Eziologia Delle Psicosi

Il termine psicosi venne introdotto nel 1845 da Ernst von Feuchtersleben che lo coniò al fine di indicare la follia. Nel tempo, quindi, tale termine ha subito declinazioni diverse e oggi indica una tipologia di disturbo psichiatrico in base al quale si osserva una severa alterazione dell’equilibrio psichico dell’individuo. Nella narrazione attuale, tale alterazione comporta:

  • Compromissione dell’esame di realtà;
  • Frequente assenza di insight (intuizione);
  • Presenza di disturbi del pensiero come deliri e allucinazioni.

Ora, chi mi legge sa quanto io sia critico rispetto alla descrizione che l’attuale psicanalisi fa delle dinamiche psichiche in generale, nonché delle psicosi in particolare. Da tempo e nello specifico, sostengo che sarebbe opportuno tornare alla descrizione junghiana la quale opera una netta distinzione sistematica fra le nevrosi (classificabili come disturbi della personalità) e le psicosi propriamente dette che sono tutt’altra cosa.

La moderna psicanalisi, viceversa, propone un modello in base al quale ogni tipo di manifestazione psichica che appaia non conforme a un determinato ambito di normalità è invariabilmente e in prima battuta assegnato a una superclasse denominata disturbo. Di seguito e in relazione alle diverse manifestazioni concrete, all’interno di tale superclasse sono individuate numerose classi derivate, corrispondenti ad altrettanti specifici disturbi.

Ebbene, ritengo questo un serio errore sia metodologico, sia sistematico. E la prova di un tale errore è fornita dal c.d. disturbo dissociativo dell’identità (DDI o DID) o, secondo la definizione dell’ICD-10, disturbo di personalità multipla. Secondo i criteri del DSM V, il disturbo dissociativo dell’identità è anzitutto caratterizzato dalla presenza di due o più identità distinte con compromissione della continuità del senso di Sé, accompagnata da alterazioni negli affetti, nei comportamenti, nella coscienza, nella memoria, nella percezione, nella cognizione e nelle funzioni senso-motorie.

Oltre a questo che, tuttavia, costituisce il requisito centrale e sul quale ci soffermeremo, sono richieste:

  • Lacune ricorrenti nel richiamo di eventi quotidiani, di informazioni personali importanti.
  • Disagio clinicamente significativo o compromissione sociale, lavorativa o affettiva.
  • Il fatto che il disturbo non faccia parte di una pratica culturale o religiosa largamente accettata.
  • La non attribuibilità dei sintomi a effetti fisiologici di una sostanza o di un’altra condizione medica.

Ora, la questione centrale sta nel primo requisito il quale non può in alcun modo rientrare nella descrizione del disturbo nevrotico. Questo perché in qualsiasi disturbo nevrotico, anche severo, il senso di Sé non è mai in discussione. Tizio può soffrire le pene dell’inferno, può deprimersi sino al suicidio, può passare l’intero periodo di veglia confabulando sui complotti degli illuminati in combutta con gli alieni. Infine, può indulgere in una qualsiasi delle numerose figure patologiche (o pseudo-patologiche) proposte dal DSM V ma, almeno sino a che manterrà il senso di Sé, resterà Tizio. Un Tizio variamente disturbato (sempre che il disturbo non faccia parte di una pratica culturale o religiosa largamente accettata … sic!) e, però, sempre lui.

Tuttavia, qualora insorga un DDI e, insieme a Tizio o, peggio, in luogo di questo, nel medesimo individuo compaiano Mevia, Caio e Sempronio, quale senso può avere continuare a mantenere tale fenomeno nella superclasse dei disturbi? Come posso predicare un disturbo in capo a qualcuno che semplicemente non esiste più? Non posso, è ovvio. Per farlo devo cambiare descrizione, anzitutto tornando alla separazione sistematica fra nevrosi e psicosi e, in seconda battuta, ricorrendo alla teoria dei Nuclei Alogeni la quale, sotto il profilo metodologico, è in grado di fornire una lettura sensata e coerente dell’intero fenomeno.

Ovviamente, la premessa dalla quale partire è l’architettura già proposta in alcuni articoli precedenti (Anima, Da Questa Parte Del Muro, Eros e Thanatos, L’Arte dell’Agguato, Another Day, Another Chance i più rilevanti) e che prevede in ogni individuo la presenza di una Parte Immortale, altrimenti detta Parte Animica o, ancora, Gregge Monadico.

