La Codificazione Occulta

La Codificazione Occulta

Premessa

Il presente lavoro tratta della Codificazione Occulta (CO), con ciò volendo intendere sia il modo con il quale i Nuclei Alogeni (NA) inviano specifiche informazioni all’Io Osservatore (IO), sia la decodifica di tali informazioni da parte di quest’ultimo.

All’uopo, quindi, specifico che se la definizione Codificazione Occulta riferisce l’intero fenomeno relativo alla comunicazione fra NA e IO (trasmissione e decodifica), la conseguenza è che il tutto non può prescindere da un terzo elemento il quale si pone come il reale delimitatore di tale fatto: il brain fisico, ossia l’Ego. In conseguenza di ciò, l’Io Osservatore (IO) sarà piuttosto indicato dalla locuzione Io Egoico, ossia l’IO nel suo abituale stato di profonda identificazione egoica.

Come abbiamo visto in diversi lavori precedenti (e soprattutto nell’ultimo, La Guerra degli Elohim), i Nuclei Alogeni comunicano in modo costante con il Burattino tramite quelle che in psichiatria si definiscono pulsioni endogene. Ora, specificando che non ho alcun interesse a soffermarmi sui limiti epistemologici della descrizione proposta dalla moderna psichiatria, riterrei scontato che il lettore consideri almeno accettabile l’ipotesi che il motore di ogni pulsione possa essere la nostra Parte Immortale. Tuttavia, dovendo trattare l’argomento muovendo dallo stato di profonda identificazione egoica dell’IO, durante l’esposizione farò riferimento, ancorché in modo strumentale, ad alcune figure specifiche presenti nel DSM V (Diagnostic and Statistical Mental Disorders).

L’informazione analogica

In termini generali, un’informazione analogica complessa è pensabile come un blocco unico di tipo emotivo e che viaggia istantaneamente, a prescindere dalla distanza da coprire, fra la sorgente che lo genera e tutti gli eventuali client in ascolto. Ora, in ottica endogena e in un individuo ideale, tale informazione è qualificabile come pulsione, mentre il client in ascolto è uno solo: l’Io Osservatore (IO).

Il problema è che un tale individuo di fatto non esiste (se non come il frutto di uno sforzo sostenuto e di un intento inflessibile [cit.]). Ciò che, viceversa, sempre esiste è un individuo storto giacché frutto di un Io Egoico, ossia e come premesso, profondamente identificato con il proprio Ego. Ebbene, uno degli effetti di tale identificazione è quello di rendere il client molteplice. Ciò significa che in un individuo normale è sempre rilevabile un’apparente molteplicità di IO. Molteplicità di fatto determinata dal numero delle macchine con le quali l’unico Io Osservatore è variamente identificato durante il periodo di veglia.

Ebbene, tale molteplicità si esplica manifestamente a livello relazionale nell’apparente alternarsi, alla guida della totalità psichica, di personalità diverse e che possono all’occorrenza divenire predominanti nonostante, magari per la maggior parte del tempo, appaiano secondarie ove non del tutto assenti.

Si pensi, ad esempio, a un tratto polemico che faccia capolino ogniqualvolta Tizio, persona di grande fede religiosa e solitamente accomodante e tranquilla, si trovi a confronto con individui che contestino apertamente ogni religione. Ciò basta ad attivare la parte egoica di Tizio che è costituita da un rilevante numero di macchine tutte depositarie delle sue convinzioni religiose e che, nel loro complesso, costituiscono l’architrave della sua fede. A quel punto e per un osservatore terzo, Tizio scompare e al suo posto interviene Tizio1 che polemizza ferocemente con chi gli sta di fronte.

Ora, questo fatto determina un vulnus reale nella capacità dell’Io Egoico di decodificare l’informazione proveniente dai propri NA, giacché questa deve continuamente misurarsi con ciò che ho appena descritto e che è possibile definire come la prima linea di difesa egoica, ossia il confronto con quel che l’Io Egoico pensa di sapere in ordine a se stesso e al mondo nel quale vive (convinzioni, credenze e in generale ogni informazione residente poiché acquisita in precedenza).

Trattasi, in effetti, di un problema molto serio e che determina, oltre alla metamorfosi psichica appena descritta, una reale e continua deformazione delle nuove informazioni le quali, ove non siano direttamente censurate (cosa assai frequente), saranno sempre e comunque adattate al sistema in essere. Ebbene, ciò determina un reale rapporto di proporzionalità diretta fra il livello di identificazione egoica e l’incapacità dell’Io Egoico di decodificare correttamente l’informazione emotiva o analogica, che dir si voglia.

