Pandemic Psychic Exhaustion

Introduzione

Ciò che intendo per Esaurimento Psichico Pandemico (EPP) potrebbe essere una figura nuova e che mi permetto di suggerire all’attenzione di tutti (specialisti e non). Figura che può essere descritta come la conseguenza più nefasta di ciò che taluni definiscono la sindrome della capanna (intesa come il manifestarsi di un flusso ansiogeno e frustrante che, durante la c.d. fase 2 della pandemia da COVID-19, impedisce agli individui il ritorno a quella che fu la loro normalità, ante 9 marzo 2020).

Esiste uno studio, pubblicato su MedrXiv il 9 aprile 2020 e nato da una collaborazione tra l’Università di Tor Vergata e quella dell’Aquila, che analizza sotto un profilo psicologico la situazione dell’Italia durante il primo mese di lockdown.

Lo studio consiste in un’indagine statistica (tramite interviste compilate grazie a un questionario online e svolta su un campione di oltre diciottomila persone residenti in diverse zone d’Italia) che restituisce dati assai espliciti e relativi ai problemi riscontrati dai singoli intervistati durante l’emergenza. Nel complesso i dati sono stati aggregati come segue:

Disturbo Percentuale
disturbi da stress post-traumatici 37%
disturbi dell’adattamento 22.9%
stress elevato 22.9%
ansia 20.8%
manifesta depressione 17.3
insonnia 7.3%

Ora, considerando che lo stesso individuo può manifestare più di uno dei disturbi elencati, il primo dato da rilevare è costituito dalle stesse premesse metodologiche dello studio il quale ha sondato un campione di individui non necessariamente interessati da psicopatologie pregresse, ma tenendo piuttosto conto del livello di istruzione, dello status lavorativo, nonché delle condizioni di salute e prossimità con una persona ricoverata o deceduta per il virus. Si è trattato, quindi, di individui che, sotto un profilo psicologico e almeno in linea di principio, prima del lockdown risultavano prive di disturbi di tipo psichico.

Ebbene, l’altro dato assai rilevante emergente dall’indagine è l’incremento del disturbo da stress post-traumatico (PTSD). Ora, in psicologia e psichiatria, il disturbo da stress post-traumatico è quel coacervo di rilevanti sofferenze psichiche scaturenti da un evento traumatico, catastrofico o violento, altresì indicato come nevrosi da guerra, nonché come conseguenza del c.d. mobbing.

Il punto di crisi, infatti, è che in condizioni normali il PTSD dovrebbe restare all’interno di un range contenuto e  fissato da precedenti statistiche non oltre il 7-8% della popolazione (Yule, W. Disturbo Post-Traumatico da Stress. Aspetti Clinici e Terapia, Milano, McGraw-Hill, 2000), mentre qui stiamo descrivendo percentuali di cinque volte superiori.

Perché?

Il PTSD è noto da tempo. Ancorché con nomi diversi, le problematiche espresse da questo disturbo si ritrovano descritte già nell’Epopea di Gilgamesh (2600 a.c.) e nell’Iliade (750 a.c.). Vi sono, poi, tracce successive ma un primo approccio maggiormente analitico si ha durante la prima guerra mondiale, momento dopo il quale la frequenza e la gravità del fenomeno tende a salire, sino a divenire assai rilevante durante la guerra del Vietnam. È, però, solo nel 1980 che il disturbo è inserito ufficialmente nel DSM-III con la definizione di Post-Traumatic Stress Disorder e descritto come foriero di tre specifici disturbi: primari (le vittime del trauma), secondari (testimoni e parenti della vittima) e terziari (personale di soccorso). Ciascuno di questi soggetti, ovviamente con intensità e frequenza diverse, mostra sintomi specifici fra i quali: flashback (ricordi dell’evento improvvisi e intrusivi), numbing (intorpidimento dello stato di coscienza, sino allo stordimento o alla confusione), evitamento (si rifugge da tutto ciò che ricorda il trauma), incubi e, infine, hyperarousal o iperattivazione psicofisiologica (insonnia, irritabilità, ansia, angoscia, aggressività).

Torniamo, quindi, al punto in discorso, ossia il perché del manifesto scostamento statistico riportato dallo studio sopra citato il relazione al PTSD il quale ci servirà da principale indizio delle possibili psicodinamiche sottese.

La mia ipotesi è che tutto questo possa essere legato alle Eggregore e, in specifico, ai meccanismi che le governano. Vediamo in quale modo.

Ho descritto le Eggregore nel lavoro dal titolo Teoria dei Campi Psichici e, specificando che CP è l’acronimo di Campo Psichico, di seguito riporto la definizione di Eggregora, così come compare nel testo linkato:

Sul Filo del Rasoio, tale termine è riesumato ed è usato per indicare ogni CP diverso da quello individuale come, ad esempio, una famiglia, un clan, un gruppo di amici, un’associazione culturale, una società commerciale, tutti gli individui che abitano una città, una regione, uno stato o un continente. In definitiva, una serie d’insiemi psichici, in rapporto fra loro da “contenuto” a “contenente”, a loro volta tutti contenuti nel super-insieme dell’Eggregora umana.

Come detto, ciò che caratterizza un’eggregora è l’esistenza di uno scopo comune a tutti i membri dell’eggregora stessa e non è necessario che tale scopo sia dichiarato. Una famiglia o un clan, ad esempio, non hanno scopo dichiarato, tuttavia ogni membro ha bene in mente la necessità della sopravvivenza e, magari, della supremazia della propria eggregora rispetto ad altri insiemi simili.