Ora, le caratteristiche di tale parte (che, lo ricordo, ha una struttura endecadimensionale) sono quasi del tutto inaccessibili alle possibilità investigative della nostra mente. Tuttavia, osservando gli eventi vissuti dal singolo Burattino (la Parte Mortale), è possibile inferirne alcune. E, fra tali eventi, ci sono proprio le psicosi.

Anzitutto, affermo che l’Essere (Parmenide) è espressione della nostra Parte Immortale, mentre il Divenire (Eraclito) lo è della nostra Parte Mortale (il Burattino).

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Affermo che l’insieme di queste due entità forma, a patto che entrambe siano integre, ciò che definisco la Coscienza Olistica (ribadisco, se ce ne fosse bisogno, che il lemma olistico indica che l’oggetto, in questo caso la Coscienza, è maggiore della somma delle sue parti).

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L’intera faccenda ruota intorno al problema posto dalla Coscienza Olistica. A tale proposito, è proposta l’immagine dell’ovale come simbolo di tale integrità, ossia e in ultima analisi di qualcosa capace d’incrementare la propria consapevolezza attraverso l’elaborazione dell’informazione. In sostanza, quindi, parliamo di una macchina unica nel suo genere poiché capace di fare una cosa che nessun’altra forma vivente sa fare: produrre consapevolezza.

A chiusura dell’inciso, rilevo che il distacco e la fluidità generati dall’Agguato conducono l’Io Osservatore dentro l’Essere, ossia la sua Parte Reale. Qui, con grande sorpresa e commozione, l’Io Osservatore se, in prima battuta, da quella prospettiva verifica l’irrilevanza di qualsiasi oggetto e/o evento del Divenire, immediatamente dopo comprende di possedere, proprio da lì, il potere assoluto su tali oggetti e/o eventi. Infine, la Coscienza Olistica riunisce mirabilmente l’Essere e il Divenire nel Qui e Ora.

Nuclei Alogeni

I Nuclei Alogeni sono già stati variamente descritti negli articoli linkati più sopra. Tuttavia, assolutamente propedeutico a questo lavoro è l’articolo dal titolo Da Questa Parte Del Muro che, di conseguenza, invito a leggere poiché descrive a grandi linee le diverse dinamiche che si possono innescare fra NA e singolo Burattino, così come fra diversi NA eventualmente presenti nel medesimo Gregge Monadico.

Ecco, in questo lavoro vedremo tali dinamiche soprattutto in relazione alla loro capacità d’essere generatrici di psicosi. Tuttavia, è necessario che il lettore si faccia un’idea più precisa di cosa sia, in  realtà, un Nucleo Alogeno. E, per questo, ho pensato di valermi soprattutto dell’opera di Fredão Oliveira, un geniale disegnatore di tattoo poiché, in alcune sue opere, l’essenza profonda dei Nuclei Alogeni traspare in modo lampante.

Ciò che state ammirando è una potente e plastica rappresentazione della specifica consapevolezza che cementa e forma un Nucleo Alogeno. Questi schizzi rappresentano, nella loro mirabile essenza, proprio dei Nuclei Alogeni, ossia oggetti tanto antichi, quanto carichi di una consapevolezza distillata nel corso di millenni.

Ciascuno di questi Nuclei Alogeni ha avuto uno o più burattini (persone come noi) che, grazie alla sofferenza sperimentata durante l’esistenza in vita, hanno distillato la consapevolezza necessaria al nutrimento del Gregge Monadico. Nutrimento che ha contribuito a definire viepiù la forma consapevole dei Nuclei Alogeni presenti.

Nota – Molto interessante l’uso dell’alloro. La corona di alloro era detta laurus o laurĕa, a indicare la pianta di lauro, ossia la vittoria. In termini animici l’unica vittoria che conta è l’incremento di consapevolezza, di conseguenza la presenza delle foglie d’alloro testimonia in modo simbolicamente inequivocabile che il singolo NA è fortemente consapevole.