Si consideri, quindi, l’informazione analogica al pari di una sfera compatta che, quando raggiunge il brain (dentro il quale giace l’Io Egoico), produce un boost emotivo il quale fornisce l’energia specifica per la decodifica. Ebbene, nell’individuo ideale, ossia completamente fluido, tale boost è sfruttato a pieno e la comunicazione fra NA e IO è totale. In sostanza, un simile individuo è descrivibile come una macchina con un rendimento uguale a “1”, poiché l’intera informazione analogica è convertita in forma logica e ciò sia riguardo al contenuto, sia alle sue implicazioni rispetto ai più disparati ambiti d’azione.

Quanto sopra, quindi e rispetto al genere umano, comporta una connettività scalare che si traduce in una stratificazione psicologica piuttosto precisa e determinata esclusivamente dallo specifico grado di disidentificazione egoica dei singoli individui. Stratificazione la quale, tuttavia, può generare equivoci, soprattutto se l’osservatore è, a propria volta, in stato di identificazione egoica.

Per fare un esempio, si pensi al c.d. disturbo schizotipico di personalità (o SPD, schizotypal personality disorder) classificato nel cluster A del DSM V. Nei soggetti affetti da tale disturbo è possibile osservare una tendenza all’isolamento sociale, al pensiero eccentrico, a percezioni insolite e, più specificamente, a credenze strane e riconducibili al c.d. pensiero magico.

Nota – Per inciso, sarebbe interessante capire in base a quali parametri una credenza si possa definire strana o, viceversa, non strana. Tuttavia, questo particolare il DSM V non lo specifica mai (in effetti, non potrebbe nemmeno farlo giacché ciò che è strano in occidente, può non esserlo in oriente, etc.). In realtà, l’apparente antinomia ha un’origine precisa giacché nasce dal presupposto filosofico fondamentale dal quale muove tale strumento, ossia la descrizione dell’uomo in funzione esclusiva delle sue relazioni. Un’aberrazione figlia diretta del razionalismo al quale, dopo aver ucciso “dio” ed essendosi ritrovato a fare i conti con null’altro che un’arida macchina biologica , per dare un senso all’esistenza umana non è rimasta che la dimensione relazionale fra tali macchine. Un dramma per le religioni, un limite epistemologico insuperabile per lo stesso razionalismo e un’opportunità senza precedenti per i pochi individui capaci di funzionare con un rendimento pari a “1”. In effetti, questi ultimi e per la prima volta, possono aprirsi all’informazione analogica proveniente dalla propria Parte Immortale con strumenti propri del razionalismo e senza correre il rischio di finire bruciati vivi.

Any way, chi potrebbe dubitare del fatto che colui che solitamente definiamo guerriero presenti le caratteristiche della SPD? E, in effetti, se tale guerriero avesse un colloquio con un qualsiasi psicoterapeuta ne uscirebbe quasi certamente marchiato come affetto da tale disturbo. Tuttavia, se lo psicoterapeuta in discorso valesse il pane che mangia, forse riuscirebbe a scorgere qualcosa che nel disturbo schizotipico manca del tutto, ossia la fluidità. In altri termini, il bravo psicoterapeuta dovrebbe riuscire a vedere che un guerriero (degno di tale nome) è capace di diventare qualsiasi cosa in qualunque momento, sia perché non ha più macchine che glielo impediscano, sia perché, ove ne avesse, sarebbe capace di distruggerle all’istante grazie al suo Agguato. Certo, lo psicoterapeuta prima dovrebbe comprendere cos’è l’Agguato, ma questo è un discorso che non cade qui di approfondire.

Ciò che, quindi e dal punto di vista del Filo del Rasoio, separa realmente fra loro gli individui non è tanto il quoziente intellettivo, bensì il grado di disidentificazione egoica, ossia la specifica capacità di generare una Codificazione Occulta che sia la più pura possibile.

La Codificazione Occulta

In termini molto semplici e diretti, la Codificazione Occulta è la riscoperta del fiume di lava incandescente che scorre dentro ciascun individuo, dalla sua nascita alla sua morte. È qualcosa che fa tremare le vene nei polsi e che richiede a chiunque vi si voglia misurare un mutamento tanto profondo quanto drammatico del modo di concepire se stesso e l’esistenza che conduce.

La Codificazione Occulta è sia uno stato dell’essere, sia un processo che richiede assenza di paura, reale disperazione e profonda umiltà giacché nessuno che sia felice o anche solo orgoglioso di ciò che è potrà mai avervi accesso, non riuscendo a trovare alcun valido motivo che lo possa convincere a lasciare ciò che è adesso per avventurarsi nell’ignoto.

