L’Anello d’Oro

L_Anello d_Oro

Incipit

Questo lavoro muove dalla narrazione di un’esperienza che ebbi all’età di ventuno anni (ne ho compiuti sessantaquattro lo scorso gennaio). Mi sono risolto a pubblicarla dopo che, per la prima volta qualche sera fa, l’ho condivisa con un guerriero del Filo, ancorché molto succintamente. Per questo, intendo riferirla qui in forma più ampia e articolata, in modo da offrire al lettore una visione tangibile di ciò che intendo quando, nei miei lavori, riferisco della nostra Parte Immortale.

A scanso di qualsivoglia fraintendimento, consiglio vivamente di evitare paralleli impropri con ambiti diversi dal Filo del Rasoio. Ciò che è descritto di seguito è estraneo sia a istanze egoiche di ricerca di potere personale, sia ai mondi parassiti così come proposti da qualsiasi religione e/o movimento spirituale.

So, let’s go.

L’Anello d’Oro

Avevo 21 anni e cercavo un’esperienza extracorporea. In effetti, ne ero ossessionato. Era l’inverno del 1978 ed ero appena uscito da un’adolescenza che definire burrascosa potrebbe apparire eufemistico (anni ’70, anni di piombo, seconda generazione della rivoluzione sessuale, indiani metropolitani … insomma, roba pesante). Bene, avevo appena conosciuta la donna che, anni dopo, sarebbe diventata mia moglie e avvertivo un impulso formidabile verso quel che, al tempo, definivo il mondo dello spirito.

In realtà, non sapevo nulla di quel che andavo cercando. L’unica cosa della quale ero certo, era il bisogno di riempire il mostruoso vuoto spirituale che l’educazione cattolica aveva lasciato in me. In realtà, di cose mostruose in me ve n’erano più d’una poiché, come ogni individuo alle soglie dell’età adulta, ero parecchio storto, deformato sia dal  processo educativo, sia dalle esperienze di vita avute in precedenza. Del resto, mia madre mi aveva cresciuto nella convinzione d’essere il re del mondo e in quel modo al mondo mi ponevo. Messo male? No, peggio.

Tuttavia, qualcosa dentro me premeva senza sosta verso ciò che non si può vedere, così trovai un libro che descriveva sia la tecnica, sia la dinamica della c.d. proiezione astrale e, un giorno, sfruttando il training autogeno che già da qualche anno praticavo, stesi una coperta sul pavimento e mi misi supino con il fine di raggiungere un profondo stato di rilassamento muscolare e viscerale. Dopodiché iniziai a indurre il comando di uscire dal corpo. Il tutto durò circa mezz’ora terminata la quale tornai alle occupazioni quotidiane.

La sera, verso mezzanotte, andai a dormire e dopo un’ora mi svegliai di colpo, in fase di intenso sdoppiamento. Il mio corpo era totalmente paralizzato, vedevo tutto ciò che si può vedere del c.d. astrale e sapevo che, se solo avessi voluto, sarei andato in orbita. Mi sarebbe bastato volerlo, ma non accade mai perché qualcosa mi atterrì, letteralmente.

Proprio sopra la mia testa, vidi un anello d’oro (come non chiedetelo, perché non vi saprei rispondere dato che, come ho detto, ero totalmente immobile e incapace di muovere un qualsiasi muscolo del corpo fisico). L’anello risplendeva ed era posizionato in questo modo:

L_Anello d_Oro 1
Figura 1: L’Anello d’Oro

Il fatto è che la sola vista di quell’oggetto, anche se meglio sarebbe parlare di percezione giacché non stavo usando gli occhi fisici che restavano chiusi, mi terrorizzò al punto che ogni desiderio di sdoppiamento svanì all’istante, mentre mi ritrovai con l’intero essere a lottare per riguadagnare il controllo del mio corpo e della mia mente.