I Nuclei Alogeni presentano forme perlopiù antropomorfe. Tuttavia, questo non è sempre vero poiché esistono gruppi di monadi che, per storia antica, si sono specializzate in forme animali, conservandone gli istinti primari. Forme possenti e, spesso, mortalmente pericolose come lupi e mantidi, ad esempio. Quando si dice “quell’uomo è un lupo feroce” oppure “quella donna è una mantide”, spesso si afferma qualcosa di profondamente vero poiché una parte rilevante del Gregge Monadico di quegli individui è costituita da un NA che si muove come un autentico predatore, esprimendone in modo inequivoco la relativa forma.

Non sappiamo quando ha avuto inizio la storia dei Nuclei Alogeni. Forse dall’incontro dei Sapiens con le chiavi biologiche (35/40 mila anni fa), oppure molto prima, al tempo della traslocazione robetsoniana che ha trasformato il Sapiens con 48 cromosomi in uno con 46 (qualche milione d’anni). In ogni caso, si tratta di un tempo lunghissimo all’interno del quale la sofferenza sperimentata dagli esseri umani è stata enorme e che, di conseguenza, ha fornito un gigantesco impulso alla Grande Ottava Della Consapevolezza (GOC)  creando Nuclei Alogeni di ogni tipo. Di seguito un frammento dell’articolo Da Questa Parte Del Muro:

… ciascuno di noi fa i conti con desideri inconfessabili poiché la Grande Ottava della Consapevolezza (GOC), lungi dall’essere quel che la paura di noi stessi vorrebbe che fosse, ossia un canto luminoso, è nata e cresciuta sul sangue e sulla merda delle vite violente e concrete dei nostri predecessori.

La conseguenza di tutta questa immane sofferenza, quindi, è concretizzata dalla presenza in molti di noi di Nuclei Alogeni a volte bizzarri, altre luminosi, altre ancora spaventosi e, soprattutto, spesso contraddittori.

 

O, addirittura, letali come quello che portò James Holmes, la notte fra il 19 e il 20 luglio 2012, a compiere la strage che è passata alla storia come il Massacro di Aurora.

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Holmes, durante la prima del film Il cavaliere oscuro – Il ritorno, irrompe nella sala 9 del “Century 16 Movie Theater”, adiacente al centro commerciale di Aurora (Colorado), armato di un fucile semi-automatico tipo AR-15 calibro .223 Remington, di un altro fucile a canna liscia Remington Arms modello 870 calibro 12 e una pistola Glock modello 22 calibro .40 S&W. Qui, Holmes inizia a sparare sulle persone, uccidendone 12 e ferendone 58.

Ora, James Holmes si laurea in neuroscienze nel 2010 con il massimo dei voti presso la University of California, Riverside (UCR). Inizia, quindi, un dottorato in neuroscienze che, tuttavia, non termina giacché nel biennio 2010/2012 il suo rendimento subisce un calo significativo. A tale proposito, vi è da segnalare il deposito di un documento, da parte dei suoi avvocati (27 luglio 2012), dove si attesta che Holmes prima del massacro è stato paziente di uno psichiatra dell’Università del Colorado.

Holmes acquista tutte le armi usate per il massacro nel periodo che va dal 22 maggio al 7 giugno 2012. Tuttavia, durante i quattro mesi che precedono il fatto, Holmes acquista complessivamente 6350 proiettili (tremila per le pistole, tremila per l’AR-15 e trecentocinquanta per l’altro fucile).

Il 2 giugno 2012 acquista in rete una corazza da combattimento. Ogni acquisto avviene legalmente poiché Holmes non ha mai commesso reati.

La dinamica dell’azione, quindi, è stata ricostruita in modo preciso. Holmes acquista un biglietto per lo spettacolo e si siede in prima fila. Lascia, quindi, la sala uscendo dall’edificio per una porta d’emergenza che aveva tenuta aperta con una piccola tovaglia di plastica. Ha parcheggiato appena fuori la porta d’emergenza, perciò recupera velocemente il materiale, compresa una maschera antigas e del gas lacrimogeno che lancia nella sala prima di aprire il fuoco. Holmes inizi a sparare prima in aria e poi sulle persone al grido “I’m Joker! I’m Joker!”

È evidente che la domanda centrale è se James Holmes sia o meno uno psicotico. Vi sono diverse immagini del ragazzo dopo il suo arresto che lo ritraggono in uno stato di spaesamento totale. Tuttavia ve ne sono alcune precedenti la strage che ho recuperato sul sito del Daily News. Eccole:

Dov’era James Holmes quando la webcam riprendeva queste immagini? E chi è la persona che queste immagini mostrano?