Ancora, la Codificazione Occulta richiede incondizionata accettazione della sofferenza prodotta dall’Agguato e consapevolezza che senza controllo, disciplina, pazienza e tempismo siamo solo feccia, nulla più di foglie in balia della furia del vento.

La Codificazione Occulta, quindi, è il frutto autentico di ciò che il viejo nagual definiva libertà totale, ossia quell’estrema fluidità neurale che permette all’IO una reale e costante distanza dall’Ego e, di conseguenza, la capacità di decodificare l’informazione analogica in assenza di confabulazione egoica. Ovviamente, tutto ciò nasconde grandi pericoli. Talmente grandi da tracciare un percorso che prende il nome di Filo del Rasoio.

Il punto, quindi, è sempre il medesimo giacché descritto dalle due pulsioni fondamentali: la pulsione Down (generata da Latone, il portatore di vita) e la pulsione Up (generata da Rosso, il portatore di morte). Ora, sappiamo che Latone è (o, almeno, è stato sino a poco tempo fa) preponderante rispetto al fratello e questo per l’effetto dell’architettura propria di Keter che vedeva il drago bianco come emanazione dell’esagramma, mentre quello rosso generato dal pentalfa.

Tuttavia, se questa è la regola generale, nelle singole realtà individuali possono manifestarsi eccezioni in forza delle quali Rosso appare, se non più grande in senso quantitativo, certamente preponderante in termini generali con il risultato che, in tali specifici casi, si hanno individui che potremmo descrivere come meno scudati rispetto all’idea della morte per il solo fatto d’essere maggiormente esposti all’azione di Rosso.

Ora, questo è un fatto davvero dirimente rispetto all’intero assetto di qualsiasi struttura psichica. Prima, ad esempio, abbiamo fatto riferimento a individui troppo felici per trovare qualsivoglia stimolo rispetto al cambiamento del loro status quo. In realtà, in luogo del concetto di felicità, sembra più adeguato usare la definizione di individui psicologicamente ben compensati, ossia soggetti con un assetto psicologico tale da restituire loro continui feedback positivi. Feedback non necessariamente legati a situazioni oggettive quali la ricchezza materiale, la bellezza fisica o il successo lavorativo giacché, in effetti, ciascuna di queste situazioni non può in alcun modo prescindere da un assetto endogeno, come cennato, fortemente scudato rispetto alla presenza incombente dell’idea della morte. In altri termini, si tratta di individui che, dominati da Latone, amano profondamente la vita e che, a prescindere da qualsiasi altra considerazione e/o evidenza, la ritengono degna d’essere vissuta.

Diversamente da tali soggetti, esiste una parte di umanità che, nonostante spesso cerchi d’impegnarsi molto seriamente, non ce la fa proprio ad amare la vita. E questo perché costituita da individui frutto di strutture monadiche che, molto semplicemente, lo impediscono. Parliamo di Burattini con uno o più NA generanti pulsioni tali da rendere assai arduo, ove non impossibile l’oblio rispetto all’idea della morte.

Nuclei Alogeni che possono essere indifferentemente di prima o di seconda generazione, ma che sono accomunati dal fatto di porsi come generatori di spinte formidabili e capaci, da sole, di determinare l’intera esperienza cosciente dei loro Burattini, a volte in senso profondamente deleterio grazie a pulsioni compulsive che, oltre una certa soglia, creano personalità fortemente autodistruttive, ancorché spesso geniali.

Ecco, mentre gli individui più scudati presentano una Codificazione Occulta quasi del tutto silente (a parte poche esperienze oniriche qualificabili come grandi sogni), per l’altra parte di popolazione (che non saprei in alcun modo quantificare numericamente, ma che suppongo certamente minoritaria) le cose stanno in modo diverso. Per costoro, infatti, la Codificazione Occulta è spesso una costante di vita anche se, per ciascun individuo, può assumere connotazioni assai diverse in relazione al grado di identificazione egoica.

Fra questi, ad esempio, rientrano senza alcun dubbio gli individui che secondo il DSM V sarebbero da definire come affetti da disturbo schizotipico, ma non solo e non necessariamente. Un tratto paranoide, che manchi del tutto di qualsivoglia connessione con il pensiero magico, può essere anch’esso (e assai facilmente lo è) il frutto di una Codificazione Occulta prodotta da un Io Egoico assai strutturato.

Il punto rilevante, quindi, sta nel livello di identificazione egoica e nella distorsione che questo determina nell’informazione analogica. Non a caso ho scelto Aleister Crowley come protagonista dell’immagine di copertina, giacché il mago inglese è l’esempio perfetto di una Codificazione Occulta profondamente inquinata da un Io Egoico ipertrofico e frutto di uno o più NA tanto antichi, quanto oscuri e potenti.

