Keter e il giardino delle Esperidi

L’architettura di Keter, ossia della macchina attraverso la quale la Coscienza Creatrice manifesta se stessa negli organismi viventi e nella Dualità, è stata descritta più volte in questo blog. Ora proverò a fornire una versione allegorica, andando a scavare nel mito greco.

Riepilogando per sommi capi, e invitando il lettore ad approfondire leggendo i seguenti articoli: Keter, Gli immortali – Keter:

  • Keter è la macchina psichica per eccellenza, che permette alla Coscienza Creatrice (CC) di diventare Coscienza individuale (CI).
  • Keter trasforma la CC in due flussi di energia psichica, denominati Rosso e Latone: tali forze, mescolandosi, generano tutto ciò che è chiamato vita.
  • Rosso, associato alla parte sinistra della totalità, è la parte maschile, fecondante ed esprime il potere di conoscere, l’aspetto progressista, a cui sono associate varie caratteristiche (dinamismo, distruttività, sofferenza, consapevolezza, distacco, angoscia, Thanatos)
  • Latone, associato alla parte destra della totalità, è la parte femminile, curatrice. Esprime tutto ciò che è Eros e unificazione, e ad essa sono associate caratteristiche e proprietà quali staticità, costruttività, conservazione, piacere, sonno, attaccamento, desiderio. Rispetto a Rosso, è l’aspetto conservatore della totalità.
  • Ogni attività umana è espressione diretta o indiretta di queste due forze o sostanze, le quali vanno ad investire i tre centri (istintivo, emotivo, intellettuale) della totalità, facendo così scaturire in essi sensazioni, emozioni, intuizioni e pensieri.
  • Quando la CC si trasforma in energia duale attraverso Keter e solo in quell’esatto istante, tale energia si trova ancora in una fase pre-verbale ed è dunque priva di individuazione logica binaria: è, perciò, totalmente libera (vedi articolo Medusa).
  • A valle di Keter, e dell’azione dei draghi, l’energia entra nell’ambito della descrizione duale e attraverso l’imposizione del nome, crea la virtualità che circonda la CI.
  • La virtualità è creata da Mente tramite l’imposizione di nomi agli oggetti creati e questo avviene in seguito alla spinta del senso di colpa (sdc) e della paura. L’energia collassa e si trasforma in materia e consapevolezza, proprio attraverso il linguaggio, un sistema simbolico totalmente arbitrario.

L’obiettivo di ogni esperimento (individuo) che si trovi a vivere in questo mondo, è quello di riuscire non solo a vedere in se stesso questo rapporto fra IO e Keter; il passo successivo sarà quello di arrivare a bilanciare le due forze, in modo da escludere completamente la parte rettile dall’esperienza “umana” e fare un passo da gigante verso lo Scopo: risolvere la danza folle.

Keter1

Un’impresa titanica, dirà qualcuno… una vera e propria fatica, degna di un Eracle postmoderno! E, in effetti, se andiamo con la mente ai racconti della nostra infanzia, la mitologia greca ci offre un fulgido esempio di quanto sia importante conoscere le proprietà dei due draghi e lavorare duramente per indirizzarli verso la conciliazione.

Dal Filo… al Mito

Proprio pochi giorni fa, leggendo un testo sui miti classici, sono stato colpito dalla presenza di un personaggio dal nome molto familiare: il drago Ladone, custode dell’albero dei pomi d’oro delle Esperidi.

Discutendone con il Vecchio, ci è sembrato che l’intera vicenda legata a questa figura mitologica fosse una perfetta descrizione del funzionamento di Keter.

Il nome Ladone (ci sarete arrivati anche voi lettori a questo punto…) è praticamente lo stesso con cui è stato identificato, nella nostra descrizione, il drago Bianco, ovvero la parte conservatrice di Keter. E, guarda un po’, il drago Ladone compare proprio nel racconto dell’undicesima fatica di Eracle.

Andrò, quindi, ad analizzare le vicende, i luoghi ed i personaggi descritti in questo mito, con lo scopo di dimostrarne una perfetta coincidenza con la nostra descrizione di Keter.

L’undicesima fatica di Eracle

Sto parlando nello specifico della fatica di Eracle nota come “I pomi d’oro del giardino delle Esperidi”.

Il mito greco offre numerose varianti e tradizioni legate a questo luogo di potere: mi affiderò alla versione più lineare e chiara, giunta fino a noi attraverso il racconto dell’undicesima fatica di Eracle, così come riportato da Karoly Kerenyi nella sua immensa opera sulla mitologia: “Gli dei e gli eroi della Grecia”.

In sintesi, il mito, appartenente al ciclo noto come “Eracleia”:

Eracle, noto eroe immortale figlio di Zeus e Alcmena, viene costretto a mettersi al servizio di Euristeo, re di Argo, per ottenere il perdono di Era, moglie di Zeus.