Comprensibilmente e come molti altri dettagli, i risultati delle due valutazioni psichiatriche subite da Holmes durante il periodo di detenzione sono stati tenuti segreti. Tuttavia, da quel che ho potuto reperire in rete, sembra che gli avvocati di Holmes abbiano ipotizzato una disforia, ossia un’alterazione dell’umore in senso depressivo, accompagnato da irritabilità e nervosismo durante la fase preparatoria del massacro. Nei soggetti borderline la disforia è interpretata come una sorta di lente deformante alla quale è affidato il compito di filtrare l’esperienza depressiva, distorcendola. In sostanza, il disforico cerca di resistere all’invasione depressiva inventandosi una realtà parallela. Solo che, poi, in base a questa invenzione, Holmes ammazza 12 persone e ne ferisce 58. In altre parole, se si parte dal presupposto che James Holmes esista ancora, di seguito si è costretti ad arrampicarsi sugli specchi con risultati, nella migliore delle ipotesi, paradossali.

Se, viceversa, ammettiamo che la Parte Reale (il Gregge Monadico) di un individuo possa andare in pezzi, allora ogni cosa diviene improvvisamente (e drammaticamente) semplice giacché da quell’istante la Coscienza Olistica cessa d’essere tale e l’individuo diventa legione.

In sostanza, ciò che accade dipende in modo diretto dalla specifica conformazione del Gregge Monadico la quale può presentarsi in tre diversi modi:

  1. Completamente sgranata, ossia senza alcun legame fra le monadi che compongono il Gregge (situazione, dato il lungo tempo trascorso dall’insorgere della Coscienza, assai improbabile, se non addirittura impossibile);
  2. Con una pluralità di Nuclei Alogeni unitamente a un certo numero di monadi sgranate (verosimilmente la situazione più comune);
  3. Con un unico Nucleo Alogeno (l’unica conformazione che non può in alcun modo generare psicosi).

La spiegazione più semplice, quindi, è quella che vede un Gregge Monadico composto da una pluralità di NA. È, perciò, evidente che, almeno in relazione alla possibilità dell’insorgenza di una psicosi, il problema si lega anzitutto alla coerenza interna e, di conseguenza, alla cifra essenziale che caratterizza ciascun NA. Senza dimenticare, peraltro, la possibilità che un singolo Gregge Monadico abbia in essere più esperimenti (Burattini). In tal caso, infatti, nulla osterebbe a che ogni burattino fosse espressione (sempre in termini di essenza) di uno specifico NA, pur mantenendo intatta la coerenza interna e, quindi, la Coscienza Olisitica di ciascun esperimento.

Complicato? Non più di tanto. Certamente meno di un’obbligazione derivata. Facezie a parte, però, la colla destinata a mantenere unito questo microcosmo è, appunto, la coerenza interna la quale, si badi, non viene necessariamente vulnerata da eventuali conflitti fra NA. Almeno sino a che il livello di tali conflitti rimane al di sotto di una determinata soglia. La soglia psicotica.

Sul punto, la casistica potrebbe anche apparire contenuta. In fondo, esistono individui che nascono psicotici e altri che lo diventano solo in seguito. Eppure, questo è solo ciò che si può vedere dall’esterno. Nel caso di James Holmes, ad esempio, esiste un Nucleo Alogeno letale il quale sembra rimanere quiescente almeno sino all’inizio del 2012, tanto che il ragazzo riesce a laurearsi in modo assolutamente brillante, al punto che Il cancelliere della UCR, lo definisce come uno studente al top of the top. La considerazione, quindi, è che qualcosa è accaduto. Uno specifico trigger ha svegliato un Nucleo Alogeno che dormiva in lui nella forma di un Joker psicopatico talmente potente e carico d’odio da trasformare in pochi mesi un ragazzo qualunque nel mostro di Aurora.

Ecco, se questo ha un senso, per quanto paradossale, in questo modo la follia acquista significato. Pensate alle vite dei c.d. poeti maledetti: Cecco Angiolieri, Charles Baudelaire, Guy de Maupassant, John Keats, Edgar Allan Poe, Vincent van Gogh, Charles Bukowski, Jim Morrison, John Belushi e potrei proseguire all’infinito, ma il problema resterebbe il medesimo: una forza che spinge un individuo all’autodistruzione o alla follia. Qualcosa di totalmente autonomo che esiste al suo interno e che è talmente potente da condannarlo alla sconfitta ancor prima d’avere iniziato a vivere. Qualcosa capace di portare il conflitto interiore oltre la soglia psicotica, ossia nel luogo dove l’ovale della Coscienza è spezzato, l’olismo perduto e l’individuo scomparso per sempre.

