BDSM

Premessa

Vorrei, anzitutto, scusarmi con l’intera comunità BDSM poiché, pur non essendo un esperto praticante, mi accingo a scriverne. Questo, in effetti, potrebbe apparire supponente e assicuro che non è mia intenzione esserlo. Ho solo alcune idee che vorrei condividere rispetto a un fenomeno che sta espandendo sempre più. Accetterò, quindi, qualsiasi critica vorrete muovere all’articolo a patto che, in omaggio alla leather subculture, sia rivestita di lucida pelle nera.

L’acronimo BDSM indica un preciso ambito di pratiche erotiche basate sull’uso del dolore, dell’umiliazione e, in generale, del pattern master/slave (padrone/schiavo) al fine di indurre piacere in ciascuno dei partecipanti e, come l’immagine d’apertura ricorda, vi rientrano:

  • Bondage & Disciplina;
  • Dominazione & Sottomissione;
  • Sadismo & Masochismo.

La comunità BDSM, quindi, indica se stessa con una Triscele (grecizzato in Triskelion), ideata nel 1994:

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Cercheremo, quindi, d’indagare, unitamente al motivo di tale scelta, il senso profondo del BDSM e delle pratiche ad esso legate.

Triscele

Anzitutto la Triscele. Si tratta di un simbolo molto antico al quale è attribuita un’origine orientale (la sua somiglianza con la tetraskelès, ossia la svastica, è un importante indizio in questa direzione) e che ha mostrato, nei secoli, d’avere un enorme potere attraente, forse per la sua capacità di esprimere nel medesimo tempo luce e nerezza. Il ritrovamento più antico si ha a Palma di Montechiaro (Ag) ed è, forse, di origine Minoica. Si trova, poi, nel VI secolo ad Atene, a Corinto, in Macedonia, su alcune monete della Licia, su quelle di Agatocle di Siracusa, sulla tetradracma celtica tra il III ed il I secolo a.C. e sul Denario di L. Cornelius Lentulus e C. Claudius Marcellus nel 49 a.C.

Tuttavia, sarà la Triscele siciliana a portarci nel cuore profondo del BDSM, ossia un simbolo che inizialmente era costituito da una testa di Gòrgone dalla quale s’irradiavano tre gambe piegate al ginocchio.

Triscele

Figlie di Forco e Ceto, le tre Gorgoni rappresentavano le perversioni: Euriale quella sessuale, Steno quella morale e Medusa quella intellettuale. Avevano serpenti al posto dei capelli, ali d’oro, zanne di cinghiale e mani con artigli di bronzo e chiunque le guardasse direttamente negli occhi era trasformato in pietra.

Questo è, con tutta evidenza, il gancio logico fra la Triscele e il BDSM, nonostante la narrazione ufficiale che si rifà ad alcuni simboli celtici e alla descrizione che ne viene fatta nel romanzo Histoire d’O. Tuttavia e come vedremo, si tratta in ogni caso di mascheramenti tesi a dissimulare quella che ritengo la vera natura di queste pratiche.

Di seguito, intanto, un frammento tratto dall’articolo Medusa che invito a leggere e nel quale indago in modo approfondito la figura della Gòrgone.

In sostanza, quindi, ciò che Perseo fa tramite la decapitazione della gorgone è dare forma al potere indeterminato e feroce di Medusa. Sotto questo profilo, Perseo è la macchina che trasforma il potere in realtà. E, poiché il flusso di potere promanante da Medusa è costante, Perseo è costantemente in atto d’uccidere la gorgone e, di conseguenza, di creare realtà (Pegaso) e ordine (Crisaore).

Esistono tre Perseo poiché ciascun cervello (rettile, emotivo, logico) può essere descritto come tale. Ciascuno dei tre cervelli che possediamo, infatti, compie quest’omicidio in tempo reale e senza soluzione continuità trasformando, grazie al proprio linguaggio, quel potere selvaggio e indeterminato, nel mondo ordinato che ci circonda.

Insomma, per me è piuttosto evidente che le tre gambe, visibili nel simbolo, così come i tre lobi della Triskelion corrispondano ai tre cervelli dell’essere umano. In altri termini, la Triscele è la descrizione dell’uomo come Momento Agente, ossia come la più avanzata istanza (ri)creatrice di realtà. Ora e considerato che l’informazione che descrive l’uomo come un animale a tre cervelli è piuttosto recente (MacLean, 1913-2007), è altrettanto evidente che coloro che, per primi, hanno realizzato la Triscele lo abbiano fatto in modo del tutto inconsapevole, nel senso che l’informazione, pur presente, agiva a livello totalmente inconscio (del resto, è proprio questo il modo migliore per agganciare le classi astratte che Jung ha chiamato archetipi). In sostanza, l’unione inconsapevole del motivo della Gòrgone alla Triscele comporta la fusione di due archetipi fondamentali per l’essere umano e che rappresentano rispettivamente la fonte del potere creativo e la sua triplice declinazione ad opera di ciascun cervello (rettile, emotivo e logico) e, quindi, del relativo linguaggio.

