Grecia 2018

Oggi pubblico alcuni frammenti di un articolo apparso sul n. 1243 del settimanale Internazionale (16 febbraio 2018) a firma di Edward Geelhoed, corrispondente da Atene di De Groene Amsterdammer e De Correspondent. Articolo realizzato grazie al contributo del Fonds Bijzondere Journalistieke Projecten e del Nederlands Instituut Athene. Dalla crisi del 2015 la Grecia è scomparsa dai media italiani (in realtà, europei) ed è solo grazie a pochissimi reporter di valore che possiamo conoscere il reale stato delle cose.

La troika ha scritto nei suoi memorandum: “Noi proteggiamo i più deboli”. Ma negli ultimi anni il bilancio di questo ospedale si è più che dimezzato. Manca tutto, in particolare gli infermieri. In Grecia ne servirebbero trentamila, ha dichiarato di recente il ministero della salute. Ogni infermiera si occupa di una cinquantina di pazienti, di notte circa ottanta, e molte si ammalano a causa dei lunghi turni di lavoro.

Il parlamento greco non ha più nessuna autonomia. Se prende da solo qualche decisione viene accusato di “agire unilateralmente”, e questo è vietato. Quando Syriza voleva  dare  buoni alimentari  ed  energia elettrica ai più poveri, la troika ha mandato una mail: “Non fatelo”. se il governo non rispetta ogni desiderio della troika, il prestito non arriva: è questo il colpo di stato silenzioso e l’asservimento di Syriza è un golpe minore al suo interno.

Varoufakis ha raccontato che una volta chiese all’allora ministro delle finanze tedesco Wolfgang schäuble: “Lei accetterebbe questo accordo?”. Dopo un attimo di silenzio, schäuble rispose: “No, sarà terribile per i vostri cittadini”. Varoufakis: “E allora perché mi costringe ad accettarlo?”. schäuble: “Non capisce? L’ho già fatto in Irlanda, in Portogallo e negli stati baltici. A noi interessa la disciplina, e io voglio portare la troika a Parigi”. È un’idea che Varoufakis ha sentito spesso: tutto ruota intorno a Parigi e Roma. La Grecia serve da spauracchio, da “laboratorio di crudeltà”.

Nel  2012  l’economia  greca  aveva  già perso quasi un quarto del suo valore. “La troika fu presa dal panico”, ricorda Varoufakis. “Per nascondere gli errori emise un secondo prestito e creò una piccola ondata speculativa che definì ‘il successo greco’ per fingere che il programma funzionasse. Se qualcuno osava dissentire, la troika diceva che era stata Atene a non applicarlo bene, tirando in ballo le pensioni generose, i lavoratori  indegni,  la  corruzione  e  altre mancanze, che certamente esistono ma che in quel caso non c’entravano niente”.

Quando i telegiornali annunciarono il “salvataggio greco”, Harald Schumann capì che in gioco c’era ben altro. Schumann si occupava di finanza per il quotidiano tedesco  Der  Tagesspiegel  fin  dal  crollo  della Lehmman Brothers e sapeva che in Grecia c’erano in ballo miliardi di euro tedeschi: in realtà erano le banche tedesche che venivano salvate. “Quando lo scrissi fui subito definito  un  complottista. Un nazionalismo emotivo investì la stampa tedesca, che ancora oggi segue fedelmente la linea del governo. Un mistero”. Per il documentario Trail of the troika, Schumann intervistò Jörg Asmussen (Bce), Albert Jäger (Fmi) e Thomas Wieser (eurogruppo). Quando chiedeva spiegazioni sul fallimento o prove della ripresa greca, otteneva solo frasi di rito o negazioni, da “la vedo diversamente” a “no comment”. “È la mentalità del tecnocrate: conta  solo  la  dottrina  di  mercato”,  dice Schumann. “Anche quando l’Fmi ammise di aver quantificato in maniera errata i tagli, la troika non cambiò una virgola del suo programma. A queste persone la miseria dei greci non interessa, si spostano tra hotel e sale riunioni e non vedono nient’altro”.

La presa di potere della troika in Grecia non è giustificata da nessun trattato europeo, sottolinea Schumann: “C’è un assoluto disprezzo  della  democrazia.  A  luglio  del 2015 il sociologo tedesco Jürgen Habermas disse che Angela Merkel “aveva svenduto in una notte mezzo secolo di diplomazia tedesca”. Ma anche nel mio giornale il mito della troika resiste. Di recente la caporedattrice politica è stata in vacanza in Grecia e quando è tornata mi ha detto che non aveva visto neanche un bambino moribondo. Cosa gli è preso a queste persone ‘autorevoli’?”.

Oligarchia è una parola greca, significa “governo dei pochi”. La Grecia era già in mano agli oligarchi, ma il sistema è stato consolidato nel maggio del 2016, quando il parlamento ha accettato, dopo il solito ricatto, la creazione del superfondo preteso da Schäuble, che mette all’asta quasi tutte le proprietà statali. Nel catalogo digitale ci sono porti turistici, aeroporti, spiagge, isole, aziende dell’acqua e del gas, castelli e ville, uffici postali, centri scommesse, viadotti, ferrovie, sorgenti termali, stadi, tutto in saldo. Sulla carta l’obiettivo del fondo di privatizzazione è garantire “un ricavo il più alto possibile per lo stato greco”. I memorandum  affermano  che  “la  vendita  rapida  a prezzi stracciati” non dovrebbe essere incoraggiata, ma è proprio quello che sta succedendo.  Tsipras  aveva  ottenuto  che  un quarto del ricavato fosse destinato agli investimenti, ma in una versione successiva questa  clausola  è  stata  silenziosamente cancellata.