Così, ciò che possiamo provare a dire di un’eggregora è che, nonostante sia essa stessa un campo psichico, svolge un compito diverso e più specializzato rispetto al CP dell’individuo. Se quest’ultimo, infatti, produce consapevolezza e lo fa in modo “nativo”, immediato ed esclusivo, l’eggregora esprime direttamente l’aspetto sociale dell’uomo, ossia l’esigenza, profondamente avvertita dai più, di creare qualcosa che superi ciò che ciascuno fa in modo paradossalmente inconsapevole durante ogni giorno della sua esistenza.

Alla luce di quanto detto sopra, quindi, potremmo descrivere l’eggregora come un Campo Psichico complesso che non crea consapevolezza, bensì usa la consapevolezza creata dai singoli membri al fine di raggiungere un obiettivo comune: lo scopo del gruppo sociale. Questo, ovviamente, ha un prezzo che può anche essere molto elevato ma che, almeno riguardo allo scopo, comporta la prevalenza dell’interesse primario dell’eggregora sugli interessi individuali dei singoli membri.

Ora, uno dei meccanismi psicodinamici più rilevanti all’interno dell’Eggregora è il continuo scambio di informazioni fra questa e ciascun Campo Psichico individuale che la compone. Scambio inevitabile e ovviamente biunivoco nel senso che se, da una parte, il singolo CP trasferisce all’Eggregora talune informazioni (si pensi, per esempio, a un componente della famiglia che comunica agli altri un suo problema legato ai rapporti sociali con l’esterno), dall’altra l’Eggregora risponde cercando di adeguare se stessa, grazie agli input che da quel momento tutti gli altri componenti le forniranno, al nuovo assetto determinato a fronteggiare il problema segnalato.

Ovviamente, esistono Eggregore d’ogni colore e foggia poiché sono la qualità e la forza dei singoli CP a determinare l’essenza dell’insieme. Di là da questo fatto, però, è possibile affermare che, almeno quasi sempre, l’Eggregora restituisce ai propri singoli componenti solo ciò che questi desiderano, ossia senso di unità e di appartenenza.

Esaurimento Psichico Pandemico

Ora, ciò che va inteso a fondo è che un tale senso di appartenenza non è qualificabile sempre e necessariamente come positivo poiché, nel momento nel quale i singoli componenti cessino improvvisamente di fornire input positivi e, per qualche motivo magari esterno, inizino ad avvelenare l’Eggregora con informazioni dissonanti, soprattutto se generate dalla paura, il suddetto senso di appartenenza, lungi dal cessare (almeno per la maggioranza dei componenti), si trasforma prestamente in senso di fatalità e predestinazione, inducendo nei singoli CP i disturbi sopra riportati.

In termini più diretti, proprio ciò che sta accadendo il tutto il mondo conosciuto con la pandemia.

In relazione al problema in discorso, quindi, il presupposto fondamentale è determinato dal fatto, mai verificatosi in passato, che l’avvelenamento informazionale generato dai lockdown, spiegando anzitutto effetto sulle Eggregore dei singoli stati nazionali, ora si trova immediatamente a ridosso del super-insieme denominato Eggregora umana la quale, durante i millenni, è sempre stata tenuta al riparo dall’incremento psicoentropico proprio grazie alla specifica architettura che la caratterizza, ossia dal fatto di avere un numero enorme di sotto-insiemi che, a partire dai clan e dalle famiglie, si sono sobbarcati il compito di assorbire completamente tale incremento.

Nota –  Per il concetto di psicoentropia si veda Apocalypse.

Persino i moltissimi conflitti che, durante i millenni, hanno interessato interi popoli, proprio per la loro inevitabile parzialità rispetto all’interezza del consesso umano, non hanno mai avuto accesso nei termini che stiamo descrivendo al super-isieme dell’Eggregora umana (Eu). E ciò perché c’era comunque un’altra parte di umanità, quantitativamente significativa, che restava estranea a quei drammi. Per questo, anche conflitti davvero estesi, come le due ultime guerre mondiali, sono stati qualcosa che ha in ogni caso riguardato parti di umanità e non il super-insieme nel suo complesso. A eccezione del COVID-19.

Non esiste un luogo al mondo nel quale il COVID-19 non sia penetrato e, se esiste, si tratta di realtà talmente piccole da essere del tutto irrilevanti ai fini del fenomeno che stiamo descrivendo, ossia l’impazzimento pressoché simultaneo di tutte le più grandi Eggregore esistenti all’interno del super-insieme dell’Eu: quelle dei popoli e delle nazioni.

È di poche ore fa la notizia che Israele, prima fra tutte, ha reintrodotto un lockdown totale per due settimane e oggi è l’undici settembre 2020. Curioso? Un po’. 🙂 Anche perché durante il processo di Norimberga, come ha giustamente rilevato Roberto Quaglia, quando chiesero a Hermann Wilhelm Göring come fosse stato possibile convincere il popolo tedesco a fondersi con l’idea nazista, egli rispose: con la paura.

Hermann_Göring
Figura 1: Hermann Wilhelm Göring

Ora, il punto è proprio questo: le Eggregore di tutti i popoli e nazioni della terra sono strette nella morsa della paura e ciò, inevitabilmente, sta producendo il meccanismo che ho denominato Esaurimento Psichico Pandemico, ossia una saturazione esponenziale e planetaria del parametro piscoentropico. Il che significa una contestuale e repentina riduzione a zero di ogni capacità di relazione fra gli umani.

Se, poi, a questo aggiungessimo l’ipotizzata Inversione dei Poli psichici ciò che ci attende (a supremo scuorno di chi questa paura globale sta spingendo), l’epilogo non potrà che essere devastante.

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