Nota – Similmente, i creatori della Triskelion, a prescindere dai motivi dichiarati che li hanno spinti a tale scelta, non credo abbiano avuto la benché minima consapevolezza del suo stretto legame con la forma tripartita del cervello umano. Tuttavia, se taluno ha ragione di pensare il contrario, può segnalarmelo. A fronte di prove certe, sarò ben felice di emendare l’articolo.

BDSM

In tema di BDSM la bibliografia è davvero estesa. Mi asterrò, quindi, dal realizzarne un profilo descrittivo poiché sono certo che finirebbe per risultare incompleto. Eviterò, altresì, i riferimenti alle ipotesi esistenti, limitandomi a presentare la mia.

Per massima chiarezza, infine, avverto il lettore che prescinderò da qualsiasi valutazione di carattere psicopatologico. In proposito, affermo che le c.d. parafilie sono un’invenzione, nemmeno troppo elegante, del perbenismo ipocrita che informa la società occidentale. Etichettare un comportamento sessuale, quale che sia, come parafilia comporta una scelta politica, non clinica. Lo dimostra lo stesso DSM 5 il quale, finalmente e dopo anni, pur non riuscendo a rinunciare alla connotazione negativa dei comportamenti sessuali non omologati, ossia non finalizzati esclusivamente al rapporto di coppia (che continuano a essere definiti parafilie), sposta il disturbo parafilico su quei comportamenti  che procurano danno a se stessi o agli altri. Che dire, il DSM 5 più che un manuale dei disturbi psichici, sembra un codice penale.

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Molto bene, liberato il campo da tale inservibile congerie di stupidaggini, non ci resta che occuparci della realtà.

Il cardine di un rapporto BDSM è il pattern master/slave, ossia un rapporto fra due o più persone caratterizzato dal fatto che almeno una di queste sia in posizione di potere rispetto alle altre. Ora, quanto questo potere possa essere esteso dipende strettamente dal contratto sottostante. In altri termini, due o più persone si accordano preventivamente rispetto ai limiti che ciascuna di esse pone all’esperienza che s’intende fare.

A questo proposito, la mia opinione è che tale accordo, fra persone adulte e capaci d’intendere e volere, esista sempre, anche qualora le apparenze porterebbero a pensare il contrario. In specifico, affermo che, con l’unica eccezione della pedofilia, figure come la coercizione, la costrizione o il plagio semplicemente non esistano se non come atto proiettivo del terzo osservatore. Affermo ciò sulla base della considerazione che il libero arbitrio comporta sempre la manifestazione di un potere che non può essere vinto da alcuno. Di talché, la conseguenza inevitabile di una simile impostazione implica che non esistano vittime innocenti (il riferimento riguarda indifferentemente sia i Dominanti, sia i Sottomessi, sia gli Switch, ossia coloro che possono assumere entrambi i ruoli). In specifico, la dinamica master/slave prevede, in tutti i partecipanti, la ricerca del potere, sia questo agito oppure subito. E ogni praticante, individuo spesso cognitivamente molto dotato, ne è necessariamente del tutto consapevole.

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Di seguito un frammento tratto da The New Topping Book di Dossie Easton e Janet W. Hardy, pubblicato nel 2003:

il Dominante ha preso il frustino e ha incominciato un lieve tap tap tap. come una pioggerellina sulle natiche del Sottomesso. Con molta pazienza ne ha arrossato la pelle con tocchi leggerissimi. Osservavo il Sottomesso che incominciava lentamente a entrare nella sensazione, oscillando piano, respirando profondamente, diventando sempre più eccitato, e durante quel tempo il tocco del frustino rimaneva molto sensuale, molto leggero. In modo graduale, il Dominante ha incominciato a picchiare un po’ più forte. Non appena il sottomesso ha iniziato a sussultare sotto i colpi, il Dominante è rimasto allo stesso ritmo per un certo tempo, senza aumentare l’intensità, restando proprio sul punto in cui incominciava a fare male. Io guardavo il Sottomesso che diventava estatico. Il Dominante aumentava poi l’intensità, di grado in grado e il Sottomesso rispondeva sempre meglio [..] Infine il Dominante si è messo a picchiare con tutta la sua forza e il Sottomesso sobbalzava e urlava come un ossesso. Sono rimasti a quel livello per un bel po’, assaporando la sensazione il più a lungo possibile prima che arrivasse il momento di ridiscendere.