Con grande fatica uscii da quello stato alterato di coscienza e, con anche maggiore sforzo, riguadagnai la consueta posizione percettiva. Accadde così che, negli anni successivi, rimossi completamente il ricordo dell’esperienza. Al tempo, non sapevo cos’era realmente accaduto quella notte. Al tempo, avevo solo paura. Fatto sta che solo in occasione della condivisione descritta all’inizio di questo scritto ho riavuto pieno accesso al ricordo, permettendomi finalmente di comprendere in modo chiaro e inequivocabile quanto accaduto durante quella notte.

L’insostenibile leggerezza della verità

Chi può trovare insostenibile la leggerezza della verità se non il nostro Ego? E, infatti, quella memorabile notte accadde che un ingenuo, sprovveduto e minuscolo Io Osservatore, profondamente seppellito nel grumo nero e storto del proprio Ego, si trovò improvvisamente faccia a faccia con la propria Parte Immortale, inevitabilmente visualizzata in forma di anello d’oro posto sopra la testa del corpo fisico.

Il terrore dell’IO, quindi, scaturì immediatamente generato dalla consapevolezza che non avrebbe in alcun modo potuto sostenere quel confronto poiché la verità lo avrebbe consumato all’istante, condannandolo all’immediato ritorno nel Nulla. Si trattò, infine, di un fatto brutalmente quantitativo e, per questo, legato alla cristallizzazione egoica subita dall’essenza degli individui durante l’infanzia e l’adolescenza.

Un dramma che riguarda tutti, senza distinzione alcuna giacché il neonato, sin dal primo istante di vita extra-uterina, subisce una manipolazione continua che, negli anni, farà di lui esattamente ciò che ci si aspetta: un individuo spaventato e profondamente egoico. Sul punto, il vecchio nagual fu assai chiaro con Castaneda quando definì sia i genitori, sia i parenti dell’infante dei veri a propri maghi neri, dediti a una stregoneria tesa a incanalare, modificandola, l’assoluta libertà percettiva incarnata dal bimbo.

Gurdjieff fu anche più chiaro, descrivendo esplicitamente un processo che consuma viepiù l’essenza degli individui trasformandola in ciò che definiva Falsa Personalità, ossia un insieme sterminato di macchine neurali che rispondono in modo totalmente meccanico e predeterminato a qualsivoglia stimolo esterno.

A 21 anni io ero proprio questo. A 21 anni chiunque è proprio e solo questo. Una piccolissima essenza (che ora sappiamo essere l’Io Osservatore) perduta dentro un mare sconfinato di macchine egoiche. In tali condizioni, chiunque dovesse confrontarsi con la verità rappresentata dall’anello d’oro o Parte Immortale, non avrebbe altro destino che l’immediato e definitivo ritorno nel Nulla poiché la menzogna (Parte Virtuale o Mortale) è inevitabilmente vaporizzata dalla verità (Parte Reale o Immortale).

Simbologia

La cosa interessante, a questo punto e di là dell’esperienza descritta, è la sorprendente simbologia dell’anello d’oro che, con evidenza, ogni tradizione religiosa ha sempre rappresentato in forma di aureola. Di seguito alcuni esempi:

Aureole 1
Figura 2: a) deva tibetano b) Il maestro Serapis Bey (new age) c) Zoroastro
aureole 2
Figura 3: a) santo taosita b) deva jainista c) santo Sik
aureole 3
Figura 4: a) Buddha b) Cristo c) Nostra Signora (rito ortodosso)

Specificando che, stante il divieto di rappresentazione delle immagini sacre, non esistono figure in tema per l’islam, devo dire che la rappresentazione che meglio si adatta a quella che è stata la mia specifica esperienza, non si trova in alcuna delle immagini proposte, bensì in un manga giapponese. In particolare, nella serie denominata Dragon Ball per la quale allego due esempi raffiguranti rispettivamente Gogeta e Freezer (ringrazio le mie figlie senza le quali mai sarei stato capace di recuperare queste preziose immagini):

Dragon-Ball-Gogeta-1700
Figura 5: Gogeta
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Figura 6: Freezer

Ora, pare evidente la distanza stilistica che separa le immagini del manga proposto da quelle precedenti. In specifico e tradizionalmente, la Parte Reale (o Immortale che dir si voglia) è realizzata in forma di aureola. Segnatamente, qualcosa che fuoriesce dalla testa del santo o del deva. Qualcosa, quindi, che appartiene al singolo, al punto che, almeno nella tradizione cattolica, la rappresentazione simbolica è semplice segno di santità, ossia un attributo dell’individuo piuttosto che un oggetto a se stante. Viceversa, sia in Gogeta, sia in Freezer la Parte Reale ha la forma assolutamente inequivocabile di un anello lucente posto al di sopra della testa dei personaggi.

