’IO come autentica manomissione (nel senso proprio previsto dal diritto romano, ossia un atto con il quale il proprietario liberava un servo dalla schiavitù, trasformandolo in liberto).

La Scelta

Perché una scelta? Perché, all’interno dell’esperienza vitale di ciascun essere umano, è l’unica variabile che possa dirsi realmente tale.

In ogni cultura conosciuta, la morte di una persona genera una serie di riti comunemente definiti di tumulazione o sepoltura e ciò, nell’accezione consueta, al fine di consentire ai congiunti un corretto inizio della c.d. elaborazione del lutto (atto destinato a protrarsi anche per lungo tempo dopo la tumulazione della salma). Tuttavia, quanto descritto è solo l’aspetto esteriore di questi riti i quali, per altro verso, servono molto più al defunto, piuttosto che ai suoi cari. E il motivo sta tutto nel profondo stato di identificazione egoica nel quale sempre versano le persone morenti.

Lo sanno molto bene i tibetani i quali hanno un intero testo sacro (il Bardo Thodol o Libro Tibetano dei Morti) dedicato a ciò che resta del trapassato per guidarlo nel suo viaggio attraverso il Bardo, ossia lo spazio che separa la morte fisica da una nuova rinascita. Ora e di là da ciò che possiate credere o meno rispetto alla c.d. reincarnazione (che per il Filo, di norma e semplicemente, non esiste), pensate per un attimo a voi stessi, in piedi, dinanzi al vostro corpo esanime.

Ve ne state lì e se da una parte avete il vostro cadavere, dall’altra non avete che l’ignoto o, se preferite, il Bardo, ossia qualcosa di assolutamente sconosciuto … magari variamente connotato … magari luminoso … eppure del tutto sconosciuto. Nessuno è mai tornato a dirvi cosa c’è davvero oltre quel confine e questo vi rende difficile lasciare la casa che avete abitato da sempre e che, proprio per questo, conoscete così bene. Ecco, questo è propriamente ciò che s’intende per attaccamento egoico. In realtà, il vostro Ego non è più con voi, ma ciò accade per la prima volta e voi non sapete come reagire. Siete nel vostro Doppio Mnestico, siete nella Consapevolezza che avete distillato durante l’intera vita, eppure non sapete che farne. Per tutti gli anni della vostra esistenza avete agito in modo reattivo perché la mente umana è una macchina reattiva ed ora, mancando qualsivoglia input esterno, non sapete che fare del meraviglioso tesoro di Amlego.

Ovviamente, c’è chi sa molto bene che fare di quel tesoro e, tranquilli, lo farà. Però, non voi. E questo è vero per chiunque, guerriero o meno. L’unica differenza è che il guerriero ha speso una vita a disidentificarsi dall’Ego e, per questo, può dire d’avere un piccolo vantaggio sugli altri esseri umani. Assai piccolo, s’intende, ma reale giacché egli, durante i lunghi anni d’Agguato, ha appreso a essere attivo.

Gurdjieff direbbe che ha imparato a FARE e, in effetti così è. Al punto che questo infinitesimo vantaggio lo mette nella condizione di scegliere, davvero e per la prima volta.

Così, quando IO vede K cadere privo di vita, è scosso dal dramma della Scelta. Dietro di sé il corpo dormiente … warning: non ancora morente! Davanti a sé l’ignoto e, nella sua mano destra, la gemma calcificata, ossia l’immagine psichica della sua pineale (opportuno ricordare il principio base: il più denso procede dal più sottile). E si trova nella medesima posizione d’ogni defunto con, dietro di sé, la casa abitata da sempre e che ora è chiamato a lasciare in piena Coscienza, mentre si trova solo davanti all’ignoto.

Nessuno può affermare alcunché sulla Scelta che sarà operata. Solo la Scelta stessa, una volta compiuta, mostrerà Se Stessa all’IO. Tuttavia, IO sa che schiantando la teca della gemma, la sua casa brucerà, consumata dal Fuoco del Profondo, trasformandosi in ulteriore Consapevolezza. E ciò che sarà dopo, sarà solo per lo Scopo.

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