A prescindere dal grado di sadismo e masochismo presente nei protagonisti, quanto descritto non si può fare senza una consapevolezza allargata da parte di ogni attore del dramma in essere, con la conseguenza che un individuo autenticamente plagiato non ne sarà capace.

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Per la preparazione di questo lavoro, ho passato diverso tempo a scandagliare la rete, compreso il dark web e, ovviamente, ne ho trovate di tutti i colori, unitamente ad alcune pagine di notevolissimo livello. In specifico, il blog di Giovanni Piccirilli dal quale ho tratto un frammento che ci aiuterà ad arrivare al cuore del problema (articolo di Stefano Re):

Il BDSM è uno scenario immaginifico in cui si “rubano” schemi di relazione da altri e completamente differenti contesti per farne un uso erotico-esplorativo. Fatto sta che gli schemi che permettono queste esperienze sono, per definizione, in violazione dei diritti umani (la schiavitù e i suoi simboli), delle forme di relazione socialmente codificate (abusi e violenze emotive, poliamoria, cuckoldismo), delle dignità generiche e specifiche degli individui e dei generi (violenze sessuali, riduzione a ruolo di animale, umiliazioni di genere), delle forme di deontologia e professionalità di ogni genere, (uso invasivo e volutamente doloroso o fastidioso o umiliante di strumentazione medica, ad esempio), e ovviamente l’elenco potrebbe andare avanti all’infinito. Tutti gli scenari da cui traiamo le ispirazioni per i nostri momenti erotici kinky sono, in un modo o in un altro, violazioni di qualche regola di decoro, buonsenso, vivere civile, etc. Il fatto che ce lo permettiamo in ambito BDSM è una sorta di licenza esplorativa, in cui cerchiamo di vivere le emozioni relative alla violazione senza tutto il bagaglio accessorio che nelle sue forme originali comporta.

Forse che sia una bella esperienza venire violentati? O essere umiliati in modo costante e quotidiano dal proprio partner? O subire esami medici inutili e dolorosi? O venire frustati, legati e imbavagliati? La malasanità non è certo una cosa arrapante, ma chi pratica medical non sta violando la dignità o la salute del sub cui infila aghi dappertutto o impone un clistere, o una dilatazione inutile e dolorosa. Certo che sono situazioni dolorose e inaccettabili di per sé, nelle loro forme originarie. Le ricreiamo proprio perché ci arrapa viverne questo “dolore” imponendolo o subendolo, in forma simbolica.

Prendiamo un esempio molto pericoloso: la pedofilia. Siamo tutti d’accordo (spero) che non solo è un reato, ma che in generale fare sesso con un bambino sia un atto grave, che viola la fiducia di un innocente e rischia di segnarlo a vita a livello psicologico, oltre a qualsiasi danno fisico. Ma quel che si chiama ageplay? Quando un adulto si veste da bambino e un altro adulto gliene combina di ogni, non si sta forse simulando la pedofilia? Questo vuol dire che chi lo pratica e ne è eccitato è un coglione o un criminale? Forse un pedofilo in erba che attende il suo turno per scatenarsi sui bimbi del vicinato? Tutto il BDSM vive di simboli per definizione “sbagliati”: noi tutti giochiamo con cose simbolicamente pericolose. Per questo chi lo pratica dovrebbe sforzarsi di avere un grande livello di onestà con se stesso, i suoi desideri e ciò che combina. In questo risiede l’essere “adulti e responsabili” nel fare BDSM.

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Ora, l’autore persegue il fine specifico di evitare a se stesso e ai praticanti un’inflazione di tipo psichico (fine chiarito dalla lettura dell’intero articolo), ma quando scrive che il BDSM vive di simboli per definizione “sbagliati”, indirettamente indica il reale meccanismo che muove l’intero fenomeno, ossia la manipolazione di uno dei linguaggi che l’individuo usa per ricreare se stesso e il mondo che lo circonda.