Dopo le prime 10 fatiche, non contento il re gliene affida altre due. Come 11° prova, Euristeo chiede all’eroe immortale di rubare i pomi d’oro dall’albero custodito nel giardino delle Esperidi.

Eracle arriva in questo luogo all’estremo Occidente del mondo conosciuto, nelle cui vicinanze si trova anche il Titano Atlante, impegnato a sorreggere la Terra.

Solo quest’ultimo ha la possibilità di entrare nel giardino, custodito per l’appunto dal drago Ladone e dalle tre Esperidi, figlie dello stesso Atlante.

Eracle stringe un patto con il titano: accetta di sorreggere il mondo al posto di Atlante mentre questi si reca nel giardino a cogliere i frutti.

Atlante torna e avendo assaporato la libertà dal giogo a cui lo aveva costretto Zeus,  non vuole più prendere il mondo sulle proprie spalle; ma Eracle con un contro-tranello, si libera del fardello, rimette Atlante al proprio posto e porta i pomi d’oro al re.

La descrizione del giardino così come arrivata a noi dalla tradizione, ci mostra come il pensiero greco classico avesse già delineato, in forma allegorica, una descrizione della macchina psichica Keter.

Keter e il giardino delle Esperidi

Vediamo dunque nel dettaglio cosa c’era aldilà del mondo conosciuto, in una dimensione apparentemente astratta ma pregna di potere.

Citando in breve da Wikipedia:

Il giardino delle Esperidi è un luogo leggendario della mitologia greca. Nel giardino cresceva un albero di pomi d’oro (il regalo nuziale che Gea, la Madre terra, fece a Zeus ed Era). Esso era custodito dal drago Ladone e dalle tre Esperidi, figlie del titano Atlante: Egle, Eritea e Esperetusa (detta anche Esperia) oppure Egle, Esperetusa e Aretusa.

Cominciamo a conoscere i personaggi presenti nel racconto: per ognuno di loro traccerò un breve profilo e segnalerò la corrispondente funzione all’interno della descrizione di Keter.

Ladone – Latone, il drago bianco

Ladone è appunto il drago bianco, la parte conservatrice di Keter.

La stessa etimologia del nome ne ricalca le caratteristiche principali descritte sopra, che ho riportato qui di seguito in grassetto:

“Varie sono le ipotesi sull’etimologia di questo nome, ma tutte non molto accettabili. Secondo Stoll (in Roscher, Myth. Lex. II, col. 1786) esso deriverebbe dal verbo λάξεσθαι (= λαµβάνειν), cosicché λάδων sarebbe uguale a λάβρος, “violento”, nome adatto anche ad un fiume. Oppure potrebbe stare per Λάθων (da λανθάνω) poiché, giacendo nascosto, custodiva un luogo nascosto. Secondo Carnoy (DEMGR) si tratterebbe di un nome derivante dall’indoeuropeo * lat, “umido, lago, fango“, forse tramite il pelasgico. Room (Room’s Classical Dictionary, p. 179), invece, ipotizza che si tratti di una forma ridotta di un nome come Laodamon, col significato di “domatore di uomini“. L’ipotesi più probabile è che si tratti di un nome pregreco (Mader, in Snell, Lex. fr. Ep., col. 1610).”

Il drago Ladone mette paura solo a nominarlo! Infatti il suo scopo è quello di raggiungere l’obiettivo dettato dalla sua indole conservatrice: mantenere lo status quo.

Nonostante la sua potenza (si parla addirittura di un mostro dalle 100 teste), il drago bianco è però il nemico più facile da raggirare e da eliminare, perché la spinta di Rosso è molto più potente ed Eracle farà di tutto per poter arrivare a quei frutti così succosi.

I Pomi d’oro – Il drago Rosso

I frutti dell’albero piazzato al centro del giardino, rappresentano Rosso, ovvero la spinta verso la ricerca. Sono la parte progressiva, distruttrice, presente in ognuno di noi, e per questo sorvegliata h24 dal drago Latone: non è permesso all’IO di arrivarci facilmente e, infatti, i frutti sono in numero esiguo, destinati solo a chi è in grado di compiere l’impresa definitiva.

Va ricordato inoltre che l’albero dei pomi d’oro è un dono nuziale, offerto da Gaia ad Era, per il suo matrimonio: i frutti sono quindi simbolo di fertilità.

Le Esperidi – Le Mescole 

Oltre a Ladone, a custodia del giardino abbiamo dei personaggi femminili apparentemente inattivi: si tratta delle tre Esperidi.

I nomi di queste figure mitologiche spesso variano per cui mi atterrò alla versione che va per la maggiore:

Egle (consapevolezza): Deriva dal greco Αἴγλη (Àiglē), latinizzato in Aegle, basato su aglaio o aigle (“splendore”, “luce”, “fulgore”), la stessa radice da cui deriva anche il nome Aglaia. Il suo significato può essere interpretato come “splendente”, “fulgida”.