Torniamo, però, sul disturbo di personalità multipla e, fra i numerosi, su un caso in particolare: quello di William Stanley Milligan, meglio conosciuto come Billy Milligan. Negli anni 70, Billy rapì, stuprò e uccise tre studentesse e fu il primo caso in America di assoluzione per infermità mentale.

Billy, sembra a seguito delle violenze inflittegli dal patrigno, si scisse in 24 diverse identità delle quali non aveva alcuna consapevolezza. Aveva missing time, vuoti di memoria e sentiva voci, ma rimaneva del tutto ignaro delle azioni compiute dalle altre sue identità. Guardate cosa riporta Wikipedia sul tentativo di cura che subì all’Harding Hospital:

Il 16 marzo 1978 Milligan fu trasferito all’ospedale psichiatrico Harding Hospital (Worthington, Ohio) per essere giudicato idoneo al processo. Qui trascorse sette mesi, durante i quali il dottor George Harding riuscì a convincere le personalità a “tenere sveglio” Billy per tentare un processo di “fusione”. Tale processo prevedeva la conoscenza da parte dell’identità principale, Billy, di tutte le altre personalità: queste venivano invitate a comunicare tra loro mentre Billy era sveglio, in modo da superare l’amnesia e ricordare tutte le attività, gli spostamenti e i pensieri delle varie identità; solo a quel punto si sarebbe potuto procedere con la fusione di tutte le personalità.

Cosa fece Harding se non parlare con i diversi Nuclei Alogeni di Billy nel tentativo (illusorio) di ricostituire la coerenza interna al Gregge Monadico? Infatti, se la terapia sembrò funzionare per un breve periodo, forse con la pressione mediatica come concausa, Billy scomparve nuovamente per effetto di una nuova scissione, tanto che due identità tornarono a manifestarsi: Arthur e Ragen.

In realtà, la storia di Billy Milligan e notevolmente più lunga e complessa e chi desiderasse conoscerla meglio, può leggersi il libro di Daniel Keyes Una Stanza Piena di Gente (1981), Milano, Nord, 2009. Si tratta, in ogni caso, di una storia con un finale tragico giacché per Billy, così come per chiunque, superare la soglia psicotica significò, nonostante brevi momenti durante i quali sembrò poter tornare integro, una via senza ritorno.

Spezzare l’ovale della Coscienza è un atto definitivo, dopo il quale l’individuo (con buona pace di Franco Basaglia) non esiste più poiché, da quell’istante la forza intrinseca a ogni Nucleo Alogeno, unitamente alla contingente incompatibilità fra i Nuclei medesimi, distrugge il collante dell’originaria coerenza interna al Gregge Monadico.

Che un tale fatto possa spesso derivare da violenze subite dall’individuo in età infantile è ipotesi, a mio avviso, senz’altro fondata. Tuttavia, non penso sia l’unica giacché la rottura della coerenza interna al Gregge Monadico con conseguente superamento della soglia psicotica può avvenire, come nel caso di James Holmes, per fatto proprio anche di uno solo dei Nuclei Alogeni costituenti il Gregge stesso. In questi casi, sembra lecito predicare l’esistenza di veri e propri ordigni esplosivi che possono essere innescati sia da meccanismi a tempo (fattori endogeni), sia da elementi scatenanti esterni (fattori esogeni) sia, infine, da entrambe le circostanze.

Ordigni, lo ricordo, formatisi in migliaia di anni di storia umana fatta di violenze, sopraffazioni, inganni, stupri, omicidi. Una legacy che ci riguarda tutti e con la quale ci ritroviamo a fare i conti quotidianamente, ogniqualvolta leggiamo di atti di follia omicida (sempre più frequenti).

Potrà sembrare crudele, ma per questi individui non esiste alcuna terapia che possa funzionare al di fuori di quella farmacologica. La quale non risolve in alcun modo il loro problema ma, almeno, allevia la loro sofferenza ed evita quella altrui.

 

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