In altre parole, l’aspetto probabilmente più eversivo dell’intero BDSM è concretato dalla violazione sistematica di numerosi Ambiti Nevrotici, ossia interfacce costituite da comportamenti (linguaggi) ampiamente predeterminati e, quindi, attesi. Il tutto con il fine dichiarato della ricerca del potere. Si noti che questi linguaggi, pur essendo numerosi, sono tutti riconducibili a uno dei tre fondamentali (rettile, emotivo o logico).

I linguaggi, infatti, sono per definizione (vedi L’Ultimo Paradigma) lo strumento principe della declinazione del potere creativo. Tuttavia, sappiamo che i diversi modi di declinare il potere creativo sono, grazie alla Direttiva Primaria (DP, l’imperativo a sopravvivere), strettamente monitorati dal Centro Rettile il quale determina in forma severa i limiti entro i quali il paradigma percettivo deve rimanere. Questo perché nell’universo predatorio nel quale esistiamo, modificare il paradigma percettivo, ossia il modo con il quale da decine di migliaia d’anni percepiamo il mondo circostante, comporta il rischio di non riuscire più a catturare le prede delle quali solitamente ci nutriamo.

Ora e in base questi presupposti, è inevitabile che il Dom che usa uno speculum per dilatare l’ano del Sub compie un atto segnatamente eversivo e, quindi, inaccettabile per il Rettile il quale prima precipita nella paura e, poi, reagisce in vari modi, spesso violenti. Non è un medico e, in ogni caso, il suo scopo non è ammesso dal sistema. Sta violando un linguaggio al quale sono stati dati i crismi della sacralità. Si vergogni.

Similmente l’uso di una frusta, siccome strumento di tortura e per questo dotato di una propria sacralità, se vogliamo anche maggiore dello speculum, poiché necessaria a tacitare il devastante senso di colpa che genera il suo impiego, non può essere usata per il piacere. Anzi, qui e a prescindere dallo strumento usato, si tocca l’apice dell’eversione poiché è proprio l’uso del dolore trasformato in piacere che terrorizza il Centro Rettile. E il motivo sta tutto nella compromissione di uno degli elementi fondamentali della strategia di sopravvivenza: il dolore.

È il dolore che ci segnala un problema a livello fisico. Senza dolore, non potremmo renderci conto che qualcosa non va nel funzionamento di una parte di noi. Allo stesso modo, trasformare in piacere il dolore psichico che ci provoca un’aggressione verbale può compromettere seriamente le reazioni di attacco/fuga con conseguente pericolo per la nostra sopravvivenza. Trasformare il dolore in piacere, quindi, comporta un rischio inaccettabile, nonché la rabbiosa reazione del Rettile attraverso la stigmatizzazione di ogni comportamento che determini una tale aberrazione.

In sostanza e per chi ha letto la Teoria dei Campi Psichici, si tratta di una reazione latonica, ossia governata dal drago bianco (Latone) e, perciò, fortemente conservativa dello status quo.

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Tuttavia, quello appena descritto è ancora un livello verbale il quale maschera un livello più profondo e del tutto preverbale. Mi riferisco al recupero della consapevolezza che, in realtà, siamo creatori. Ecco, questo è il vero livello al quale non è concesso accedere in alcun modo poiché raggiungerlo vuol dire arrivare a ridosso, se non addirittura dentro, la solitudine della Coscienza Creatrice, ossia il mostro dal quale ciascuno di noi fugge da sempre.

In buona sostanza, quindi, il BDSM minaccia il sonno di chi lo pratica (un po’ come il Tantra, se volete) poiché lo porta molto vicino alla consapevolezza del processo di ricreazione della virtualità (del proprio corpo, così come del mondo che ci circonda). Il problema è che sino a quando la trasmutazione della sofferenza genera piacere, il risveglio completo è impossibile poiché il piacere stesso, così come il dolore, è una forma di forte attaccamento. E ogni forma di attaccamento comporta un incremento egoico tramite accrescimento del parco golemico.

Any way, tale pericolo è immediatamente percepito dal consesso sociale il quale reagisce nelle forme che sappiamo (norme penali, marginalizzazione, discriminazione, etc.).

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Per concludere, il BDSM è una forma spinta di autoconoscenza e, come tale, rischiosa. Un rischio duplice: contingente se riferito alla possibilità di finire in guai seri e teleologico se riferito alla possibilità di un risveglio tanto reale quanto facilmente compromesso dall’eccessivo attaccamento prodotto dalla sua pratica.

***

In rete ho trovato questa preziosa testimonianza grazie alla quale, forse, è possibile comprendere la reale dimensione delle sfere di dominio e sottomissione. È il racconto di un Dom che trasforma se stesso in Switch. Da leggere.

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