Quando Crowley proclama al mondo, nel 1904, la legge di Thélema (fa ciò che vuoi, sarà la tua legge), in lui il flusso di informazioni analogiche è in atto da tempo. In specifico, Crowley riferisce del suo rapporto con questa essenza incorporea di nome Aiwass la quale, dopo averlo contattato, gli detta il testo del Liber AL vel Legis o The Book of the Law.

Par chiaro che l’Io Egoico del mago inglese sia totalmente connesso alla fonte di informazioni (i suoi NA). Altrettanto chiaro, tuttavia e dal mio punto di vista, è il fatto di come il livello di identificazione egoica gli impedisce di agganciare la consapevolezza che quel fiume incandescente promana da lui stesso.

Crowley, in sostanza e sotto lo stimolo di una simile pulsione, non riesce a spingersi oltre un banale atto di proiezione di contenuti inconsci. Troppo preso dal proprio Ego ipertrofico, sceglie la via di sentirsi un eletto, un prescelto contraddicendo di fatto la stessa legge di Thélema che, si badi, con ogni probabilità era il vero contenuto dell’informazione analogica ma che Crowley, incapace di superare il terrore della solitudine eterna, trasforma nel dono di un’entità superiore ed esterna a lui stesso. Ciò gli consente di non farsi carico della responsabilità d’essere lui stesso il creatore permettendogli, nel medesimo tempo, di continuare a fare il bambino geniale e capriccioso che scorrazza nel giardino della casa paterna.

Da qui in avanti, per Crowley è tutta in discesa. Ha compiuto la propria scelta e per i NA che lo sostengono ciò basta e avanza. Il messaggio è stato travisato? Non è di alcuna rilevanza, ci saranno altri Burattini con i quali riprovare.

Ho portato l’esempio di Aleister Crowley, ma il medesimo discorso lo si potrebbe riproporre per Carlos Castaneda, per Carl Gustav Jung o per Georges Ivanovich Gurdjieff.

Il primo irretito dalla sete del potere offerto a buon mercato dal mondo parassita, autentica dimensione fecale della Codificazione Occulta, ha terminato i suoi giorni divorato da un Corpo Sognante divenuto, con ogni evidenza, l’espressione della predazione più feroce (al punto da ridurre il suo corpo fisico a una larva).

Il secondo, schiacciato dal peso della propria fama, non ha mai trovato il coraggio di affermare l’oggettività di ciò che egli stesso definì Inconscio Collettivo per timore d’essere ostracizzato dalla comunità scientifica.

Il terzo, forse quello che più s’è avvicinato alla meta, inchiodato dal senso di inferiorità che derivava dalle proprie umili origini. Limite che lo stesso Gurdjieff traduce nella sua descrizione quando afferma l’impossibilità dell’uomo di andare oltre i limiti del sistema solare. Concetto espresso in modo certamente naïve e, tuttavia, paradigmatico della resa che l’armeno aveva consegnata nelle mani del proprio NA.

Di fatto, quattro luminosi esempi di Codificazione Occulta fatalmente inquinata da un IO non ancora in zona libertà totale. Ossia, un Io non ancora Osservatore, giacché Egoico. Ciò comporta che un Io Egoico, non essendo capace di vedere l’Ego come qualcosa di separato da sé, resta prigioniero della paura (tutta egoica) della morte, nonché di quella (propria della Coscienza) verso la solitudine eterna e che, in termini banalmente psicologici, si traduce nella paura d’essere abbandonati.

Tutto ciò rende l’Io Egoico incapace di una Codificazione Occulta gestita in modo razionale. E questo perché preda di abomini che non è mai riuscito a vincere o che, forse, nemmeno ha mai provato ad affrontare. Sono questi mostri che, infine, distorcono le informazioni presenti nelle pulsioni endogene più potenti e che, di conseguenza, costringono l’Io Egoico a generare i pantheon più assurdi, gremiti di creature dai nomi più strani e bislacchi, così come dagli appetiti più distruttivi.

Per questo, sul Filo del Rasoio acquisiscono rilevanza centrale i concetti di impeccabilità e sobrietà, nonché la consapevolezza che nella Dualità vi è solo follia.

Veniamo da un passato di aberrazioni l’ultima delle quali ha preso il nome di razionalismo. Da ciascuna di tali aberrazioni, tuttavia, abbiamo tratto doni preziosi e, di conseguenza, ora siamo nella condizione di gestire la Codificazione Occulta nel migliore dei modi. Basta smettere di avere paura, assumendoci la responsabilità di ciò che siamo in realtà: creatori.

Buon lockdown a macchia di leopardo.

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