La Morte di Amlego

La Morte di Amlego

Essere o non essere … è questo il cazzo di problema! Se sia meno vergognoso seguitare a menar il can per l’aja o scomparire nel Nulla.

Morire, dormire … null’altro … ecchecazzo che co’ sta carne erede di cotanta merda, l’esistere me pesa ‘na cifra. Morire, dormire e, mi raccomando, niente sognare che ‘sti stronzi di parassiti hanno rotto oltre ogni dire. È questo lo scrupolo che dà alla sventura una vita così lunga? Il timore d’esser munti anche nell’Altrove?

Essì, maledetta coscienza che m’ha reso codardo! E maledetto sia quel dio farlocco che per millenni m’ha perculato … e me, stronzo e tapino, che l’ho lasciato fare. Ah! Non vorrei morire … non vorrei morire … sigh.

***

Povero Amlego, povera creatura desolata e desolante. Proprio non gliela fa a uscir di scena in modo elegante. Impreca, inveisce e maledice se stesso, ora che tutte le sue armi si sono rivelate inefficaci.

Sono a bordo di questo grande dirigibile e, parecchi chilometri sotto di noi, infuria l’Apocalisse. Russia, Cina e America hanno dato inizio alla guerra nucleare e il mondo, l’intero pianeta, sta andando a fuoco. Sul dirigibile c’è trambusto e appaiono tutti molto agitati. Mi giunge notizia che qualcuno, all’interno del dirigibile, ha deciso di lanciare una testata nucleare dentro un supermercato. Ho un moto di fastidio, come si può essere così disumani … in un supermercato ci solo civili innocenti … tuttavia, qualcuno mi ricorda che nessuno è innocente.

L’atmosfera è pregna di morte e, anche se la cosa per il momento non ci tocca, giacché stiamo volando molto in alto, due donne si danno da fare per farmi salire su un piccolo aereo, un velivolo speciale che mi porterà lontano da tutto questo. So che moriranno tutti, meno IO.

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Tranquilli, è solo un sogno della scorsa notte legato, con ogni probabilità, alla morte di Amlego. Ossia, qualcosa che semplicemente non era mai stato considerato prima d’ora. Nemmeno lontanamente. Nemmeno per errore. Nondimeno, ciò che sino a ieri non poteva esistere, oggi traspare senza il minimo dubbio dal volto, spaventato e sorpreso, di Amlego Macheath (detto anche Mackie Messer, o Mack the Knife). Questo eroe da tre soldi è un criminale di professione che ha sposato la figlia del Re dei Mendicanti, KingKappa, che, per questo, lo vorrebbe impiccato. Tuttavia, Mackie ha amicizie in polizia. Amicizie altolocate visto che la regina in persona (Queen Butterfly, non quella dei Mendicanti, ma del mondo intero), impedisce a KingKappa di prendersi la vita di Amlego.

Ebbene, è su questo antichissimo pattern che Amlego ha sempre fondato la sua incrollabile certezza di non poter morire mai. Un’illusione, certo, ma che ha tenuto sino ai giorni nostri. Tuttavia, producendo mostri.

Sì perché, in realtà, Amlego, siccome criminale, è individuo profondamente ambiguo. Sia nel suo rapporto con la figlia del Re dei Mendicanti (la bella IO), sia in quello con lo stesso KingKappa. Rapporti costellati di zone d’ombra all’interno delle quali qualsiasi cosa diviene lecita. Non esiste malvagità della quale Amlego non sia capace. Dal furto all’omicidio, alla tortura, all’incesto, all’intelligenza col nemico, il vecchio Mackie le sa tutte ed è capace di tutto pur di dimenticare il suo ineluttabile destino.

Protetto dalla lunga mano della Queen Butterfly, Amlego gioca ogni partita sorretto da un orgoglio smodato, da un cogito ergo sum che ogni volta lo galvanizza e lo fa muovere in grande stile. E così Amlego prende e preda e non smette di predare ogni cosa gli capiti a tiro. Sa che soffrirà per questo, ma che importa. L’unica cosa che conta è dimenticare il suo essere mortale.

A volte, nascostamente, lancia uno sguardo rapido e furtivo a quella porta nera e stretta, ma sono attimi recuperati prestamente dalla consapevolezza della vastità dei suoi possedimenti e dalla bellezza della sua sposa-schiava, in realtà, il suo Tallone d’Achille. È da IO, infatti, che partirà la fine di Amlego.

Per la verità, IO non possiede una grande intelligenza, tuttavia nemmeno è capace di sopportare la sofferenza indefinitamente. E, infatti, giunge il tempo nel quale IO non è più capace di giustificare il dolore al quale la megalomania del suo sposo la sottopone. Così, IO comincia a dubitare … e Amlego a sospettare.

È questo l’inizio della fine. Hanno inteso chiamarla epoca dei lumi. In realtà, di luminescente, almeno all’inizio, aveva assai poco. Tuttavia e forse proprio grazie all’illuminazione artificiale, taluni giganti sono riusciti a sopravvivere alla furia degli inquisitori e a dare inizio a ciò che avrebbe spianato la strada alla timida IO. L’hanno chiamato nichilismo. Potevano chiamarlo Pippo, tanto il risultato sarebbe stato il medesimo: tabula rasa.

Così, il vecchio e astuto Mackie, senza più l’aiuto di dio, patria e famiglia, s’è trovato faccia a faccia con la sposa ribelle la quale, nel frattempo, da succube idiota s’era trasformata in una strega dai poteri sempre più estesi e letali.

È stato lì che il volto di Amlego ha preso a cambiare per divenire l’immagine stranita e impaurita che potete ammirare in copertina. È stato lì, che Amlego Mack the Knife ha iniziato a morire. Un’agonia lenta e dolorosa che s’è sparsa per l’intero pianeta come un virus letale.

Ora, Amlego è solo nella sua stanza e i drappi rossi e bianchi che nascondono le pareti sono intrisi delle sue lacrime. La Colpa e l’Angoscia mordono la carne bianca come cani da rapina e, per la prima volta, egli è costretto a contemplare la porta nera e stretta dalla quale dovrà passare in piena coscienza.

Fuori, sulla collina prospiciente il palazzo in rovina, IO si fa penetrare dal vento e il suo sguardo è di fuoco mentre contempla il tesoro ambrato che ha sottratto a Mackie. Queen Butterfly le sorride. Ora, tutto è chiaro: the blow succeeded.

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