L’onda nera sorge, spinge, urge
E, distinguendo, vomita veleno
Portando il sonno alle macchine che
Come birilli ubriachi e perduti
Cadono esterrefatti e silenti.
Conosce in dettaglio l’antro immenso
E si muove, fredda e sicura,
Sfiorando appena la superficie
Dei congegni privi di difesa alcuna,
Facendoli precipitare, dimentichi di sé.
Finanche il Pastore è raggiunto.
Lo vedo crollare come piombo nero,
Come pupo privato del puparo.
Lo vedo schiantare, sorpreso, annichilito.
E allora son IO e il Potere è meco
E, con Esso, apro la Via
Spezzando la teca della Gemma
Per liberarne il Fuoco Profondo
Che brucia ogni macchina
Ed edifica il Doppio Immortale.
Attimo atroce è la scelta.
Crudele baleno dopo il quale
Conduco il Potere alla Dimora Eterna.
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