L’Ultimo Papa

L'ultimo papa

Francesco

Parlavo testé con la consorte. Si considerava il fatto che l’immagine di san Pietro deserta, sotto una pioggia battente, con l’ultimo papa (perché sarà l’ultimo) che, come uno ieratico fantoccio,  si muove a mo’ di spettro compiendo gesti spettrali, è di una ferocia che questo paese non ha mai conosciuta prima.

Al punto che, mentre all’estero l’immagine campeggia sulle prime pagine di tutti i grandi media, qui l’impressione è che si cerchi di minimizzarla, se non d’ignorarla del tutto, per dimenticarla il prima possibile. Un paese di mezze calzette l’Italia, sui balconi a cantare pur d’avere l’opportunità di poter coltivare, ancora per un altro po’, il proprio orticello indulgente e colmo di merda multicolore. E, infatti, il vecchio papa non esita a sfoderare l’antica arma, assicurando l’indulgenza plenaria a coloro che si uniranno spiritualmente a questo momento tramite i media. Ovviamente, secondo le condizioni previste dal recente decreto della Penitenzieria Apostolica.

Sembrerebbe quasi d’essere tornati in pieno Medio Evo, se non fosse per il fatto che il gesto di Francesco appare totalmente depotenziato. Niente più indulgenze per questo paese di opportunisti e accaparratori. Niente più campane che suonano a festa per le immaginifiche transustanziazioni avvenute solo nella mente nanesca di preti dall’anima più nera del nero di un buco nero.

Ciò che resta di duemila anni di menzogne è una piazza vuota, con un uomo vecchio che, accompagnato dal maestro delle cerimonie liturgiche pontificie (e mecojoni), cerca di riempire il Nulla muovendo nell’aere un oggetto dorato, tanto inutile quanto incomprensibile, allo scopo dichiarato di liberare il suo popolo dalla peste del terzo millennio.

Nessun bagno di folla per Francesco, solamente acqua a catinelle dispensata da un cielo nero e severo. Lasciato solo da un popolo improvvisamente divenuto invisibile, l’ultimo papa avverte la paura:

Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate nelle nostre piazze, strade e città. Si sono impadronite delle nostre vite e le hanno riempite di un silenzio assordante.

Ah! Il silenzio assordante! Improvvisamente, Francesco s’avvede che solo la morte ha il potere di conferire un senso alla vita, ma è tardi, sia per lui, sia per il suo gregge perché la peste dilaga e si tratta, anzitutto, di un morbo della mente giacché, al pari di lui, nessuna delle sue pecorelle è capace di sostenere quel frastuono silenzioso.

Il frastuono silenzioso è l’ossimoro papalino che descrive l’epilogo di duemila anni di violenze e menzogne cardinalizie. Stupri felpati, stragi morbide, omicidi silenti, inganni ovattati, il tutto al solo scopo di mantenere il potere nel nome di un dio inventato e inesistente, ma capace di diventare l’araldo d’ogni atrocità.

Non provi vergogna, Francesco? Nemmeno un po’? Certo, non l’hai chiesto tu di diventare il successore di Pietro, ma tant’è. E ora sei lì, protagonista solitario della fine della cristianità e niente e nessuno potrà impedire al cupolone di seppellirti, insieme a ciò che rappresenti, sotto le sue macerie.

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