Per la troika l’importante è ottenere un avanzo primario di bilancio (cioè prima del pagamento degli interessi), perché “i paesi creditori come la Germania vogliono rivedere i loro soldi”, scrive Joseph Stiglitz in L’Euro (Einaudi 2017). Solo con quel surplus Atene può man mano saldare i propri debiti, considerato che la troika pretende anche che le entrate superino le uscite del 3,5 per cento, una cifra insolitamente alta. Queste condizioni soffocano inevitabilmente l’economia,  ma  a  Berlino,  Parigi,  L’Aja  e  Washington sono soddisfatti.

Nel frattempo il porto del Pireo è stato acquistato da un’azienda statale cinese e le ferrovie greche dalle Ferrovie dello stato italiane, in entrambi i casi per una cifra bassissima. Anche la Germania ha avuto la sua parte: l’azienda pubblica Fraport ha rilevato quattordici aeroporti regionali. Syriza si era opposta alla vendita, ma poi Berlino l’ha fatta inserire nel terzo memorandum. Fraport ci ha guadagnato miliardi di euro.

La  maggior  parte  dei  vantaggi  va  comunque agli oligarchi. Dimitris Melissanidis, per esempio, ha rilevato, insieme a un consorzio greco-ceco, l’Opap, l’azienda statale delle scommesse, per due terzi del valore di mercato. Non c’era alcun motivo di vendere, dato che l’Opap era in attivo. Poco dopo il responsabile della privatizzazione, Stelios Stavridis, è stato costretto a dimettersi perché era volato sull’isola di Cefalonia con l’aereo privato di Melissanidis.

Per un anno e mezzo Syriza si è battuta contro la vendita del vecchio aeroporto Ellinikon di Atene a Spiros Latsis, il più grande imprenditore  del  paese,  proprietario dell’Eurobank (la cui ricapitalizzazione era già costata allo stato greco 13,3 miliardi di euro). L’aeroporto sulla costa egea ospitava un campo profughi, sgomberato di recente. Latsis vuole trasformare l’area in una città privata di lusso, con un hotel a sette stelle.

Anche in questo caso la troika ha minacciato di bloccare una tranche da 7,5 miliardi di euro se Ellinikon non fosse stato privatizzato in fretta e Tsipras ha firmato. Il prezzo pagato è stato 915 milioni di euro, circa un terzo del valore reale.

La troika ha avuto un ruolo discutibile anche nella vendita di 28 edifici di stato (ministeri, commissariati di polizia, uffici delle imposte), alcuni dei quali alla Eurobank di Latsis. Il governo greco ha ricevuto 260 milioni di euro e ha preso in affitto gli stabili per vent’anni, arrivando a spendere più di quanto ricavato. Il danno stimato è di seicento milioni di euro.

I dirigenti del fondo di privatizzazione godono dell’immunità: una decisione della troika con valore retroattivo, nascosta in un voluminoso dossier intitolato “Misure per la crescita dell’economia greca”. Gli inquirenti hanno quindi spostato l’attenzione su sei consulenti, fra cui tre membri del gruppo di lavoro dell’eurogruppo: uno spagnolo, uno slovacco e un italiano. Il processo è cominciato, ma secondo il quotidiano greco Kathimerini durante la riunione dell’eurogruppo del 24 maggio 2016 Dijsselbloem ha gridato al ministro greco: “Questo è inaccettabile!”. Una settimana dopo la Commissione europea ha minacciato di bloccare una tranche del prestito se lo spagnolo, l’italiano e lo slovacco non fossero stati prosciolti. Il giorno stesso è arrivata l’assoluzione.  Leontopoulos  ha  scoperto  che  un mese dopo la troika ha aggiunto un paio di frasi a una legge sul crimine informatico, ancora una volta ben nascoste: da quel momento nessun esperto o consulente era più imputabile. “La troika non deve rendere conto a nessun parlamento”, dice Leontopoulos, “e a nessun tribunale”.

Ad agosto del 2018 scadrà il terzo piano di salvataggio della Grecia, lanciato nel luglio del 2015. Il governo greco ha promesso un’“uscita completa” dai programmi europei e un pieno recupero di sovranità, ma con il debito pubblico al 180 per cento del pil “per la Grecia tornare a finanziarsi sui mercati privati non sarà una passeggiata”, commenta Kathimerini. Alcuni vorrebbero predisporre una linea di credito d’emergenza a cui Atene possa attingere in caso di bisogno. Ma una misura del genere sarebbe politicamente rischiosa, perché imporrebbe nuove condizioni al governo greco e dovrebbe essere approvata dai paesi partecipanti. Al vertice dell’Eurogruppo di giugno dovrebbe essere discussa la proposta francese di offrire un alleggerimento del debito condizionato all’andamento del pil. In ogni caso, ha ammesso il commissario europeo all’economia Pierre Moscovici, l’Europa continuerà a “monitorare” la Grecia ancora per molti anni.

Brilliant, isn’t it.

emotic09

1 Like

4 Risposte a “Grecia 2018”

I commenti sono chiusi.