Il Qui e Ora

Qui e Ora

Premessa

Il presente lavoro tratta del Qui e Ora, ossia di una categoria dell’Essere e del Divenire che, di seguito, sarà esclusivamente resa dall’acronimo “QO”. Essendo, poi, tale argomento strettamente legato alla tematica del “risveglio”, i due argomenti saranno trattati congiuntamente.

Il QO

Tempo fa mi capitò di vedere in rete un video tratto da una trasmissione di Piero Angela nel quale il solerte divulgatore scientifico affermava che

l’universo è buio e silenzioso. In sostanza, il cosmo si accende solo quando appare l’uomo con il suo cervello capace di trasformare le onde elettromagnetiche in segnali luminosi e di interpretarli.

Affermazione tanto importante quanto rischiosa, ove non azzardata,   poiché si scontra con l’evidenza dell’esistenza, ad esempio, di predatori notturni e diurni. In altri termini, non si comprende una tale distinzione se, prima, non si ammette che per questi animali (siano essi rettili o mammiferi) la luce sia un elemento dirimente nel loro hunting behaviour (comportamento di caccia). Altresì, una simile affermazione rende difficilmente comprensibile il meccanismo conosciuto come fotosintesi clorofilliana per la quale parrebbe (come minino) necessario cambiare la nomenclatura in energosintesi clorofilliana (laddove la singola pianta non sarebbe capace di percepire la luce ma solo l’energia derivante dall’impatto dei fotoni con le sue foglie). Non solo, in un mondo nero nemmeno le altre dimensioni (altezza, larghezza e profondità) avrebbero un senso, al punto che, ad esempio, l’evoluzione non avrebbe portato alla speciazione di individui dotati di visione binoculare la quale è determinata proprio dalla necessità di calcolare la profondità, ossia la distanza che separa il predatore dalla preda.

Infine, più sensato sarebbe stato affermare che la luce inizia ad avere importanza (o esistenza) con l’insorgere della Coscienza ma, anche in questo caso, il problema starebbe nel decidere se tale inizio è stabilito dal Big Bang, ovvero dalla comparsa della vita. In entrambi i casi, tuttavia, la luce parrebbe più una funzione della Coscienza che non della Femina Sapiens in quanto tale.

Nota – Ho sostituito per la prima volta e di proposito la definizione di Homo Sapiens con quella di Femina Sapiens nel lavoro dal titolo Lilith.

Certamente, con il sorgere della Consapevolezza per l’effetto dell’incontro con le Chiavi Biologiche, la luce acquista un significato davvero peculiare, ma mi sentirei d’escludere che prima di questo istante la vita biologica sia progredita in un mondo nero.

In ogni caso, l’uscita azzardata del nostro audace divulgatore ci aiuta a vedere meglio ciò che sta accadendo nel mondo scientifico, ossia e per come la vedo io, un mutamento di paradigma percettivo che porta anzitutto la Coscienza e, di conseguenza, la Consapevolezza proprio verso il QO attraverso un percorso che, di fatto, potremmo denominare Risveglio.

Ora, per comprendere la natura profonda di tale percorso è, anzitutto, necessario modificare il modo di pensare la dimensione tempo. In fisica il tempo è suddiviso in passato presente e futuro e questo, necessariamente, obbliga l’osservatore ad assegnare un tempo diverso a ciascuna porzione di spazio. Per chiarire meglio tale concetto, si pensi allo spostamento di un punto su una circonferenza. Ora, la velocità di rotazione del suddetto punto è data dalla seguente formula:

dove “V” è la velocità di rotazione, “r” è il raggio del cerchio e “T” è il tempo (l’unità di misura sarà, quindi, espressa in metri al secondo). Si consideri il seguente schema nel quale i punti “a” e “b” si spostano in modo sincrono rispettivamente verso i punti “c” e “d”.

Zone Temporali
Zone temporali

È del tutto evidente che i punti “a” e “b” si muoveranno a velocità diverse poiché devono coprire distanze diverse nel medesimo tempo. In specifico, il punto “b” dovrà spostarsi a una velocità superiore rispetto a quella propria del punto “a”. Ne consegue che, nel caso nel quale la velocità propria dei punti “a” e “b” fosse identica, il tempo necessario a “b” per raggiungere la sua meta (“d”) sarebbe necessariamente maggiore per l’aumento del parametro “r” poiché la lunghezza dell’arco di cerchio da percorrere sarà maggiore.