Una discrepanza tutt’altro che banale e capace di generare considerazione piuttosto interessanti. Se, infatti, consideriamo che Dragon Ball compare per la prima volta sulla rivista Weekly Shōnen Jump nel 1984 e che la mia esperienza è avvenuta, al più tardi, durante i primi mesi del 1979, sembra sensato inferire che sia io, sia l’autore del suddetto manga abbiamo attinto, per la descrizione della Parte Reale, a librerie cognitive che, in forza del tempo trascorso, devono avere subito modificazioni importanti.

Per inciso e in base alla descrizione proposta dal Filo, le librerie cognitive sono raccolte di immagini residenti sia nel Doppio Mnestico, sia nello spazio psichico che Jung avrebbe definito Inconscio Collettivo (IC), ossia un luogo immateriale condiviso e che è soggetto, almeno nei suoi strati più superficiali, a modificazioni continue determinate dall’evoluzione cognitiva in atto nelle varie epoche. In sostanza, si tratta del medesimo spazio dal quale i singoli individui soggetti ad eventuale modificazione del proprio spettro percettivo, duemila anni orsono avrebbero tratto la visione di angeli e demoni, mentre oggidì pescano solo più alieni di ogni fattezza e dimensione.

Ora e semplicemente a ricordo del terrore sperimentato a suo tempo, mi vien logico pensare che la rappresentazione della Parte Reale non appartenga affatto agli strati più superficiali dell’IC, bensì alla sua parte più profonda e ultima. Un livello nel quale ogni modificazione procede nel modo più lento. Tuttavia, il problema vero è dare un senso a una tale evoluzione (perché di questo si tratta), ossia comprendere come e perché si sia verificata.

Potremmo, come detto, iniziare rilevando come si tratti di un mutamento profondamente inerziale che descrive uno spostamento lentissimo dell’informazione dal centro della testa verso l’alto … dalle profondità di un corpo, sino alle altezze celesti. Abbiamo già descritto tale dinamica, laddove è affrontato il procedere della produzione parassita dalle profondità del pianeta verso l’alto, sino a spostarsi su alti monti (Olimpo) e, finalmente, in cielo, dimora del dio cristiano (v. Lilith). Se, quindi, è vero come, in realtà, sia la GOC (grazie a una forma sufficientemente specializzata quale quella dei Sapiens) a creare il divino (v. GOC), allora l’evoluzione della Parte Immortale è del tutto sovrapponibile a quella della Grande Ottava della Consapevolezza.

In buona sostanza, proprio la metamorfosi di questa specifica simbologia ci mostra in modo inequivocabile come l’umanità sia stata (uso il passato prossimo giacché trattasi di un ruolo esaurito) nulla più del mezzo usato dalla Coscienza (che ha nei Nuclei Alogeni gli unici oggetti duali permanenti) per il perseguimento dello Scopo, ossia la soluzione al problema posto dalla Danza Folle.

Sulla scorta di tale evidenza, l’anello d’oro è l’immagine attuale di una Parte Immortale la quale sta per lasciarsi alle spalle il carrier che le è servito per portare la GOC allo splendore attuale. Tuttavia e a mente dell’affermazione che vuole i Nuclei Alogeni (e, di conseguenza, l’attuale GOC) privi della modalità dell’essere, appare inevitabile la necessità di nuovi carriers che, nella descrizione proposta, altro non sono che gli Immortali, ossia il risultato dell’Unione di taluni IO con le rispettive Parti Immortali. E niente, ho come l’impressione che la descrizione del Filo non possa andare oltre questo specifico limite.

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