Ho associato a questa prima figura la risultante della mescola intellettuale in grado di creare Consapevolezza (vedi figura successiva): la consapevolezza arriva all’IO proprio come un lampo di luce, un fulgore che fa gridare “EUREKA!”

Eritea (Struttura): significa letteralmente “la rossa”, stesso nome con cui era identificata l’isola rossa che Eracle raggiunse per catturare i buoi (dal manto rosso…) di Gerione.

Ho associato a questa seconda figura la risultante della mescola rettile, in grado di creare Struttura e Soma. Un colpo di pennello che dà colore, struttura e forma alla realtà, consolidando anche il soma come appunto un’isola nel mare della virtualità.

Esperetusa – Esperia (Empatia): Deriva dal greco maschile Ἕσπερος (Hesperos), basato sulla radice greca ἑσπέρα (hespera), “occidente” e, in riferimento al tramonto del sole, “sera”.

Ho associato a questa terza figura la risultante della mescola emotiva, in grado di creare empatia, così come succede ad un IO che si affaccia sul mare a godere di un tramonto.

Perché le Esperidi sono identificati con le mescole?

Le tre donne hanno nel nome un riferimento evidente al colore Rosso (Esperia è identificata anche come la terra che sta il più a occidente possibile, e quindi è colorata di rosso come il sole al tramonto. Esiste anche una famiglia di farfalle, le esperidi, chiamate così proprio per il tenore rossiccio delle sue ali).

Eppure sono legate da vincoli familiari con il drago Ladone.

Esse sono dunque il risultato della miscelazione di Rosso e Latone, e corrispondono ai tre livelli di verbalizzazione che l’essere umano pone costantemente in atto, da quando nasce a quando muore.

Potere Creativo

Continuiamo la rassegna degli altri personaggi del mito.

Atlante – Il burattino

Atlante è il Titano condannato a sopportare il peso del mondo. Il significato del suo nome deriverebbe dal verbo greco TLAS, con significato di “portare, sopportare”, derivato da un verbo sanscrito con significato di “sollevare”.

Atlante era il nome dato anche ad una catena montuosa africana, talmente alta che sembrava appunto sorreggere la volta celeste. E non a caso nei secoli successivi l’Atlante diventerà il libro dove verrà perpetuata la descrizione del Mondo, sia in termini grafici che descrittivi.

Atlante dunque, posizionato subito fuori dal giardino, rappresenta il Burattino di Falsa Personalità che regge la descrizione del mondo sulle sue spalle.

Eracle – L’Io osservatore (IO)

In origine il suo nome era Alceo (o Alcide); l’oracolo di Delfi lo chiamò Eracle dal momento in cui fu sottomesso ad Era. Già gli antichi interpretavano tale nome come “gloria di Era” (Diod. Sic. 4, 10, 1, ὅτι δι’ Ἥραν ἔσχε κλέος), cioè come un composto di Ἥρα e κλέος, “gloria”, con il significato di “colui che ha la gloria attraverso Era”, cfr. von Kamptz (Homerische Personennamen, p. 197).

Eracle è dunque l’IO che può raggiungere l’obiettivo solo superando l’ostacolo della sua parte Latonica, conservatrice (non a caso sarà tormentato tutta la vita da Era, la dea Latonica per eccellenza), ascoltando il richiamo del potere dei frutti Rossi. D’altronde la sua vita era iniziata proprio tenendo a bada due serpenti che erano andati a fargli visita nella culla.

Ecco dunque ancora una volta rappresentato l’obiettivo del Filo: saper trovare una mediazione fra i due draghi, sconfiggendo definitivamente la nostra parte rettile, per superare la descrizione di una realtà a 4d a favore di una realtà a 5d dove Keter sarà finalmente simmetrica.

Domanda per i più attenti, che potranno rispondere nei commenti: chi fa la parte di K in tutto ciò?

Terminiamo con un paio di suggestioni.

Secondo la mitologia, i custodi del giardino sarebbero figli di Ceto: “Figlia di Ponto e Gaia; sposò il fratello Forcide e generò le Graie, le Gorgoni, il Drago delle Esperidi e le Esperidi (Hesiod. Theog. 238; 270 ss.). Il nome deriva da κῆτος, “mostro marino”.

La parentela stretta di Ladone con le Gorgoni costituisce un ulteriore tassello a riprova della teoria: il volto delle Gorgoni è infatti un’altra immagine associata a Keter, un volto di donna con in testa numerosi serpenti (così come potrebbe apparire una delle Esperidi con alle spalle un drago a cento teste).

Lo stesso Atlante fu trasformato in pietra da Perseo grazie alla testa di Medusa: a significare che il Perseo, portatore del linguaggio, una volta decapitato il potere, può solo ottenere la cristallizzazione della Falsa Personalità.

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