Ora, l’esempio appena fatto raffronta grandezze apparentemente irrilevanti. Tuttavia, si pensi a un oggetto siderale molto grande quale può essere la gigante rossa denominata Betelgeuse. Questa è una stella un migliaio di volte più grande del nostro sole, ossia con un diametro di circa 4.6 Unità Astronomiche (si consideri che 1 UA corrisponde alla distanza media Terra-Sole). Non saprei come fare calcoli specifici, tuttavia chi può dubitare che il tempo su Betelgeuse, dal punto di vista della Coscienza che, in via del tutto ipotetica, vi dimorasse, scorra molto più lentamente di quanto accade sul nostro piccolo pianeta?

Altresì, se ci spostiamo nell’infinitamente piccolo, il tempo scorre in modo talmente veloce che per noi perde del tutto significato. Infine, dalla scala atomica a quella siderale, passando per quella umana, il tempo scorre in modo sempre più lento sino a fermarsi quasi del tutto qualora si raggiunga uno spazio di dimensioni che tendono a infinito. Pare evidente che tutto ciò comporti un significativo aumento della complessità della descrizione (quale che sia la scala di riferimento).

Tuttavia, ciò che è importante comprendere è che tale modo di descrivere la dimensione tempo è necessitato dal modo di concepire il Multiverso.  Ho già scritto della gravità (L’inarrivabile Verigna) e di quanto sia dirimente, sotto il profilo filosofico, concepire la medesima come una spinta perpendicolare alla superficie di qualsiasi oggetto cosmico, piuttosto che una forza attrattiva da quest’ultimo generata. In questo secondo caso, infatti, la visione dell’insieme è del tutto meccanica, poiché l’intero sistema trae senso in modo esclusivo dall’azione degli oggetti che lo compongono, quali che siano. Nel primo caso, viceversa, la descrizione si sposta fatalmente verso una visione olistica. In altre parole, verso un Multiverso dotato di Coscienza (la medesima Coscienza che, sempre in via ipotetica, abitasse Betelgeuse, così come il mondo dei quark).

Tuttavia, qui l’intera faccenda si sposta addirittura oltre giacché Angela introduce (surrettiziamente e, con ogni probabilità, in modo inconsapevole) il concetto di Consapevolezza la quale diviene la vera forza caratterizzante di tutto quanto ci circonda. Vediamo come.

Il processo creativo

Ho già scritto di come il processo creativo sia del tutto simultaneo a quello percettivo. In realtà, ciò che resta in ombra nella descrizione proposta è la seguente, spiazzante evidenza:

  • Il processo creativo è opera della Coscienza;
  • Il processo percettivo è opera della Consapevolezza.

In altre parole, la Coscienza è il motore della creazione, mentre la Consapevolezza ne è il formatore, ossia la forza che le conferisce forma caratterizzandola in un modo piuttosto che in una altro. Il problema è che la consapevolezza di esseri tetradimensionali quali noi siamo, soffre un limite esiziale. Mi riferisco alla velocità della luce (argomento già trattato qui) la quale circoscrive il potere della nostra Consapevolezza entro i limiti del sistema solare. Per questo è necessario abbandonare la fascia di creazioni a quattro dimensioni, spostandoci in quella pentadimensionale, perché dove siamo ora, il QO, se è certamente teorizzabile, è di fatto irrealizzabile.

In realtà, con un sufficiente livello di disidentificazione egoica, il QO può essere percepito per alcuni brevi istanti durante i quali è, forse, possibile parlare di Risveglio, anche se in un modo molto difficile da rendere. Posso dire che, quando riesco a raggiungerlo, sono la Coscienza Creatrice che ha contezza di Sé e che, finalmente, sa dove sta andando. Posso dire che l’intero mondo stinge poiché la prospettiva è quella di un tempo che, pur coprendo 13.8 miliardi di anni, è riducibile all’istante presente. Posso dire che ci posso stare sino a che l’energia disponibile me lo consente, dopodiché ne esco semplicemente. Posso dire che, sino a che sono dentro, ogni cosa ha un senso … per parafrasare il vecchio nagual “tutto è pieno sino all’orlo”. Infine, posso dire che il ricordo di ogni singolo istante dall’inizio al momento presente è lì, a portata di mano. Tuttavia, non posso affermare d’essere riuscito nell’impresa di spostare la mia Consapevolezza sia su Betelgeuse, sia nel mondo dei quark. Per quello è necessario abbandonare il rettile, spostando l’Io Osservatore nel Doppio Immortale.

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